Ci siamo impegnati molto, anzi moltissimo, nel distruggere la sessualità. E ci siamo risusciti.
In un’epoca di amori a termine e a portata di app, la sessualità è diventata sempre più ginnica e sempre meno empatica. Scorporata, il più delle volte, dal sentimento e anche dall’altro. L’abbiamo consegnata all’urgenza, al porno, alla presunta trasgressione – che nulla ha a che vedere con l’erotismo e la trasgressione vera -, l’abbiamo scissa dal coinvolgimento, dall’erotismo e l’abbiamo concessa a tutti. Indiscriminatamente.
L’abbiamo poi trasportata con virulenza nella terra del saccheggio delle emozioni, del sentimento, delle relazioni. Promossa a pieni voti al soddisfacimento di un bisogno o di un istinto, slegata dalla sacralità di un amore e dalla passionalità dell’erotismo coniugato al sentimento.
L’altro diventa un mezzo per soddisfare un bisogno (quando c’è e non abita dentro e dietro un computer) e non l’oggetto del desiderio: il destinatario dell’erotismo.
L’ago della bilancia si è spostato sempre di più verso l’ego, dimenticando l’altro, con l’intento di vivere, anzi di portare a termine, una performance sessuale, che nulla ha a che vedere con l’amore. La sessualità si è trasferita da un dimenticato erotismo a un ritrovato tecnicismo, dove dimensioni dei genitali e durata del rapporto sessuale sembrano essere gli unici capisaldi di un rapporto sessuale. Il brivido inedito dello sconosciuto accende i sensi che si intiepidiscono sino a ibernarsi sempre di più in una dimensione di longevità del legame.
Un luogo comune, tanto ridondante da essere diventato un mantra, recita che il brivido sessuale che inarca la schiena e buca le viscere proviene dall’amante o dall’amante virtuale, dallo sconosciuto, insomma, da altro rispetto al partner. La stabilità affettiva, per tanti, si paga in svalutazione erotica.
Ma siamo sicuri che sia davvero così
Emozioni a fuoco lento
Consegnare l’amore alla fretta è un grande sbaglio. Molti dei miei pazienti mi raccontano di amori nati, consumati e deceduti prima ancora di accedere alla profondità della passione. Nascono online, si nutrono (o si depauperano) di chat chilometriche, luoghi da abitare per non incontrarsi mai. Oppure trovano un partner sessualmente disponile e disinibito con cui vivere qualche ora o qualche giorno di sesso circense, senza cuore e senza la profondità data dalla lentezza e dalla gradualità.
La sessualità, molto diversa dal sesso e dall’autoerotismo, anche se virtualmente assistita, è frutto di un cammino di conoscenza reciproca. Il corpo, il tempio del sesso e dello scambio, talvolta è sconosciuto anche ai legittimi proprietari. Un’educazione rigida o sessuofobica, sprovvista degli indispensabili rudimenti di educazione affettiva e sessuale prepara il terreno ai successivi intoppi o frane della sessualità.
La sessualità si muove su un reticolo segreto fatto di centimetri di pelle e di anima, di sensi inebriati o tarpati, di fantasie comunicate o censurate e di tanto altro. La sessualità, cosa ben diversa dal sesso, è sesso e amore. È sensi e fantasia. È adesso e dopo. È trasgressione e appartenenza.
Giancarlo, la mortificazione e il ricatto da mancata erezione
“Se non hai un’erezione decente io non posso fidanzarmi con te”, recitava la sua non ancora e non accorta fidanzata dopo ogni rapporto sessuale andato male.
Giancarlo (nome di fantasia) rincasava straziato e ricattato, con un bagaglio di ansia e di angoscia che avrebbe poi riproposto al rapporto successivo. Per lui, la giovanissima Flavia, era sin troppo bella per stare con lui, e in fondo, aveva inconsciamente sabotato la nascita di questo non-amore. Giancarlo si sentiva un brutto anatroccolo, nonostante non lo fosse. Faceva nuoto e aveva un fisico scolpito che ricordava Tarzan. Aveva ultimato la triennale in ingegneria e stava procedendo spedito come un treno per la specialistica.
Quando arrivava in studio occupava ogni angolo con la sua fisicità e prossemica, ma la sua autostima era talmente zoppicante, resa ancora più incerta e stentata dagli attacchi di Flavia, che faceva sparire il suo corpo-armatura.
Giancarlo viveva in casa con la madre, perché il padre era scappato via con una donna molto più giovane e audace, millantando arti amatorie da latin lover. La madre era rimasta in panne sul piano psichico, e lentamente aveva trasformato il figlio in una sorta di partner sostitutivo, rendendolo ostaggio del loro amore malato. Di quelli che fanno ammalare.
Giancarlo si percepiva piccolo, il cucciolo di mamma, lottava con l’immagine sessuata, potente, fallica e felice di un padre che non c’era più, e forse non c’era mai stato.
Somatizzava l’abbandono, lo aveva trasformato in sintomi: ansia, insonnia, disturbi alimentari, uso di droghe leggere e dipendenza dal porno. Tutto quello che riusciva a stordirlo per non sentire il vuoto e per scappare (pur rimanendo) da una madre infelice che lo rendeva uno schiavo della sua infelicità e depressione.
Le relazioni, in questo caso con Flavia – ma prima di lei c’erano stati altri fallimenti amorosi e sessuali – lo atterrivano e si trasformavano in catastrofici atti amorosi, diagnosticati in maniera errata come fuga venosa.
Le sue ansie avevano la meglio: lo rendevano fedele alla madre e in perenne competizione con il padre. Praticamente immobile e solo.
Stiamo procedendo con garbo e cautela, e Giancarlo sembra già stare un po’ meglio. Ha interrotto la non-relazione con Flavia, donna ricattatoria come la madre. Quando ci siamo lasciati la scorsa settimana mi ha detto: “lo so bene che ancora ho paura e che c’è tanto da fare, ma la mia erezione non può essere messa sullo stesso piatto della bilancia della relazione.
Io, come dice lei, non sono la mia disfunzione. A mercoledì, dottoressa cara”.
Il cammino verso il piacere
Dietro il sipario di questi nuovi scenari, rapidi e virtuali, si annidano le disfunzioni sessuali psicogene. Il corpo grida pur di essere ascoltato, e soprattutto non mente mai.
L’eiaculazione si fa precoce, ritardata o assente. Il volume del desiderio si abbassa sino a non emettere più nessun sibilo, disturbato da un’infinità di rumori di fondo e dai più creativi alibi sessuali. La donna rimane intrappolata nelle sue possibili menzogne salva coppia ma non sessualità: l’orgasmo diventa chimerico e il dolore o la secchezza vaginale, talvolta, occupa tutte le stanze della vita della donna e della coppia.
Amare e amare bene fa bene all’amore e alla coppia. Imboccare scorciatoie e vicoli bui e ciechi, compensare con l’autoerotismo difensivo e consolatorio, o con altre dipendenze, portano a un ritardo della vita amorosa e della felicità.
Tentare di investire, di farsi aiutare, di risolvere restituisce qualità alla vita, non soltanto a quella sotto le lenzuola.