L’immaginario erotico, questo sconosciuto

Immaginario erotico

Immaginario erotico e legittimo proprietario instaurano tra di loro un rapporto ambivalente e solitamente conflittuale. Non tutti accettano di avere un immaginario ben nutrito o impoverito, di poterlo adoperare e condividere, di tacitarlo per farlo ribellare. L’immaginario, in realtà, atterrisce e pietrifica. Sembra essere l’isola che non c’è, che invece c’è. È quel luogo astratto e al contempo concretamente ancorato alla sessualità. Teatro privato del quale è difficile occuparsene.

Quando si trattano argomentazioni spinose e scarsamente investigabili come l’immaginario erotico, la prima domanda che viene rivolta a noi clinici è relativa alla normalità dell’immaginario, dei suoi possibili contenuti e utilizzi. Molte persone credono che avere delle fantasie perverse durante un rapporto sessuale non sia sano. C’è chi si considera addirittura affetto da qualche patologia, a prescindere dalla qualità del contenuto immaginativo. C’è chi crede che il fantasticare di sessualità possa essere pericoloso per la salute di coppia, e chi crede che la presenza di fantasie erotiche riveli un nucleo parafilico o perverso. E chi considera le fantasie come un surrogato, una sorta di sostituto consolatorio dell’intimità che nutrono la sessualità durante i momenti di difficoltà e noia coniugale. Talvolta l’immaginario viene considerato un vero e proprio tradimento verso il partner con il rischio di censurarlo o negarlo. La confusione regna sovrana.

Immaginario erotico versus pornografia

Uno degli errori più frequenti è quello di interpretare la complessa sfera della sessualità come se fosse caratterizzata da uno schema lineare, intrappolata in un atto unico mirato al rapporto coitale e al raggiungimento dell’orgasmo, glissando sulla dimensione dell’erotismo e dell’immaginario. Come se quest’ultimo fosse opzionale.
L’immaginario erotico cambia da persona a persona, da uomo a donna, da adolescente ad anziano, e da storia di vita a storia di vita.
L’immaginario collettivo dei giovani, per esempio, è spesso ipoevoluto perché sostituito quasi del tutto dalla pornografia. Le immagini prendono il posto del mondo interno e la compulsione eccitatoria mirata al raggiungimento del piacere si sostituisce all’attesa e alla fantasia.
I film porno, quasi tutti, non hanno una trama, sono scorporati dalla dimensione del gioco erotico, della seduzione e del nutrimento dell’immaginario; il tutto a favore di immagini forti con un alto impatto sull’eccitazione ma non sul desiderio, e tantomeno sulle fantasie.

Il paziente e le sue fantasie

La sessualità è strettamente legata, che ci piaccia o meno, alla sfera delle emozioni e delle fantasie.

Mi trovo spesso ad ascoltare giovani e meno giovani, uomini o donne, single o coniugati, profondamente spaventati dal dover fare i conti con il loro immaginario erotico. Qualunque contenuto esso abbia. Molti pazienti mi raccontano della loro sessualità come se fosse un esercizio ginnico: monitorato, osservato, valutato quantitativamente, vissuto con un modus operandi che ricorda più una verifica che uno scambio tra due esseri umani.

Questa modalità ansiogena di vivere la sessualità lascia poco spazio al nutrimento delle fantasie e sfocia in possibili disfunzioni sessuali.

Il ruolo dell’immaginario erotico sulla sessualità

Cercare di carpire e di investigare l’immaginario erotico è un compito davvero arduo, sia per pazienti che per clinici. L’utilizzo, o meno, delle fantasie è strettamente legato a una buona salute sessuale e anche a una sessualità sopita e sbiadita.
Una conflittualità tra un immaginario erotico ingombrante per il paziente, non accettato e lasciato a dimora nelle tenebre dell’inconscio – per esempio un quadro di omosessualità latente, o un nucleo parafilico o fobico – può entrare in conflitto con l’agito sessuale e sabotarlo.
Molti casi di deficit erettivo con etiologia chiaramente psicogena, sono, talvolta, da ricondursi a una conflittualità tra i contenuti delle fantasie e la sessualità di coppia.
In alcuni casi il paziente è talmente rapito dal suo immaginario che gli risulta difficile, se non impossibile, venir fuori dallo schema ripetitivo e ossessivo della sua fantasia. Rimane in gabbia, ammanettato alla sua fantasia, non riesce a transitare dalla dimensione autoerotica alla dimensione del piacere condiviso. Candidato alla solitudine del piacere.

L’anamnesi dell’immaginario erotico

L’immaginario può essere analizzato con l’intento di renderlo cosciente e amico del legittimo proprietario, per evitare che remi contro e che boicotti la salute sessuale. Questa tappa del colloquio clinico è davvero molto delicata, deve essere effettuata con tatto e cautela, con garbo ed empatia, con un atteggiamento mentale non giudicante, qualunque contenuto abbia.
Uno sguardo vigile viene rivolto alla storia clinica, emozionale, relazionale e sessuale del paziente, vengono raccolte più informazioni possibili – rispettando sempre i tempi del paziente – sulle prime esperienze erotiche e sui fantasmi che queste hanno potuto generare. La seconda tappa investiga la natura del fantasma preferito, i fantasmi eccitatori pre-orgasmici e orgasmici, le sensazioni associate – rabbia o frustrazione, ostilità o tenerezza, dominio o sottomissione, umiliazione e tanto altro – e il grado di implicazione della persona nei propri scenari fantasmatici.
È opportuno ai fini terapeutici conoscere i “contro investimenti fantasmatici”, i fantasmi che possono avere un valore anti-erogeno o ansiogeno, per conoscere a fondo il modus operandi della psiche del paziente durante la sua vita sessuale.

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Fantasie erotiche e salute sessuale

Quando i pazienti giungono in studio per capire di lui del loro mondo interno, sono spesso spaventati dai contenuti del loro immaginario erotico.
Immaginano di essere omosessuali o bisessuali, di non provare abbastanza eccitazione rispetto a quanto, secondo loro, ne avrebbero dovuto provare in alcune situazioni o condizioni, di durare troppo o troppo poco, e così via.
Mi interrogano sulla correlazione tra fantasie sessuali e possibili comportamenti a rischio deriva sessuale. I pazienti credono che guardare due persone dello stesso sesso che hanno rapporti sessuali significhi essere omosessuale. Se fantasticano di fare sesso di gruppo si immaginano perversi o sin troppo audaci. Se provano eccitazione per il bondage temono di essere parafilici.

La fantasia, in realtà, rappresenta una preziosa risorsa immaginativa, coltivata individualmente o all’interno della coppia. È una spezia di fondamentale importanza per l’erotismo, regala la capacità di andare ovunque. Un viaggio sensoriale da fermi.
Una coppia con un buon livello di empatia ed empatia sessuale può condividere lo scenario fantasmatico e promuoverlo a gioco di coppia, arricchirlo con un processo di condivisione sotto le lenzuola trasferendo la sessualità nella stanza dei giochi.
Il maggiore afrodisiaco è senza ombra di dubbio la mente: luogo simbolico deputato alla produzione ideica di immagini e di contenuti.
Le immagini che vengono dipinte grazie all’utilizzo dell’immaginario diventano dei pezzi unici, non omologabili a quelle di nessun altro.
Immagini che se conosciute e accettate dal legittimo proprietario, diventano una vera bussola: orientano verso la scelta di un partner compatibile per patrimonio fantasmatico. La scelta del partner non dipende soltanto dall’attrazione fisica o mentale, ma da tantissimo altro. Molti partner, infatti, senza che se ne rendano conto, si scelgono in funzione del loro immaginario, come se venissero guidati da una sorta di radar inconscio.
La fantasia condivisa, colludente, oppure in sintonia o sincronia, a seconda del grado di eroticità e conoscenza da parte dei protagonisti di quell’amore, diventa il teatro privato del loro incontro.

Immaginario erotico e omertà

Affrontare il tema dell’immaginario è complesso e difficoltoso perché viene ammantato da un velo di vergogna e omertà. Il fantasma erotico non si lascia conoscere facilmente: scappa, si difende, si traveste da altro da sé. Diventa sfuggente e inarrivabile, confuso e confondente.
Molti pazienti, inoltre, utilizzano l’immaginario come se fosse un test per comprendere se sono omosessuali o con possibili disfunzioni sessuali, etero o audaci, tristi o perversi. Credono che a ogni fantasia corrisponda una diagnosi di personalità. Praticano l’autoerotismo per comprendere, immaginando una scena o un’altra, se la loro erezione è valida, sufficientemente valida, parziale o non adeguata al coito. In situazioni d’ansia, per esempio, l’immaginario erotico e l’autoerotismo vengono utilizzati a scopo di verificare e di monitorare la risposta sessuale, il normale sviluppo psico-sessuale e il contenuto dell’immaginario erotico. Queste strategie comportamentali anti-ansia, in realtà, nutrono l’ansia e danneggiano enormemente la spontaneità della risposta sessuale.

Perché funziona l’immaginario erotico

L’immaginario indossa i panni di un uragano estivo: coinvolge, travolge e stravolge.
Con le sue onde anomale trasporta detriti dal mare alla sabbia, e dalla sabbia al mare.
Grazie al suo utilizzo alcuni pazienti anorgasmici raggiungono le terre del piacere e imparano a spostare la loro attenzione dal controllo al lasciarsi andare ai flutti dell’emozione. La forza dell’immaginario erotico è data, essenzialmente, dall’impossibilità di metterlo davvero in pratica.
Le fantasie non conoscono regole, morali o etiche, fruiscono dell’assenza di censura e fluiscono liberamente nella mente del singolo e nel talamo della coppia.
Sono avvolte da un grande potere eccitatorio ed euforizzante; monitorarle, estrapolarle dal sentire sessuale e adoperarle per verificare l’orientamento sessuale – come spesso accade – è vano, falso e nocivo. Accade molto spesso che i pazienti difendano il loro teatro privato da intrusioni esterne, spostando l’attenzione esclusivamente sulle loro condotte sessuali scorporate dall’universo fantasmatico interiore.

Immaginario erotico e lavoro sessuologico

All’interno di un rapporto di coppia, nel rispetto dei desideri, limiti e stili di sessualità di entrambi i protagonisti della coppia, non vi è nulla di illecito o di immorale, tantomeno addentrasi con le fantasie in altre terre inesplorate. Nessun immaginario, anche il più audace, rappresenta un tradimento. Nonostante ciò, il paziente manifesta marcate resistenze quando in sede di consultazione ci si addentra tra le pieghe delle sue fantasie. L’immaginario erotico non rimane mai chiuso fuori dalla stanza di consulenza o di terapia, la sua partecipazione è ben accetta, se non addirittura indispensabile.
Noi sessuologi clinici lavoriamo con l’immaginario dei nostri pazienti, li invitiamo a non avere paura dei loro possibili contenuti audaci, li aiutiamo ad esplorarlo, a entrare in sintonia con lui. Da soli o in coppia.
Un buon utilizzo dell’immaginario erotico, consapevole e non sostitutivo di necessità negate, diventa la strada maestra per accedere al piacere, soprattutto in situazioni di risposta orgasmica difficoltosa o disfunzionale.

Differenza tra l’immaginario femminile e quello maschile

Uomini e donne presentano delle notevoli differenze anche nella produzione di fantasie erotiche. Anticamente si pensava che le donne non potessero produrre fantasie erotiche, e che eventuali contenuti fantasmatici fossero esclusivamente di natura emozionale e sentimentale.
In realtà, è difficile investigare l’immaginario erotico, soprattutto per quella dimensione di segretezza, riservatezza e pudore che ne impedisce la reale conoscenza.

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L’immaginario erotico femminile, nella maggior parte dei casi, è ben rappresentato dai seguenti contenuti: esibizionismo e narcisismo – che caratterizzano la dimensione del desiderio e dell’eccitazione femminile -, elementi di sudditanza affettiva-sessuale e di sottomissione, un’alternanza di giochi di ruoli che conferiscono alla donna una dimensione di libertà sessuale e relazionale.
L’aspetto dei preliminari, a differenza dell’immaginario maschile correlato alla genialità e penetratività dell’atto sessuale, è sempre ben rappresentato, in perfetta sintonia con i meccanismi psico-fisici della sessualità femminile.

L’immaginario erotico maschile viene invece caratterizzato da una dimensione di potere sessuale, fantasie di sesso a tre, elementi di voyeurismo, di dominanza sessuale e di presenza scenica sotto le lenzuola, seguiti sempre dal bisogno di protagonismo e da una dimensione fallica della sessualità; elementi che si alleano con i due falsi miti relativi alla sessualità maschile: durata del rapporto sessuale e dimensione dei genitali maschili. Un immaginario che scinde nettamente la sessualità dall’affettività.

Immaginario, coppia e teatro privato

All’interno del palcoscenico emozionale che le coppie strutturano di volta in volta, l’andare altrove con l’immaginazione ai fini di un’amplificazione del piacere sessuale non rappresenta la concretizzazione di un possibile tradimento, ma la possibilità di sperimentare sensazioni ad alta gradazione erotica senza la remota possibilità che queste diventino realtà.
L’immaginario erotico inizia a strutturarsi sin dai primi anni della vita del bambino; il cammino verso la sua comprensione accompagna il paziente a far visita alle terre dell’infanzia. Lo scenario fantasmatico dipende dalla propria e unica archeologia del desiderio. Parte dall’infanzia e dall’adolescenza, dall’educazione – o non educazione emozionale – ricevuta, dell’influenza della religione sulla strutturazione della sessualità, dagli incontri sessuali vissuti o immaginati, dal mondo interiore dell’individuo.
Una coppia con un buon livello di sintonia ed empatia sessuale può condividere lo scenario fantasmatico, arricchirlo con un processo di condivisione sotto le lenzuola, giocare con lui, senza percepirlo come una minaccia.
Grazie a queste strategia la sessualità viene prontamente trasferita nella stanza dei giochi.

Sesso, cuore e fantasie: l’immaginario erotico e i suoi utilizzi

Mancanza di orgasmo femminile

Per studiare l’immaginario e far sì che il paziente non si spaventi e si chiuda a riccio, noi sessuologi ci avvaliamo di tante tecniche, alcune delle quali prese in prestito dalla sessoanalisi.
La sessoanalisi è un ramo della psico sessuologia di grade fascino.
Nata come approccio terapeutico indirizzato alla risoluzione dei conflitti e delle problematiche sessuali, la sessoanalisi, il cui capostipite è il professor Crépault, ha esteso nel corso degli anni la sua ricerca e metodologia di cura alla comprensione più vasta della sessualità e allo studio dell’inconscio sessuale.
Intraprendere un percorso sessoanalitico, nell’ambito della conoscenza o cura della sessualità, rappresenta un meraviglioso viaggio esplorativo che permette di scoprire nuovi territori, nuove mete e luoghi simbolici al paziente single o alla coppia. La sessoanalisi frinisce importanti risposte e nuovi significati alla disamina dei disturbi sessuali, conferendo un valore aggiunto allo studio della sessualità. L’immaginario, nonostante venga spesso ignorato e mistificato, assume un ruolo determinante per la funzionalità e la disfunzionalità della vita sessuale.

Le fantasie rappresentano un’importante risorsa immaginativa di cui non avere paura, ma da maneggiare con cura e tatto. La condivisione, la narrazione e la sperimentazione dell’immaginario erotico necessita di una grande stabilità di coppia. Spesso i partner vivono la fantasia dell’altro, come un attacco alla loro unicità e lealtà, vengono rapiti da efferate gelosie che li obbligano a fare i conti con i possibili fantasmi del passato.
Una coppia emozionalmente, affettivamente e sessualmente complice, può decidere di condividere, vivere e giocare con l’immaginario, abitando l’uno il teatro privato dell’altro e viceversa. Senza censure e senza paure. Senza competizione o gelosie cocenti.
L’immaginario erotico rappresenta la magia, il segreto erotico della coppia, il gioco, il legame di cervello e sensi.

Spezzone di una consulenza

Lei si confessa: scambista per amore. Dall’immaginario alla realtà

Un giorno di aprile ricevo nel mio studio una signora molto distinta e altrettanto confusa, che subito mi chiede se sia giusto e opportuno assecondare le richieste del nuovo compagno circa il desiderio di visitare un luogo per scambisti. La mia paziente, che chiamerò Anna (nome di fantasia), era separata da circa cinque anni. Il suo matrimonio era stato un disastro, caratterizzato da incomprensioni, sentimenti di colpa, inadeguatezza, recriminazioni e un amore dispensato con il contagocce da parte di un marito istrionico e pieno di sé, che dopo i primi anni di affettata normalità, aveva iniziato a tradirla senza sosta e soprattutto senza pietà. Dopo tre lunghi anni di agonia e di sofferenza atroce, Anna aveva deciso di lasciarlo e, unitamente al divorzio, aveva firmato anche la sua lenta ma costante rinascita. Con non poche sofferenze, aveva rimesso in sesto i pezzi della propria identità lacerata dal dolore, dall’astio e dalla sofferenza, per riappropriarsi del suo tempo, della sua serenità, del suo lavoro e della sua corporeità. Aveva iniziato ad andare in palestra, dall’estetista, dal parrucchiere e anche dal chirurgo plastico, il quale, più che trattare la sua pelle segnata dal dolore e dagli anni che avanzavano con tossina e filler riempitivi, trattava la sua anima sofferente e svuotata non di grasso, ma di autostima e certezze. Anche la sua vita sociale aveva cominciato a rifiorire, così come il suo umore e il suo ritrovato entusiasmo per la vita e per le nuove possibili relazioni. Anna aveva iniziato a guardarsi attorno con occhi diversi: non più quelli della vecchia Anna, ma quelli di una nuova Anna, pronta a vivere e a sperimentarsi nel sentire e nel desiderare ancora. Aveva conosciutoe un uomo, che chiameremo Gianni: bello, tenebroso, affermato professionista torinese, dall’eloquio intrigante e seduttivo. La loro frequentazione era cominciata senza indugi, tra cinema, teatri, feste della Torino bene e cene lussuose e succulente. Anna era felice e fiera di questo nuovo amore e soprattutto di se stessa. La loro vita sessuale, però, aveva preso il via con modalità stentate, poco in sintonia con tutto il resto. Il passaggio dal ristorante al letto era avvenuto senza grandi slanci emozionali e sembrava che qualcosa proprio non andasse o che avesse difficoltà a decollare.
Anna, accecata e annebbiata da questo nuovo amore, sembrava non voler o poter capire che qualcosa in quest’uomo affascinante non andava affatto bene.
Dopo qualche mese di stentati e tiepidi rapporti sessuali, vissuti più nell’attesa che nella realtà, Gianni le aveva chiesto per accendere le luci rosse nella loro camera da letto, di andare in un locale per scambisti di sua conoscenza.
L’aveva rassicurata sul livello di segretezza e le aveva detto subito che per loro sarebbe stato solo un gioco, il “loro gioco”, che nessuno avrebbe mai saputo. Anna si era sentita profondamente turbata. Non capiva se sentirsi umiliata per non essere in grado di interessarlo abbastanza, lusingata per essere stata scelta come compagna di quest’avventura misteriosa, emozionata, eccitata, incuriosita oppure offesa.
Avvertiva dentro di sé la paura di poterlo deludere e soprattutto di poterlo perdere. Tra di loro si era instaurato un rapporto di dipendenza psicologica e fisica. Anna confondeva il suo ritrovato benessere con la frequentazione di Gianni. Confusa ma incuriosita, aveva accettato l’invito, chiedendo tuttavia al suo tenebroso compagno di rassicurarla sulle modalità e sui sentimenti che sarebbero dovuti essere soltanto rivolti a lei: tutto il resto, anzi tutti gli altri e le altre, avrebbero rappresentato solo un gioco, il loro gioco. Gianni l’aveva rassicurata e aveva programmato la serata.
Erano giunti sul luogo misterioso dopo avere percorso strade impervie e di montagna. Le difficoltà crescenti nel trovare la via della casa avevano acceso il desiderio, la paura e la curiosità. Anna mi descriveva quel viaggio come il viaggio verso l’inferno. Avvertiva dentro di sé la tentazione, amplificata da sensi di colpa e della vergogna per quanto stava andando a sperimentare.
In effetti, si trattava di una sorta di inferno: l’inferno dei sensi, delle pulsioni, del piacere della carne, il regno delle non regole, della profanazione, dell’anarchia. Erano tutti abbigliati con cura, con estrema ricercatezza e novizia di particolari. Gli abiti odoravano di perversione e di eccitazione, amplificate dal rituale e dall’attesa, dalla fantasia anticipatoria e dalla marcata erotizzazione delle proibizioni. Le luci erano soffuse, calamitanti, l’odore speziato intriso di incenso, cannella e testosterone, l’atmosfera era spregiudicata e timorosa, ma dichiaratamente hot. Parecchi bicchieri dopo, Anna aveva iniziato a guardarsi intorno e, dopo che i suoi occhi si erano abituati al buio e l’alcool, aveva iniziato ad allentare i meccanismi di controllo, si era resa conto che quel luogo era pieno di gente.
Donne belle, sensuali, giovani, magre, abbondanti. Uomini single, in coppia, tenebrosi, seduttivi, giocosi. Anna si sentiva infastidita e turbata, eccitata e spaventata, dall’opprimente bramosia di quella gente, ma Gianni la spingeva senza mezze misura verso una coppia di suo gradimento. Sentiva la violenza del desiderio del suo compagno e l’incoerenza della frustrazione. Si era diretta verso la coppia con il ventre contratto e dolente, con l’andatura incerta e incespicante, tentando di vincere timidezza e disagio, amplificati da quel luogo chiaramente equivoco. Gianni, invece, era trionfante per quanto era riuscito a farle fare e compiaciuto per quel gioco di coppia che stava per sperimentare. Anna avvertiva un’eccitazione crescente nel suo compagno, che sarebbe dovuto essere il suo compagno di vita, un’eccitazione che mai aveva provato con e per lei.
Lo sconforto e la paura cominciavano a prendere il sopravvento. Anna sentiva la forte tentazione di scappare, ma era atterrita dalla possibilità di perdere il suo partner per sempre. In un attimo, tra il buio e la paura, aveva compreso che quella sarebbe stata una strada senza ritorno e avvertito la consapevolezza del “dopo”. Con il suo passato di sofferenza e subiti tradimenti, non si sarebbe potuto permettere quel tipo di gioco.
Il dopo sarebbe stato inevitabilmente abitato da confusione, sconforto e atroci gelosie per luoghi corporei altri dall’ortodosso e soprattutto “altro” da lei.
Ne parlammo a lungo in seduta, ma il suo cuore si era frantumato oltre ogni possibilità di riparazione.

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3 Commenti. Nuovo commento

  • Grazie Dottoressa, leggerla è sempre piacevole, rassicurante, la stimo molto
    Buona estate

    Rispondi
  • Ho apprezzato molto il suo articolo Dottoressa, ma non posso dire lo stesso della testimonianza inserita sul finale. Mi sembra ci sia una sorta di giudizio moralistico sul tema dello scambismo (ci tengo a far presente che io non pratico lo scambismo, ma conosco questa dinamica).
    Cosa vedo io di problematico in quello che riportava la paziente? Non lo scambismo in sè, ma semplicemente la totale mancanza di accordi e di negoziazione tra i partner prima di affacciarsi ad un’esperienza simile.
    Il problema della coppia, a mio avviso, non è il fatto che lui abbia il desiderio di praticare lo scambismo, ma la totale mancanza di comunicazione tra i due partner.

    Mi sfugge qualcosa? Ho interpretato male io il suo giudizio rispetto alla testimonianza riportata?

    Grazie

    Rispondi

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