Matrimoni di comodo: dall’opportunità al compromesso

Matrimoni di comodo

Sappiamo bene che amare, amare a lungo, e beneficiare di un amore longevo e autentico, è davvero impegnativo e utopistico.
Sappiamo anche che le mareggiate matrimoniali superano di gran lunga la bonaccia della relazione.
E sappiamo anche che, l’aggressività e le incomprensioni, prendono il posto del dialogo.
Tradire, invece, emoziona, ringiovanisce e rappresenta il parco giochi della sessualità.
Passa il tempo e cambiano gli equilibri: la coppia diventa famiglia.
Il  cammino intrapreso non è immune da fatiche e da difficoltà; e anche in questo caso il tradimento è, senza dubbio, più affascinante dell’impegno e della fatica.
I partner vanno in contro a cambiamenti importanti degli equilibri pregressi: le donne, dal tacco dodici, corrono il rischio di passare alla tuta spruzzata di latte appena rigurgitato; l’uomo mette su pancia e si fonde con il suo amico del cuore.
Il telecomando.

Così come è successo a Valerio e a sua moglie, miei pazienti da anni

Spezzone di una consulenza

Valerio, anni 55, imprenditore.
Uomo di grade fascino, ma di altrettanta irrequietezza dell’anima e del corpo.
Valerio incontra Anna quando aveva 22 anni. Aveva traslocato da qualche mese in una città non sua, nel tentativo di trovare un posto nel mondo lontano dalle origini.
Anna era una donna sua coetanea, pacata e profondamente legata alla sua famiglia d’origine.
Dopo un anno di frequentazioni decisero di sposarsi, così, unitamente a tantissimi sacrifici per metter su casa, diedero alla luce tre figli: un bambino, e subito dopo, due bambine.
La fatica fu immensa, ma tra straordinari, doppi lavori e risparmi, la famiglia andava avanti apparentemente senza troppi strappi.
Valerio era un uomo dalle mille maschere e dai mille volti, di cui lui stesso non era consapevole.
Era un narciso mal celato dietro una religiosità al confine con il bigottismo, ed era di un’avarizia talmente radicata che obbligava la sua famiglia, e le donne che ha sempre avuto contemporaneamente al suo matrimonio, a vivere sotto pressione.
Ogni qualvolta rincasava dal lavoro, andava su tutte le furie se trovava qualche luce accesa, se i ragazzi avanzavano timidamente qualche richiesta, o se la domenica la moglie avrebbe gradito andare a pranzo al ristorante.
Passarono gli anni e Valerio per esorcizzare la paura di invecchiare e della morte, iniziò a tingersi i capelli, a scaricare app e social dove oscillava tra la sua identità ufficiale e mille altri profili con i quali controllare le sue amanti e flirtare indisturbato.
Le foto del profilo erano foto ritoccate, modificate, tristemente ringiovanite.
Era un guru delle parole e della seduzione, caratteristiche che gli conferivano un grande potere in casa e fuori casa.
Quando poi una delle sue tante donne timidamente chiedeva di più – una cena, un albergo degno di essere chiamato albergo – lui glissava, manipolava e diventava anche molto aggressivo.
Chiudeva e ricominciava altrove, cercando donne-vittime, ingenue e pure di spirito.
Il suo matrimonio era un matrimonio di comodo, costruito sulla menzogna e sull’opportunità, tenuto in piedi dalle tante amanti che, come spesso accade, nutrivano il suo erotismo e il suo cuore.  Nonostante tutto, la terapia non iniziò mai davvero, e la coppia rimase famiglia. Di comodo.

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Passa il tempo, cambiano gli equilibri

Quando una coppia diventa famiglia il cammino intrapreso non è immune da fatiche e da difficoltà.
I partner, infatti, vanno incontro a cambiamenti importanti degli equilibri precedenti.
La coppia si trova a dover fare i conti con svariate fasi topiche a rischio di crisi e di tradimento postumo.

La prima fase: da single a coppia adulta

Quando la coppia cerca di diventare una coppia adulta, dovrà trovare la giusta distanza dal mondo dell’altro senza mai smarrire i propri confini e senza smarrire l’altro. Una gimcana tra intimità e autonomia.
I partner da due identità dovranno diventare una “coppia” sana, funzionante e funzionale, senza cedere alla romantica tentazione dell’amore fusionale, simbiotico, anelando alla famosa mezza mela di platonica memoria.

La seconda fase: la nascita del primo figlio

I partner, solitamente, o nel caso di gravidanze impreviste, tendono ad aspettare qualche anno in modo da sincronizzarsi e sintonizzarsi un po’ di più tra di loro, nel tentativo di conoscere il partner che, nel frattempo, è diventato coniuge.
In concomitanza della nascita del primo figlio, la coppia andrà incontro a nuove scosse telluriche, avrà bisogno di ritrovare nuovi e più funzionali equilibri.
Poi ci sarà il dopo parto, l’eventuale calo del desiderio, e la coppia che diventa famiglia.
Insomma, il passaggio da due a tre non è affatto semplice e indolore.

Fase terza: l’adolescenza

I figli crescono, diventano ribelli, creano tensione all’interno della famiglia, e non sempre il volere di un genitore – diverso dall’altro per educazione, valori, stile di vita e sguardo sul mondo – è sincrono con quello dell’altro.
Un figlio manipola, seduce, ricatta e triangola i genitori, come è giusto che sia.
Ma non tutti i genitori hanno la forza e la capacità di farsi legare all’albero maestro, come fece Ulisse, per non farsi sedurre dal canto delle Sirene.
Così, seduzione dopo seduzione, manipolazione dopo manipolazione, e tensione dopo tensione, la coppia può anche mettere a repentaglio il proprio equilibrio, “agendo” e le tensioni familiari aumentano.
Ed ecco l’ennesima crisi.

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Fase quarta: la sindrome del nido vuoto

I ragazzi vanno a studiare fuori casa, e la casa si spopola.
Non ci sono più bambini piccoli da accompagnare a scuola e da riprendere.
Non ci sono adolescenti da andare a prendere nel cuore della notte dopo una festa.
E non ci sono più pranzi rumorosi, o notti insonni.
Torna la quiete, e torna la solitudine.
Quiete che, talvolta, anticipa la tempesta.
I genitori smettono di essere genitori a tempo pieno, indossano gli abiti da coniugi, sempre se l’usura da tempo che impolvera, consente ancora di indossare quegli abiti.
(Come quando, dopo anni, si cerca di indossare quei jeans tanto amati e conservati nell’armadio dei ricordi che, con i chili di troppo, non entrano più).

Una nuova stagione della vita: tra menzogne celate e mancate verità

Quando i figli lasciano il nido danno il via a una nuova stagione della vita della coppia e della famiglia, caratterizzata soprattutto da uno scontro tra verità taciute e menzogne agite.
Questa fase porta con sé grandi verità, nuovi assestamenti e nuovi equilibri – sani o meno sani -, e i nodi vengono al pettine. Tutti.
I partner dovranno cercare qualche risorsa di affettività nella dispensa della loro storia di vita e di coppia.
Se hanno custodito amore e rispetto, lo troveranno ancora lì da utilizzare per affrontare questo nuovo cammino, e il tempo che verrà non farà paura, viceversa, se la dispensa sarà vuota e disabitata, la coppia – che di coppia ormai ha soltanto il ricordo e un estraneo sapore – dovrà fare i conti con una nuova, preoccupante, dimensione dell’esistenza.
Niente e nessuno li disturberà o confonderà più, mescolando le carte “coppia-famiglia”.
Il famigerato alibi dei figli non potrà più far parte della loro lista di alibi da talamo coniugale per non essere se stessi o essere felici, perché i coniugi sono rimasti gli unici abitanti della casa familiare.
Molti uomini si lamentano di essere degli schiavi paganti, di essere utilizzati come se fossero un bancomat, una risorsa esclusivamente economica.
In realtà è un alibi anche questo, una sorta di mantra trito e ritrito che nulla ha a che vedere con l’amore e con l’accudimento della famiglia.

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Il compromesso dei compromessi. Quando un amore muore, la coppia rimane famiglia

Quando un amore muore, muore il rispetto, la fedeltà e la sessualità, anche l’intimità della coppia viene meno.
Talvolta, però, rimane in piedi la famiglia, e quello che un tempo era amore e passione diventa semplicemente affetto.
Quando i figli vanno via di casa, i coniugi che si sono mal sopportati e traditi per sopravvivere al matrimonio – solo per amore dei figli, e per rispetto degli anziani genitori, ovviamente – si trovano di fronte a un bivio.
La scelta da attuare, in incubazione da anni, obbliga a un atto di grande onestà cognitiva ed emozionale, a grandi quote di coraggio e generosità: scappare o rimanere.
Quando un amore muore, talvolta, rimangono.

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4 Commenti. Nuovo commento

  • Daniela Caramello
    15 Maggio 2018 15:49

    Questo Suo contributo preziosissimo mi fa compagnia in un momento della vita in cui chi mi diceva di amarmi ha preferito restare a casa. Io, con le mie malinconie e il mio profondo dolore che fa xumuko ai tanti dolori provati dall infanzia ad oggi, me ne sto sola con il mio cagnolino in Attesa che la vita raggiunga la sua fine. Cordialmente.

    Rispondi
  • Siamo una coppia clandestina da più di 3 anni, dopo un’iniziale momento di follia abbiamo scelto di comune accordo di preservare le nostre famiglie, figli adolescenti e coniugi non più giovani. Ci sentiamo spessissimo ogni giorno, ci vediamo tutte le settimane anche solo per mezz’ora, abbiamo dormito e mangiato insieme, assistito a concerti, visitato mostre e città.
    Mi chiedo se abbiamo fatto bene, se il nostro è un sacrificio d’amore o solo una scelta egoistica, per non perdere quanto costruito in tanti anni di matrimonio.

    Rispondi
    • Valeria Randone
      22 Agosto 2019 20:18

      Buonasera,
      non so dirle se è una scelta di comodo oppure una strategia antidolorifica. Le coppie clandestine sono regolamentate da dinamiche profonde, a favore del desiderio e a scapito della stabilità affettiva.
      Se desidera una risposta più profondità le suggerisco la consulenza psicologica, luogo dell’ascolto e della chiarificazione emotiva profonda.
      Io faccio studio a Roma e a Catania, nel caso in cui avesse bisogno di me.
      Un cordiale saluto

      Rispondi

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