“Il viaggio più difficile di un essere umano è quello che conduce dentro sé stesso, alla scoperta di chi veramente egli è”, scriveva Carl Gustav Jung.
Quello che siamo, non siamo ancora, abbiamo paura di essere, non può essere ignorato. È la nostra valigia in direzione mondo dell’altro. Questo bagaglio, se non conosciuto, diventa un inciampo per le nostre relazioni, soprattutto amorose.
Quando non sappiamo granché di noi stessi o abbiamo imparato a difenderci dall’angoscia e della sofferenza raccontandoci tante bugie, non sapremo mai stare bene con gli altri.
Le nostre relazioni sono sane e luminose quando siamo delle persone risolte, sono torbide e disfunzionali quando siamo ancora tanto distanti da noi stessi e dai nostri reali bisogni del cuore.
Gli incontri, soprattutto amorosi, non avvengono mai per caso. Scegliamo le persone che ricalcano il passo zoppo delle nostre relazioni primarie, quelle che abbiamo tessuto con chi ci ha o non ha accudito. Cerchiamo nel partner la riparazione, il riscatto, il risarcimento. Lo promuoviamo, o declassiamo, a psicologo amatoriale, a stampella, a surrogato o supplenza affettiva, ma non lo vediamo e nemmeno scegliamo per quello che in realtà è.
Quando stiamo male e ci arrabbiamo per un comportamento del partner, non riusciamo a comprendere che in una relazione cieca, tra persone non adulte e non risolte, quello che ci irrita nell’altro, in modo silente e mascherato è quello che ci appartiene: in una forma diversa, ma a noi ancora ignota.
Accendere la luce su di noi, in prima battuta, e sulle dinamiche che tessiamo attorno a noi diventa indispensabile per amare ed essere amati bene, in maniera nutriente e non prosciugante.
In fondo nessuno di noi vede mai le cose o le persone per come sono, ma le vediamo in base a come siamo o non siamo ancora. Sempre.
Una relazione può candidarsi alla longevità se è formata da due persone risolte e luminose, che hanno attraversato il rimosso e che hanno fatto pace con le rispettive zone d’ombra. Da due adulti – e non mi riferisco all’età cronologica ma a quella psichica – che hanno un buon rapporto con loro stessi, una buona autostima, e che non proiettano in continuazione le loro angosce e crepe del cuore ancora dolenti e irrisolte sull’altro.
Da due persone che sanno anche e soprattutto stare con loro stesse, in armonia e feconda solitudine.
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2 Commenti. Nuovo commento
La seguo ormai con piacere da tanto tempo, le sue parole preziose inducono alla riflessione e all’educazione all’ascolto di quella vocina interiore di cui abbassiamo l’audio tutte le volte che non ci sentiamo in sintonia con le nostre giuste frequenze.
Grazie.
Grazie per le bellissime parole.
Sintonizzarsi non è facile ma è utile e anche affascinante.
Un caro saluto e buon fine settimana.