Pene piccolo, tutta la verità sulle dimensioni

Dismorfofobia, paura di avere il pene piccolo

La paura di avere il pene piccolo è un tema scottante, generatore di confusione e di strategie di marketing. Di acquisti malsani che fanno male al corpo e al portafogli, di insensate terapie fai da te, che non risolvono nessun reale disagio.

La dismorfofobia peniena o sindrome da spogliatoio

Facciamo un po’ di chiarezza.

Il bisogno di avere dei genitali grandi fa da denominatore comune al disagio di molti giovani, come se un pene grande fosse dispensatore di buone dosi di autostima e di conseguente successo con le donne. Moltissimi uomini, adolescenti e adulti, temono di essere affetti (e afflitti) da micropenia. Di avere, quindi, dei genitali non consoni al loro immaginario. Piccoli, poco sviluppati, poco appaganti: per loro stessi e per le loro compagne. In realtà, le statistiche dimostrano come questa sia una patologia davvero molto rara.

Da cosa nasce questa errata convinzione? Dal porno.

Il bisogno imperante di omologarsi ai modelli della filmografia pornografica innesca la miccia dell’insicurezza e fa scattare l’ansiogena misurazione dei genitali e il terrificante confronto con quelli altrui. Ricordiamo che oggi i video pornografici sono facilmente reperibili anche da un cellulare, e anche da un minorenne alle prime armi amatorie e relazionali. La massiccia diffusione della pornografia contribuisce a far passare un messaggio inadeguato e falso che correla le dimensioni dei genitali maschili con la soddisfazione sessuale femminile.
Come se, qualche centimetro in più, fosse fautore di certo e conseguente piacere femminile. Il ragazzo, mosso da insicurezza e da mille dubbi, confronta il proprio pene con quello degli attori dei film porno, sentendosi totalmente inadeguato.
Le famigerate misure dei peni degli attori, decisamente esagerate e poco veritiere, sono ottenute attraverso studiate e collaudate tecniche ottiche.

Ragazzi in trappola: tra il metro e il porno, senza adulti e senza clinici

L’educazione affettiva e sessuale latita in Italia, e la pornografia prende il posto di un adeguato programma formativo e informativo. Nessun adulto di riferimento, che trattasi di un genitore o un insegnante, si affianca alla loro crescita per fugare i loro dubbi e contenere i loro disagi.
Così, i ragazzi intrappolati nella convinzione di avere un pene piccolo, non sono affetti da micropenia, ma da un disturbo chiamato dismorfofobia peniena o sindrome da spogliatoio.
In linea generale, la dismorfofobia è la paura di essere inadeguati.
Lo specchio rimanda un’immagine distorta, non aderente alla realtà oggettiva. Il soggetto indossa le lenti dell’insicurezza e si vede con un pene piccolo, nel caso della dismorfofobia peniena, o in marcato sovrappeso, nel caso dell’anoressia nervosa. La dismorfofobia peniena consiste nel terrore di avere un pene anomalo, di dimensioni chiaramente inferiori alla media o addirittura troppo piccolo o curvo, non consono a una vita intima, relazionale e sessuale. Il ragazzo, mosso da una cupa e non gestibile angoscia, scappa via da ogni possibile situazione di vita comunitaria, come gli spogliatoi o le docce in condivisione, per paura di essere visto e valutato.

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Fobia da pene piccolo, cause e cure

Quando si parla di salute sessuale è impossibile cercare il colpevole, le cause, infatti, sono multifattoriali. L’etiologia di questa dilagante e deflagrante fobia è poliedrica; dipende da cause psichiche – da analizzare con scrupolosità e cura, paziente per paziente -, da un marcato  analfabetismo sessuale, da cause  relazionali, da disturbi di personalità, e da tanto altro.
Un momento di particolare vulnerabilità, per esempio, come la conclusione di un amore, obbliga a fare i conti con il lutto, con l’ansia e con la più cupa depressione.
Il dopo, tra l’altro, sarà caratterizzato da nuovi flirt e da nuovi incontri. Talvolta, la fedeltà ad oltranza – subita non voluta – è una scelta inconscia utilizzata dai ragazzi insicuri per proteggersi da eventuali nuovi confronti sessuali. Un altro motivo che può contribuire a fomentare l’ansia da dimensioni è una sessualità zoppicante.
La presenza di alcuni disturbi della sfera sessuale, come deficit erettivo o l’eiaculazione precoce, se non diagnosticati e trattati, contribuiscono a conferire al paziente la percezione di un pene brutto, piccolo e poco potente sessualmente. Un’erezione non completa ( nel caso di ansia da prestazione o deficit erettivo) regala un’immagine poco seduttiva e potente, può, inoltre, creare confusione tra funzionalità e aspetto estetico.
Un’altra causa è da ricercare nel presunto mito della virilità.
La virilità maschile viene quantizzata esclusivamente con misurazioni a livello genitalico: l’uomo è fallico se ha un pene grande.
La sindrome da spogliatoio si presenta in percentuale maggiore durante l’adolescenza, un periodo che per la stragrande maggioranza dei ragazzi è molto problematico a causa del conflittuale rapporto con la loro immagine corporea in continuo cambiamento.

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Fantasie o realtà: la diagnosi differenziale

L’unico modo per capire se il paziente è davvero affetto da micropenia è effettuare una diagnosi differenziale. Visita andrologica e consulenza sessuologica. La visita medica dovrebbe servire a contenere l’ansia del paziente. A formarlo e informarlo sulle sue reali dimensioni e sulla sua salute sessuale. Per evitare di fare confusione e transitare nella terra delle illusioni.
Nonostante ciò, però, il paziente ansioso rimarrà tale.
La non accettazione delle misure dei suoi genitali rimarrà il suo chiodo fisso, la sua angoscia più grande, il pensiero ricorrente che occuperà le sue giornate e incubi notturni. Questi pensieri ricorrenti possono essere fautori di istinti suicidi, disturbi ossessivo-compulsivi, slatentizzare possibili disturbi di personalità, sino ad arrivare a un conclamato isolamento. La totale fuga dal mondo esterno.Per quanto riguarda la terapia, a diagnosi clinica effettuata, ci sono vari step di terapia. Dal counseling psico-sessuologico sino ad arrivare alla terapia combinata: farmacoterapia e terapia psico-sessuologica o psicoterapia.

La falloplastica come panacea per ogni disagio psichico. Chirurgia si, chirurgia no

I pazienti mossi dalla disperazione pensano alle più stravaganti soluzioni. Scientifiche e meno scientifiche. Attuate da clinici o da apprendisti stregoni.
In un momento storico di omologazione a modelli estetici proposti dai media e dalla filmografia pornografica, le richieste di consulenze psico-sessuologiche per la correzione dei genitali, aumentano a dismisura.
Il chirurgo che operera il paziente si avvale dell’indispensabile consulenza sessuologica per evitare che dopo l’irreversibile chirurgia, il paziente possa non ritenersi soddisfatto (le denunce per interventi mal riusciti sono in costante e drammatico aumento), oppure, rischiare la sua vita con condotte autolesive o suicidarie.La falloplastica, per esempio, è la richiesta maggiormente in voga in questo momento storico, ma non sana e non cura la psiche sofferente.
L’equazione è semplice: più pornografia, meno educazione sessuale, più insicurezza e ignoranza sessuale, più richieste di interventi chirurgici.
Ai fini di un eventuale intervento, bisogna effettuare un importante distinguo diagnostico tra dismorfismo e dismorfofobia.

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La dismorfofobia è caratterizzata da una marcata preoccupazione per un presunto difetto estetico, oppure, per un piccola anomalia o imperfezione resa dal legittimo prioritario una mostruosità deturpante.
Il protagonista di tale disagio percepisce la sua immagine corporea in maniera distorta e non aderente alla realtà; focalizza, inoltre, la sua attenzione sul difetto estetico, facendolo diventare una mostruosità.
La dismorfofobia colpisce adolescenti e adulti, uomini e donne, senza discriminazione di genere e di età. In clinica si può trovare una stretta correlazione tra dismorfofobia e disturbo dell’umore, tra disturbo narcisistico di personalità e disturbo ossessivo-compulsivo.
Queste psicopatologie possono essere “causa o conseguenza” della pessima percezione del corpo da parte del paziente. Il paziente dismorfofobico non si arrende al disagio psico-corporeo, non lo subisce ma lo agisce e ricorre più che allo psicologo al chirurgo plastico. Per questo motivo diventa indispensabile la stretta collaborazione tra chirurgo e sessuologo clinico.

Il dismorfismo, invece, si distingue dalla dismorfofobia.
Viene causato da un’anomalia congenita, come per esempio una pregressa ipospadia, un pene curvo congenito, una micropenia.
Ricapitolando: il dismorfismo non equivale alla dismorfofobia.
Il primo può anche essere curato chirurgicamente e non sempre sfocia nel secondo, e necessita di un supporto psico-sessuologico da attuare prima della chirurgia, durante e dopo. La dismorfofobia dipende da una percezione soggettiva di inadeguatezza non curabile chirurgicamente.La chirurgia in questo caso crea false speranze e soddisfa falsi bisogni.Il disagio psichico del paziente è altro e altrove. È profondo e invalidante, e le cause non sono mai organo-correlate, ma psiche-correlate. Organi come il pene e la vagina sono organi che vanno ben oltre la loro funzionalità. Sono organi altamente “simbolici” che correlano con la crescita psichica e psico-sessuale del paziente, con la sua storia emotiva, relazionale e sessuale.
Trattarli con superficialità, scorporati dalla vita emozionale del paziente è un approccio miope, orfano della reale cura, fautore di una slavina di angosce.

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32 Commenti. Nuovo commento

  • Molti dicono che il piacere e l’orgasmo vengono dal cervello quindi un bel pene non dovrebbe fare la differenza? Per dire i pornodivi sono al 90% circoncisi. per estetica.

    Rispondi
  • Nonostante l’esauriente spiegazione che dovrebbe in qualche modo instillare un po’ di sicurezza in più, qualche dubbio rimane. Ad esempio:
    – Se il piacere non è correlato alle dimensioni, per quale motivo si sceglie allora di rappresentare come “fonte di piacere” dei peni decisamente superiori alla media? Del resto, pure Priapo, la divinità precristiana della fertilità, viene rappresentato come un superdotato;
    – Viene detto che non esiste una correlazione fra dimensione del pene e piacere femminile, tuttavia non è trascurabile la percentuale di donne che si sentono più appagate con peni grandi. Siamo sicuri si tratti solo di insicurezza maschile, quindi?
    Il punto è che, a mio avviso, molti uomini (non il sottoscritto, per fortuna normodotato) temono la reazione allo stesso tempo schifata e denigratoria che possono avere certe donne nel momento dell’intimità. Si innesca quindi un meccanismo di protezione che porta ad evitare i rapporti sessuali per questo motivo. Pertanto, a mio avviso dovrebbe avere più senso lavorare sulla capacità di accettare e non sentirsi traumatizzati da tali situazioni, piuttosto che convincere una persona a sentirsi “normale” quando in realtà si sa che ci sono pure donne che non si accontentano della normalità.
    Spero di avere un cortese riscontro relativo al mio commento.
    Cordiali saluti.

    Rispondi
    • Ma tu hai ragione, mancherebbe, chi non lo vorrebbe di 20 cm? Ma a farla breve soluzioni nn ce n’è. Di nessun genere.
      La chirurgia può fare poi solo danni: estetici, funzionali e di salute in genere, aggravando paradossalmente la situazione. Chi propone tali interventi o pillole o ginnastiche o attrezzi vari è un ciarlatano truffatore.
      Nei reali casi di micropene grave si può, con prudenza, sempre col rapporto benefici/rischi, valutare se sia il caso di fare qualcosa (chirurgia).

      Rispondi
  • Gian Marco
    5 Marzo 2020 17:22

    Salve dottoressa, io so per certo che non esiste una misura, ed è il funzionamento che decide tutto. Perfino il cosiddetto micropene al di sotto dei 7 centimetri va bene. Ovviamente tanti uomini non si piacciono e si creano i falsi problemi. Ma questa è una altra cosa.

    Rispondi
    • Buongiorno Gian Marco, quindi secondo lei anche un pene di 8/9 cm può procurare piacere alla donna?

      Grazie
      Cordialmente

      A.

      Rispondi
  • Ho passato i 50 e non hai avuto una relazione essendo minidotato.
    Certo le cose scritte dalla dottoressa sono concrete, come il peso della pornografia nella vita di tante persone purtroppo.
    Ma il pene ha sempre rappresentato forza vitale e fecondatrice, e quindi un pene che non è un micropene ma semplicemente sotto la media fa stare male ugualmente.
    Non me la sento di colpevolizzare le donne che preferiscono un pene grande, credo sia un fatto naturale.
    Certo invece che meritano riprovazione quelle che deridono i loro compagni messi male.
    Io ho preferito non correre il rischio.

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  • credo sia così.. le donne preferiscono misure medio grandi (18 – 25) per vari motivi.. la senzazione che si accontenti è terribile e sapere che il suo ex era molto più dotato di te ti fa venire voglia di troncare. l’alternativa è continuare con dubbi e tormenti. ho avuto una ragazza che mi confidó chea 16 anni tradì il suo primo fidanzatino con un senegalese di 35 incontrato per strada in ora prima per un paio di giorni.. la cosa mi tormentava perché vedevo in questo una superficialità e un approccio alla sessualità quasi maschile, scopare e non fare l’amore.. non era sopportabile..

    Rispondi
  • cracracricrecr
    11 Maggio 2020 06:01

    credo che il punto di vista medico sia corretto..ma nella realtà sia diverso..ex: una media mondiale è alterata dai paesi asiatici …la sola italia ha medie più grandi….un’uomo italiano come si deve sentire se ha le dimensioni di un’asiatico?qua la pornografia non c’entra nulla ..ma è una presa di coscienza difficile da accettare sopratutto nel momento in cui le relazioni sessuali con la partner sono scadenti,ci si confronta con gli altri,si ascolta cosa dicono le donne sull’argomento
    io capisco il non voler deprimere una persona..ma prenderlo in giro dicendo che è normale …è offensivo per la sensibilità e l’inteligenza dellìuomo che si ha davanti

    Rispondi
  • Buonasera Dottoressa, argomento scottante per un uomo, ma, considerato che peni ne esistano di tutti i tipi, qualora si dovesse configurare una patologia del pene, almeno l’80% dei peni avrebbe più o meno la stessa misura, e nel resto si dovrebbe configurare una dismorfia. Credo il problema dipenda unicamente dal pensiero e comunicazione materno fetale, da educazione che si riceve in famiglia, rapporto coi genitori e umiliazione tra loro stessi, mass media e dalle donne che ci troviamo, nonché ambiente in cui vogliamo soggiornare.
    La madre conia la centralina del bambino, trasferisce tutte le sue paure e le sue convinzioni al feto, e nel momento in cui il bambino cresce queste prendono forma. Così pure stili di vita alimentari e comportamentali, ma nel momento in cui la strada su cui deve guidare l’adolescente è diversa e inutile per il tipo di macchina e centralina per cui è stata costruita, tutto sfocia nel disturbo e nella malattia.
    In sintesi si può dividere l’educazione ricevuta in famiglia, in emotiva e comoda te o di sfruttamento,, e soprattutto viziata e non viziata. Si possono insegnare al figlio il rispetto e le emozioni e combattere per il rispetto e le emozioni, oppure si può insegnare al figlio l’inutilità della scuola e della laurea, così come il non rispetto dei professori(oggi è proprio la perdita dell’autorità dei vecchi, del padre e dei professori, che non permette di recepire l’insegnamento. Oggi non esiste più il BUONGIORNO E LA BUONASERA, che sono la nota di accordo qualora si voglia imparare a suonare musica.
    I massmedia non fanno altro che rendere famose donne narcisista perverse che, non solo vengono loro affidati i figli, ma invece di lottare e combattere per la tranquillità psicofisica del figlio, e insignirlo di incoraggiamenti e imposizioni per insegnargli a volersi bene per quello che di è,..permettomo ai loro figli la chirurgia plastica, convincendo loro che è l’aspetto più trasgressivo (da cui uno si aspetta determinate performance sessuali) che rende una persona bella. Ma l’idea della bellezza, è ciò che si desidera da una donna, col tempo e con l’età cambia, sia per una ristrutturazione ormonale che per una nuova pianificazione dell’intelletto, e queste ragazzine rimangono, ad una certa età, demutrite di sapienza e di lavoro, e si ammalano perché non sanno come andare avanti.
    Perché jo fatto queste premesse? Perché il godimento dipende unicamente dal l’educazione e dal trovare il massimo godimento da quello che si ha.
    Da piccolo mio padre mi diceva sempre(era medico) : salvo, la cellula, SE NON RIESCE A LAVORARE, o aumenta di numero o aumenta di grandezza,….ed è per esempio il male del momento,..i ragazzi che fanno i. Bulli in più persone per intimare le loro necessità e quelli che fanno culturismo per intimare paura con la loro possenza. Ma il nano, in cima alla montagna più alta del mondo o in fondo ad un burrone rimarrà sempre nano.
    E questo è pure quello che accade nei rapporti sessuali, quando sfociano nel numero dei concorrenti, con le orge, o con le nobiltà anatomiche. Ma il risultato non cambia. La donna insoddisfatta cercherà, sempre di annullare la vita del partner, spesso per invidia, e quindi colpendo l’uomo nel suo punto più “RIFLESSIVO”, la renderà più forte.
    Io, ad essere sincero, ho avuto donne che mi hanno detto di essere stato un portento e altre che hanno detto l’esatto contrario. In realtà non credo a nessuna di loro, anzi, credo pure la donna non goda quasi mai.
    Io, oggi, ho bisogno di essere coinvolto intellettualmente per avvicinarmi passionalmente ad una donna, non c’è niente di più bello del sorriso di una donna intelligente e a cui piaccia riconoscersi nel ruolo diametralmente opposto di Donna, e che ammalia unicamente con la potenza della creatività e incisioni delle conversazioni.
    Chi si presenta di fronte a me esponendo una sesta di balconcino o solo il balconcino, è eliminata in partenza, perché ognuno espone ciò che pensa di avere di più bello.
    Oggi mi attraggono, la soddisfazione e l’argomentazione, e soprattutto il contorno obbligatoriamente pulito di una persona.

    Rispondi
  • Dottoressa sono in un tunnel buio ho il pene piccolo ho fatto tante visite e mi anno detto una dismofofobia peniena.
    Il mio pene a riposo è piccolo e non tanto largo di circonferenza ed è pure corto massimo arriva tredici centimetri.

    Rispondi
    • Valeria Randone
      29 Settembre 2021 19:02

      Buonasera Samuele,
      come ho potuto leggere l’articolo c’è una differenza tra sindrome da spogliatoio e una problematica oggettiva.
      Se ha già effettuato una visita andrologica si rivolga un bravissimo sessuologo clinico, con il quale poter fare un percorso risolutivo del suo disagio.
      Un caro saluto

      Rispondi
  • Buonasera dottoressa.
    Non credo il problema sia la pornografia, il problema si trova sul “campo”.
    Oggi giorno quasi tutte le donne cercano un partner dotato, poco importa abbia “cum grano salis”.
    Alcune mie impressioni: sono sui 14.5 lunghezza per 12.7 circonferenza, in merito donne che ho frequentato non mi hanno detto che lo hanno trovato di piccole dimensioni, ma me lo hanno fatto capire dai loro discorsi dopo o mentre si faceva l’amore.
    “ il mio ex aveva un affare così (ma chi glielo ha chiesto?) Un’altra mi ha detto: ma è entrato? O quella che addirittura mi ha mandato la foto del membro enorme del suo ex su wattsapp, io le ho domandato: “ ma non ti fa male?” le ho chiesto.
    “Per nulla”, la sua risposta.

    Rispondi
    • Ciao
      A me pare che tu ti faccia problemi che non esistono,rientri nella fascia dai 14 ai 16 che è la media sei messo bene anche come circonferenza,sinceramente avessi le tue misure io non mi farei problemi con le donne

      Rispondi
  • Buonasera,
    mi piacerebbe esprimere un parere. La mia opinione è quella che segue. In biologia tutto varia tra individui. Non esistono due individui identici. Varia l’altezza, la robustezza, il colore degli occhi, la loro distanza, il quoziente intellettivo, il temperamento ecc. ecc. E varia pure la dimensione peniena. Se la natura consente che ci siano anche peni piccoli è perché per fortuna o per sfortuna si possono avere dei rapporti sessuali e mettere al mondo dei figli.
    Se così non fosse stato i geni dei peni piccoli sarebbero estinti da centinaia di migliaia di anni ed ora vi sarebbero solo superdotati.
    La dimensione del pene e’ un aspetto morfologico come gli altri e si combina cogli altri. E la reazione che può provocare in una donna non e’ matematica ma variabile come variabile nella popolazione e’ tutto. Per esempio a me piace il seno piuttosto piccolo, quindi le donne che si gonfiano il seno come canotti per me si rovinano, invece di migliorare. Questo mio gusto forse non è particolare e non maggioritario, ma esiste. Ugualmente ci sono donne che sono ipnotizzate solo a vedere le dimensioni, altre che invece ne sono orripilante. Se una donna trova un uomo bellissimo e simpatico del suo pene piccolo gliene fregherà comunque poco. Se una donna cerca il prestigio sociale del partner si terrà di scuro stretto un agiato professionista con le dimensioni che trova. Infatti prepondera la dimensione sociale big size su quella meramente anatomica. Quanti centimetri pensate abbia Berlusconi? Vi dovete mettere in testa che la umanità non è mai stata una questione geometrica e la mascolinita idem non la misuri con la squadra ed il compasso.
    Quindi ammesso che possa anche capitare una donna depressa dalle dimensioni maschili scarse, la prossima non lo sarà affatto per un puro calcolo di probabilità e spettro di variabilità. Che poi è appunto la stessissima variabilità per cui ci sono peni grossi e peni piccoli.

    Rispondi
  • Buona sera.
    “La paura di avere un pene piccolo è un tema scottante”
    Non è il fatto di averne paura, il fatto sono le lady che fanno battute sarcastiche e vieni trattato con superficialità anche se le superficiali sono loro.
    Durante il corteggiamento vieni trattato bene, ti chiamano caro, dolcezza, amore, dopo averti provato cambiano, ti chiamano piccino, piccolino. Preciso che penso di essere nella media, magari appena sotto la media, ma nella media.
    C’è, poi, la donna che esclama; sei entrato?
    Quella che ti manda su whatssup la foto del pene super del suo nuovo compagno, come a dire; questo è come Dio comanda.
    Bisognerebbe trovare la perla rara, io sono stanco e demoralizzato, ultimamente se vedo una ragazza piacevole non mi butto più.

    Rispondi
  • Salve dottoressa

    Io ho 48 anni, lunghezza in erezione 12,5cm. Ormai ho optato per la solitudine, per sfogarmi devo purtroppo rivolgermi a delle professioniste,le vostre teorie mediche vengono smentite in maniera categorica dalle donne che preferiscono di gran lunga peni dai 15 cm a salire, poi ci sono quelli come me, dai 10 ai 13 diciamo, non siamo micropeni ma nemmeno medi per cui veniamo derisi e scartati dalle donne, in questo caso nessuna terapia psicologica è inutile purtroppo

    Rispondi
  • Buonasera Dottoressa.
    È una disgrazia avere delle dimensioni ridotte. o solo pensarlo. Il mio pene misura di poco sotto i 15 e oltre i 12 di circonferenza, per cui penso di essere nella giusta media.
    Sì va bene, però avrei avuto piacere che madre natura mi avesse dato un paio di centimetri in più, perchè ho questa idea?
    Non dipende da me, ma dipende dalle ragazze che ho frequentato. Nel contesto sono passionale, penso in primis alla mia ragazza, nei preliminari le chiedo cosa le piace di più. Alla fine sento poco e penso, anche lei non mi sente.
    Alla fine del rapporto, mi ha detto: “si ok, ti sentivo poco, fosse solo un po più grande”.
    Questa donna non l’ho più chiamata e lei ha fatto la stessa cosa con me.
    Non è stata l’unica, probabilmente devo cercarmi una donna più compatibile.
    Chissà, la speranza è l’ultima a morire.
    Grazie, un cordiale saluto

    Rispondi
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    8 Novembre 2022 14:42

    La tremenda verità è che, per quanto si possa ribadire, della statistica al mondo concreto e materiale non frega a nessuno. Non può fregare in quanto non è possibile in primis, con solo i dati, convincere quel lato del genere femminile che a questo punto, sempre a seconda dei dati, sarebbe pro grandi dimensioni e contro piccole dimensioni, in secondo luogo, invece, hai da risolvere quella che è una convinzione oramai anche maschile, che avviene non tanto nei poveri disgraziati, tipo me, nell’idea stessa d’averlo piccolo, ma il fatto che per questo, più che esser criticati, si venga derisi non tanto quanto dalle donne ma anche dalla maggioranza d’individui maschili.
    La fase dell’adolescenza è senza dubbio la più cruda e cinica nei confronti di chi cova un tale disturbo: tra lo sfottò dei compagni in qualsiasi sport ai primi disperati approcci col gentil sesso già stroncati da un’idea di fondo insediatasi per sofferenza emotiva in primis, e lotta con la realtà dopo, distrugge del tutto la fiducia verso gli altri.
    Credo che il 70% circa di tutti i miei problemi relazionali, di tutte le mie difficoltà nell’approcciare o nel tentare il famoso abbordaggio derivino in primis da questo. Non importa quanto una persona possa rassicurarmi, quanto la scienza possa impegnarsi per dirmi – Tranquillo, stai sereno, il tuo sta bene, funziona, vive, si alza, può provacare piacere… -, perché la realtà dei fatti è che ci sarà sempre in noi dell’imbarazzo nel calare le braghe, ma magari fosse nel calare le braghe… Anche solo il sentirsi completamente pietrificati dal fatto che una donna tenti un approccio con noi cercando un contatto.
    Credo fermamente che chi non abbia una problematica simile non debba neanche parlarne, perché qualsiasi cosa dica non può che urtare la sensibilità di chi ha tale difficoltà psicofisica. Perché il problema non è solo mentale, era è e resterà fisico.
    Ho avuto diverse relazioni.
    Appaganti a livello sessuale.
    Ho provocato orgasmi sia col mio piccolo amico che in altri modi.
    Potrei farlo con altre 40 donne e non credo la situazione migliorebbe.
    Mai stato con donne per denaro.
    Ansia? Molta.
    Durata? Abbastanza.
    Dimensioni? Le tengo per me ma di poco intorno ai parametri citati in tutti questi studi.
    È che proprio, fra gli altri problemi che s’incontrano nel quotidiano, comuni anche a chi ha la proboscide di un pachiderma nelle mutande, questo è il macigno perfetto.
    Tu magari dimentichi anche di averlo il problema. Te ne fai una ragione. Tiri avanti a campare. Con l’insicurezza che nessuna potrà mai toglierti, che nessun medico potrà mai estirpare dal tuo fottuto cervello. Perché potranno essere gentili quanto vuoi, è, era e resterà di quelle dimensioni, in un costante paragonarsi al mondo, al sempre e più costante essere in competizione con tutto e tutti, competizione che tu hai già perso in partenza non per un tuo demerito, ma così, perché alla genetica, alla natura, al caso andava.
    Ti viene da chiederti se seis tato punito per qualcosa fatta in vite passate o se il signore avesse dimenticato di darne un po’ anche a te.
    Magari sei carino, sei alto, sei intelligente, sei sensibile, affascinante, calmo, profondo, proprio perché l’hai piccolo e a questo punto, forse ti viene anche da ringraziare di non essere un gradasso semplicemente perché non puoi permettertelo oltre a non esserlo.

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    • “Deriso dalle donne e anche dalla maggioranza di individui maschili”
      Questo è opinabile, il sottoscritto è sotto la media ma mai dico mai è stato deriso da un uomo, gli uomini non deridono su questo problema , ho amici che hanno peni importanti e mai nessuno se ne è vantato per loro è un discorso chiuso.

      Rispondi
  • Non so come la prenderebbe un uomo che dopo anni passati insieme con la sua compagna e dopo averla sempre soddisfatta sessualmente ( a meno che non ha sempre finto) un giorno lo appella “aghetto”.
    Quel giorno “lui” era in piena forma , lei aveva raggiunto l’orgasmo come al solito, le mie dimensioni sono circa 15X 12.5 cm penso nella normalità.
    Non sono ricco, non sono un adone, se a suo tempo non le andavo bene perchè si è messa insieme a me?

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  • Sono cosciente di essere pienamente nella media, ma il mio pene, a riposo, si ritira in un modo incredibile e i miei testicoli sono abbastanza ridotti. Poi non è che in erezione io sia chissà cosa…
    Mi sono inoltre un po stancato di leggere che nei porno le inquadrature sono studiate a posta per far sembrare i peni più grandi. Nella mia vita ne ho visti un sacco dal vivo, flaccidi ed eretti, ed è vero che la media è solo uno dei dati. Non sono così pochi gli uomini molto più dotati di me, non come viene affermato in ogni sito o video che parla di questo problema. Mi sento un po preso in giro anche da chi mi vorrebbe aiutare.
    Si dovrebbe invece fare leva sul percorso di accettazione del proprio corpo, non raccontare frottole. Poi uno si ritrova in certe situazioni e vede di persona…e lì non ci sono inquadrature o trucchi.
    A volte dire “effettivamente ci sono molti uomini molto più dotati di te, ma vediamo insieme come far pace col tuo corpo” è molto meglio che sbandierare una media fasulla e dire che la maggior parte degli uomini ci rientano. Quello è un mettere a tacere, non un ascolto. La verità dev’essere il punto di partenza.

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  • Bene, fa piacere sapere di essere quello col pene più corto del gruppo. Concordo, comunque sia, col fatto che se la partner non te lo fa notare durante la fase ‘luna di miele’ della relazione, poi verrà sempre il momento che gli scapperà una frase, o una foto che ti distruggeranno di lì a brevissimo. Hai voglia a fare sedute psicoterapiche; in questa società ipersessualizzata ed ultracompetitiva l’immaginario del desiderio non è fatto per chi ce l’ha lungo come un dito. Scampate dalle spiegazioni mediche secondo le quali se sei sopra di un pelo dalla micropenia può andare tutto a gonfie vele comunque. Perché non va a gonfie vele. Il tarlo lo conosci da una vita, vive con te, lo nutri di filmati porno, di gente che ce l’ha il doppio, sempre, a meno che non siano sgangherai amateurs. Provi a giocare con la sensazione di essere un eterno adolescente, ci fai il callo. Perché sai che molti adolescenti ce l’hanno già più lungo del tuo. Riesce per un po’, poi soccombi al peso di questo macigno. Ti abbandoni alla sola modalità che trovi per non farti a fette, la masturbazione; e la tristezza ti stringe la gola mentre stai godendo. È una vita non vita, giocata sull’elusione di ciò che la dovrebbe rendere più bella, è la mia vita di ipodotato che non esce più neanche il sabato sera, che si arrabatta credendosi un pittore solitario. Scusate la crudezza dello sfogo, ma ho raggiunto solo di recente la consapevolezza che la mia perenne crisi esistenziale dipende da tutto questo, che lo voglia o meno.

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    • Valeria Randone
      24 Maggio 2023 07:19

      I messaggi vengono letti e moderati, deve avere un po’ di pazienza. Non li trova online subito.
      Un cordiale saluto

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      • Erano improvvisamente scomparsi dai messaggi in attesa di moderazione, credevo fossero stati cancellati.
        Un saluto

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  • Buon giorno dottoressa.
    Da un po di tempo mi è sorto un dubbio è la seconda volta che mi capita.
    Sono in intimità con la mia ragazza, facciamo l’amore, sono passionale nei preliminari che sono di lunga durata, preliminari che lei apprezza, per poi arrivare all’atto proprio e va tutto bene.
    Il problema è che lei si è comportata come se il mio pene non esistesse, non l’ha guardato ne sfiorato neppure con un dito, in passato mi è successo con un’altra, questa alla mia domanda mi ha risposto dicendomi che con me non riesce.
    Ho pensato: non è che lo ha trovato piccolo e per questo motivo si è comportata così?
    Non penso di avere un pene piccolo, la misura è di circa 15 cm ovvero la media perfetta.
    Grazie per l’eventuale risposta.

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  • buonasera, l’unica soluzione per non avere complessi sembra essere quella di abbracciare il ‘sesso democratico’ delle sex worker, quello discreto e senza pregiudizi seppur a pagamento, molte donne comuni e anche gli uomini, hanno aspettative irrealistiche instillate dal porno ma continuano a far finta di non capirlo (che è finzione), anche la promiscuità ha fatto danni, sono d’accordo che andrebbe strutturato un percorso per la propria autostima altrimenti è veramente dura nell’era della performance e dei modelli imposti a tutti i costi

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    • Assolutamente vero. Non ci sono, purtroppo, alternative al sesso a pagamento. Per noi sotto dotati non ci rimane che quello. Altro che le dimensioni non contano, contano eccome. Altrimenti non si spiegherebbe l’evoluzione dei genitali nel corso dei secoli. Mi chiedo per quanto volete andare avanti con questa favola del fatevene una ragione che ogni pene va bene

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  • Aggiungo a quello già detto che dovrebbe essere condiderato un handicap a tutti gli effetti? Neanche chi ha la micropenia ha diritto ad essere trattato come tale. Che società ipocrita e falsa solo dove arriva l’occhio si fa qualcosa tutto il resto no èhh?

    Bhe come potete leggere sopra secondo voi abbiamo la possibilità di avere una vita sana?

    Per la mia esperienza mi aggiro sui 40 anni anche le donne più brutte tendono senza farsi tanti problemi a scatare appena si accorgono del “difetto”. Tralatro in natura noi maschietti siamo più numerosi e quindi più soggetti ad essere scartati.Complimenti per la teoria dottoressa peccato che poi la realtà aimé è diversa.

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    • Cristian Z
      22 Marzo 2024 10:47

      Ale, buongiorno mi rivolgo in apertura a te. In questa trentina di commenti sulla pagina ho letto spesso frasi che porto scolpite nella testa da anni, e nelle quali mi ritrovo in pieno. Frasi piene di dolore, da altri utenti come te.
      La tua forse è la più “pesante” – come portata – ma è quella cui aderisco di più. Altro che handicap, questo è un super handicap: fisico, emotivo, sociale, attitudinale. Capace di castrare non solo l’approccio alla vita sentimentale e sessuale, ma anche con ogni altro ambito. In una parola, si rischia di vivere tutto “da perdente”
      Ma la cosa tragica – e perfida – volete sapere qual è?
      Che il problema non ha neppure la dignità di tutti gli altri handicap. Mi spiego meglio: siete a una cena, o a un aperitivo. Provate a raccontare una barzelletta su un bambino in sedia a rotelle, o non vedente. Verrete ricoperti di sguardi riprovevoli, di disapprovazione, e sarete socialmente linciati. Potrebbe perfino capitarvi di ricevere un bel ceffone in faccia, se il caso vuole.
      Oppure, provate a raccontare una bella barzelletta basata sulle dimensioni, sui doppi sensi, dove si irride il poco dotato, o si glorifica il superdotato.
      Vedrai che ridono tutti, serenamente.
      E’ un handicap, guarnito da una ricca dose di ridicolo, ecco cos’è.

      Sull’altro fronte, schiere di sessuologi, andrologi, psicoterapeuti, ti ripeteranno all’infinito il solito mantra vecchio e logoro. Come se potesse aiutare, mentre agli interessati fa un solo effetto, quello di sentirsi dire “Ti intorto un po’, così almeno accetti il fatto di essere uno scarso e la smetti di frignare”

      Perché, al netto di qualsiasi percorso terapeutico, gli Specialisti sembrano ignorare che, al di fuori dell’accademia, “per strada” si parla tutt’altro linguaggio, e si usa tutt’altra ottica: anche nel migliore dei periodi “buoni”, in cui si è un po’ su di morale, basta la mezza battuta colta al bar bevendo un caffè, oppure il commento di un paio di donne a un post su Facebook, o le reazioni a un meme condiviso su Whatsapp, per distruggere completamente l’autostima e mostrare nitidamente come vanno le cose e come ragiona la maggior parte della gente.

      Siamo anche sfortunati per quanto riguarda i canoni estetici correnti, noi maschietti. E’ frequentissimo sentir dire da donne e uomini quanto fine, grazioso ed elegante, insomma desiderabile, sia il seno piccolo, “a coppa di champagne”.
      Ora, quante volte avete sentito definire desiderabile e stimolante il pene piccolo “a carotina novella”?

      In mezzo a questo sentire comune che ci schiaccia giorno dopo giorno, troviamo anche il fattore più inaccettabile di tutti: chi è nato con un arnese super, si ritrova privilegiato per semplice fortuna. Non si è impegnato in studi complessi, non si è spaccato in palestre dedicate, non ha compiuto sacrifici giustamente premiati.
      Semplice “fortuna” genetica.
      Dovremmo accettarlo?
      E’ facile come accettare serenamente il tumore infantile che colpisce un bambino di sei anni, e non gli altri 99. O la deformità, oppure la tegola che cade da un tetto e uccide tua figlia.

      Si cerca di tirare avanti così, tra insicurezze e umiliazioni quotidiane, consci del fatto che quel sorriso, quella luce nello sguardo di una donna quando estrai dai boxer del partner un pene grosso, quella gratificazione, a noi non la concederà nessuna. Mai.

      E per concludere, a chi dice “Non bisogna ossessionarsi, siete fissati, sono manie di persecuzione”, dico questo: tempo fa ho deciso di segnarmi i giorni consecutivi in cui qualcosa (cinema, battute, letture, social, chiacchiere della gente, umorismo) finiva per andare a battere dolorosamente sul problema, ferendomi.

      Era 614 giorni fa.

      Rispondi
  • Alcune donne che ho avuto sotto mano mi hanno messo tre o quattro alias in merito alla misura del mio pene non propriamente dotato ( è di circa 14,5 cm per 12,5 ci circonferenza)
    Il fatto importante è che io me ne frego altamente, quello che mi interessa è l’educazione e il comportamento generale delle fanciulle, il resto è solo accademia.

    Rispondi
  • Dismorfobia peniena, già…

    Che mi dice quando vedo i miei compagni negli spogliatoi delle docce con i peni in stato di riposo di 13/14 cm e io penso al mio che arriva a mala pena a quella misura quando è eretto?

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