Lettera di scuse e di promesse, scritta da una donna a sé stessa. Ho immaginato di prestare la mia penna alle mie pazienti.
Mi prometto di essere clemente. Mi prometto giorni, mesi e finanche anni lieti: pieni di coraggio e di rispetto.
Mi prometto di non avere paura e, se dovessi averla, di accettarla a cuore aperto perché avrà tante cose da dirmi. Non le consegnerò lo scettro del comando – o della paralisi – della mia vita. Farò di tutto per realizzare i miei sogni. Li riconoscerò, mi ascolterò, non mi mentirò, non mi nasconderò dietro un dito; anche quando i sogni e i desideri saranno scomodi e avranno bisogno di una doppia dose di coraggio.
Mi prometto legami che nutrono e non che depauperano. Amici sinceri e veri. Mi prometto meno chat e più luce del sole. Più parole e baci. Più corpo e più supporto. Meno paure, imbrogli dei sensi e zoppie del cuore.
Mi prometto più cure e un atteggiamento di rispettoso ascolto. Gentilezze a profusione, senza aspettare che gli altri lo siano con me, intervallate da pause e silenzi pieni. Mi prometto uno sguardo meno giudicante e miope, uno specchio amico e affettuoso, merende voluttuose al cioccolato e noci, e pizze anche di lunedì.
Cercherò di sostituire le lacrime al sorriso e se sgorgheranno copiose le accetterò perché avranno tanto da dirmi, ma non mi consegnerò a loro.
Per concludere, cara me, mi prometto un amore vero. Dico addio ai compromessi, agli amori usa e getta, ai Caronte, agli amanti di lungo corpo e anche di breve, alle meteore e agli acquazzoni estivi. Dico addio agli uomini sposati, ai narcisisti, ai falsi e cortesi, ai bugiardi patologici, ai procrastinatori seriali, agli infingardi del cuore.
Perché, adesso, cara me, io avrò cura di te!
Post scriptum, così evitiamo i soliti commenti dei fautori del noiosissimo politicamente corretto, che non vanno mai oltre il titolo: scrivo al femminile ma potrebbero tranquillamente essere al maschile.
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