Ho immaginato di prestare la mia penna a Erika, nome di fantasia, mia paziente, che ha scelto la separazione alla putrefazione del suo amore.
Per noi preferivo l’eternità. Ero certa che ci staremmo riusciti. Non avevo contemplato questa puzza di putrefazione, di marcio, di incuria. Per noi immaginavo la luce, l’aria, il sogno, il progetto. Non pensavo che saremmo diventati una coppia come le altre: tiepide, grigie, annoiate, noiose. No, per noi no. Noi avevamo la scintilla, le pagliuzze nello sguardo, le mani nelle mani e ci toccavamo i piedi di notte.
Noi facevamo l’amore con le parole, con quell’intimità lenta e rodata fatta di gesti e gentilezze, di cure e non di scuse. Per noi non c’erano i se, “il tesoro no, questa sera no, ho mal di testa”, il “cos’hai? Niente, sono stanca”. Per noi c’era il desiderio, non l’adulterio. Per noi c’era la passione, non la compassione.
Siamo diventati come Luigi e Rosa (nomi di fantasia). Eppure sapevamo che come loro non saremmo mai diventati. Noi no!
Loro che si odiano ma non si lasciano. Loro che si tradiscono per cercare di sopportarsi. Loro che non hanno il coraggio di lasciarsi e si maltrattano in silenzio. Per noi preferivo l’eternità. Prima di distruggere anche il ricordo che ho di noi, ti lascio. Lascio questo torpore che si è fatto trappola. Lascio questo non essere né felice né triste. Lascio questa solitudine e malinconia insopportabili. Lo faccio per te, per me e per noi. Conservo il noi di un tempo e andrò a trovarlo con la fantasia quando ne avrò bisogno.
A volte tra i ricordi e le persone legate ai ricordi preferisco i ricordi. Sono solo miei. Non si usurano. Li ripasso quando ne ho voglia ho bisogno. Non si intiepidiscono, non sbiadiscono, non feriscono, incastonano un attimo e lo consegnano all’eternità. Ed è quello che farò con noi, con te.
Più passa il tempo e più brillerà senza la contaminazione della realtà.
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