Il sesso non prospera nella monotonia. Senza sentimento, invenzioni, stati d’animo non ci sono sorprese a letto.
Anaïs Nin
Una ricerca riportata dal Journal Sexual Medicine, in maniera assolutamente statistica, ci fornisce alcuni dati relativi alla durata ottimale di un rapporto sessuale.
Un rapporto sessuale dovrebbe durare infatti dai 3 ai 13 minuti.
Quando il rapporto sessuale si conclude all’incirca dopo un minuto, si può parlare di eiaculazione precoce.
Questa interpretazione – con uno sguardo esclusivamente alle lancette dell’orologio – non tiene conto della dimensione relazionale e femminile del piacere sessuale.
La ricerca condotta da 50 ricercatori della Society for Sex Therapy and Reserch di Washington, ha dimostrato che un rapporto sessuale che superi i 13 minuti è addirittura a “rischio noia”.
Gli studiosi hanno valutato la durata del rapporto sessuale in funzione di 4 criteri:
- adeguato (tra i tre e sette minuti)
- auspicabile (tra i sette e tredici minuti)
- troppo breve o troppo lungo (al di sotto del minuto, oltre i 13 minuti).
Da psico-sessuologa, questa ricerca mi fa sorgere parecchie domande:
- Si possono davvero definire i tempi al di sotto e al di sopra dei quali le cose non funzionano bene?
- Il concetto di “soddisfazione sessuale” correla sempre con il concetto di durata?
- La variabile tempo – tranne nei casi di eiaculazione precoce o ritardata conclamata – è sempre così importate?
- Il tempo è esclusivamente correlato all’aspetto penetrativo?
- E l’attesa e i preliminari?
- Quanto la pornografia è stata in grado di influenzare il sentire comune?
- “Dimensioni” dei genitali e “durata” del rapporto sono variabili a cui bisogna far riferimento sempre e comunque?
- Veramente oltre i 13 minuti, una coppia che si ama e si desidera, è a rischio di noia?
Sposterei l’attenzione dalla quantizzazione e valutazione di aritmetica memoria della sessualità a concetti, certamente non misurabili, ma determinanti, come l’empatia e l’allegria, l’intesa di sensi e di pelle, lo scambio e il gioco, l’alleanza di coppia e la dimensione della complicità mentale ed emozionale.
Quanto dovrebbe quindi durare un rapporto sessuale?
Il Professor Corty, uno degli autori della ricerca, suggerisce di non prendere alla lettera i risultati dello studio, anzi lo scopo dello studio è proprio quello di tranquillizzare le coppie e soprattutto gli uomini che vivono in maniera ossessiva la loro vita sessuale, all’insegna del monitoraggio e del controllo.
La dimensione del “tempo ideale del rapporto” è assolutamente relativa, cambia da coppia a coppia e da individuo a individuo.
Sposterei inoltre l’attenzione dei lettori dalla dimensione “quantità e durata” alla dimensione “qualità“, dal tempo alla relazione, dalle statistiche alla variabile alchemica che si chiama coppia.
Quando si trattano tematiche inerenti la poliedrica sfera della sessualità, la dimensione “diade” (coppia) deve essere sempre analizzata con cura e competenza.
Ci sono elementi di centrale importanza come il palcoscenico emotivo nel quale la sessualità dimora, le dinamiche di coppia, la conflittualità inespressa e la dimensione del piacere, che non sono mai relegate alla variabile tempo, ma esclusivamente alla variabile coppia.
Lunghezza del rapporto e insoddisfazione sessuale
Ci sono partner “duraturi” sotto le lenzuola e donne insoddisfatte, anorgasmiche e annoiate, la sessualità è invece il frutto di infinite sfaccettature che partono dal corpo per arrivare al cuore e viceversa, il tempo è decisamente relativo.
Il panorama scientifico odierno, inoltre, dedica una notevole attenzione alla “dimensione relazionale” del disturbo sessuale, per quel che riguarda l’insorgenza del sintomo, il mantenimento della disfunzione ed ovviamente la risoluzione della stessa.
Spero che gli studiosi, analizzando questi tre-tredici minuti, abbiano dato spazio all’immaginario erotico, nonché, alla dimensione sensoriale, assoli non quantizzabile, ma indispensabile per una sessualità empatica e ludica.
Meccanica contro relazione
Quando si analizza la sessualità, si presta maggiore attenzione all’aspetto meccanico: l’erezione, la lubrificazione vaginale, i tempi dell’eiaculazione e così via.
I sensi e il loro indispensabile utilizzo, per esempio, vengono spesso dimenticati e molti giovani di oggi si trovano a vivere l’intimità quasi in una sorta di “apnea sensoriale” o di “maratona sessuale“, ginnica e coitale, senza sentirne l’odore prima e il sapore dopo.
Non credo esistano istruzioni per l’uso o bugiardini per la sfera della sessualità, ma un buon livello di conoscenza di sé stessi e del partner, al fine di vivere una vita emozionale e sessuale ludica, appagante e che rappresenti un reale scambio emotivo per la coppia.
Dottoressa Valeria Randone
2 Commenti. Nuovo commento
È vero dottoressa,che la dimesione del pene è irrilevante? Le sensazioni la donna la sente attraverso la stimolazione clitoridea, e sulla parte iniziale della vagina?
Si.
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