Gennaio, settembre e lunedì. Date a rischio di decisioni estreme

Gennaio Settembre e lunedì

Non tutti i giorni della settimana sono uguali, così come non lo sono i mesi. Alcuni sono a rischio di crollo emotivo e di decisioni estreme postume.
Gennaio, settembre e i lunedì sono date avare di progettualità. Date simboliche, imperniate di rischi e di bilanci.
C’è chi lascia i mariti, i fidanzati o gli amanti di lunedì, il primo settembre o il primo gennaio, veri giri di boa dell’esistenza.
Le vacanze appena trascorse o le domeniche appena subite vengono vissute come troppo lunghe, o addirittura infinite, dal sapore amaro, ormai estraneo, o peggio ancora, dal non sapore.
Così, la stanchezza e l’amarezza prendono il posto della speranza, e il partner più sofferente ma più consapevole, decide.

L’oltraggio del silenzio. Il silenzio non tace mai

Il silenzio fa un rumore assordante. Agisce in modo atipico e bizzarro: tempesta di domande e insinua le riposte, per di più, senza l’interazione dell’interlocutore.
In realtà, il silenzio non tace mai.
Quando la coppia smette di parlare  si trasferisce in un territorio a rischio di frana, e il silenzio diventa urlante.
I dubbi e le risposte negate o taciute diventano assordanti, così, i partner vengono inchiodati al muro della verità dal quale è difficile poi tornare indietro.
Molte coppie non sono più né felici né tristi, non hanno più nulla da dirsi né da darsi, vivono in un limbo che sembra essere il girone dei dannati, ma non decidono.
Di domenica, ad agosto e a dicembre le coppie si ritrovano ad abitare lo stesso spazio-tempo: si incontrano, litigano, minacciano di lasciarsi, o fantasticano di farlo davvero.
Questo lasso spazio-temporale diventa il tempo del silenzio, dell’astio maldestramente addomesticato, degli sgambetti e delle non parole. Sono date che non accettano scuse, alibi o strategie. Date straripanti di verità taciute.
La domenica, per le coppie in crisi, è il tempo della lentezza e del riposo, vissuto più come una minaccia che come un premio.
È il tempo della paura e dei social: i veri mezzi di distrazione di massa dalla reale intimità, con sé stessi e con gli altri.
La coppia ha paura di fermarsi e di incontrasi: con le proprie emozioni e con quelle del partner.
La domenica è il tempo della cefalea del fine settimana, dei centri commerciali iper affollati, della maratona della mattina, dello sport estremo e delle palestre sempre aperte, anche a orari improbabili ed improponibili, per lenire solitudini mascherate più che masse muscolari ipotoniche.
E ancora, della sistemazione degli armadi, o del recupero degli arretrati di casa.
La domenica, solitamente, si ripercuote anche sulla salute sessuale: è il tempo da dedicare a un risveglio senza tempo, e invece si trasforma – per le coppie in crisi – , nel calo del desiderio da week end.
Nel buco nero dell’anima al quale poi non si sopravvive il lunedì.
O per lo meno, non per troppi lunedì.

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Settembre è il mese del ritorno e del riordino: delle valigie, del frigorifero e della vita affettiva

Settembre è il mese dei buoni propositi, della dieta e dell’abolizione dei vizi capitali, così, quando le vacanze non sono state all’altezza delle aspettative e la coppia riporta in valigia, unitamente agli abiti da lavare, gli stessi rancori e voragini con i quali è andata in vacanza, i bilanci diventano obbligatori.

Scatta una sorta di esercitazione di autodifesa psichica.

Ciò che un tempo era amore, può diventare un non amore. Tutto cambia, e nulla cresce se non viene innaffiato e concimato, esattamente come un piccolo albero.
Solitamente a settembre, di lunedì o a gennaio, la coppia entra ufficialmente in crisi e disseppellisce l’ascia di guerra.
La famigerata ascia seppellita per amore dei figli, per sopravvivere alla vacanza, per vedere come va, per credere in una nuova opportunità.
Le aspettative prendono il posto della pazienza, il silenzio delle parole, il divano e l’addormentamento in differita del talamo coniugale, le chat, i social e gli aperitivi della vita di coppia.
I baci e l’intimità diventano i grandi assenti.
Quando un partner decide di accompagnare alla morte il proprio amore, solitamente, non lo fa a cuor leggero, ma l’abbandono definitivo viene preceduto da tutta una serie di segni prodromici.
La fine di un amore, così come il tradimento, non avviene all’improvviso.
Quando un amore muore, per evitare il solito rituale di separazioni-riconciliazioni, pause di riflessione e minestre riscaldate, intervallate dal tanto abusato quanto inutile chiodo scaccia chiodo, sarebbe utile ripassare per bene il passato.
Quello che è stato e quello che non sarà, senza rileggere con gli occhi della mancanza e della malinconia i fatti scorporati dal momento.
La memoria non è una facoltà obbediente e tende a ripassare il passato, anche quello rimosso, spazzando via il dolore e la sofferenza subita a favore della malinconia e dei ricordi.
Settembre è il mese in cui si lava via l’abbronzatura e il pallore storico torna a fare compagnia, ma è senza dubbio il mese delle decisioni estreme, talvolta, senza ritorno.

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1 Commento. Nuovo commento

  • Carissima d.ssa,
    Leggo sempre quello che scrive ….. quanta verità c’è in quello che scrive, non c’è peggio quando tra la copia di quel rumore assordante “il silenzio”.
    Evitare gli sguardi quando si è in casa, chiedere qualcosa senza chiamarsi per nome usando magari una scusa, e tutto ciò si sopporta magari per non ferire terze persone: i figli.

    Rispondi

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