Ti proteggerò dagli sguardi altrui

Sono cresciuta con dei genitori che mi proteggevano dagli sguardi altrui e dalla mia ingenuità. Che mi vietavano di mettere i pantaloncini troppo corti quando non ero al mare. Che insistevano senza sosta e senza tregua sul farmi differenziare l’abbigliamento in funzione dei luoghi e delle persone da incontrare. Che mi facevano notare come l’apertura o chiusura del dialogo andava modulata in funzione del grado di intimità che si voleva creare o non creare.
Erano noiosi, pedanti, ripetitivi e claustrofobici, ma adesso gli dico grazie.
Per alcuni momenti ho creduto che la mia femminilità non fosse adeguata, che fossi volgare o eccessiva, quindi da non mostrare, che fossi troppo o troppo poco.
Poi, pian piano, diventata adulta e madre, ho capito che i miei genitori mi proteggevano dai rischi nel mondo: quei rischi che io non conoscevo e non riconoscevo.
I genitori di oggi, non tutti, con i rischi di oggi, mettono i figli in vetrina, attirano like e consensi con le foto del parto, del primo vagito, della pappa e del panno, per proseguire con qualunque istante intimo, e profanato, della vita dei loro figli.
Ma chi protegge i figli da loro stessi? dalla loro non conoscenza dei limiti? dall’essere totalmente sprovvisti di pudore e della capacità di differenziare ciò che deve stare dentro da quello che deve stare fuori?
Ricordo che una volta, un mio vicino di casa, e nemmeno troppo vicino, con un fare eccessivamente affettuoso e fuori luogo, baciò e abbracciò mia figlia che aveva appena nove anni.
In quel gesto c’era una tale enfasi da regalarmi un fastidio enorme, improvviso, apparentemente immotivato. Una bambina bionda e paffutella che ignara del sotto testo di quell’abbraccio fu catapultata tra braccia altrui.
Presi la bambina sotto braccio, la portai dal mio lato, guardai il vicino fisso negli occhi senza dire una parola ma dicendo tutto, e la allontanai da lui. Dopo, rientrata in casa, esternai le mie sgradevoli sensazioni con il rischio di instillare in mia figlia la paura dello sconosciuto.
Ero più che certa che in quell’abbraccio e in quel bacio c’era ben oltre l’affettività (tra l’altro assolutamente acontestuale).
Un genitore ha l’obbligo di prestare il proprio sguardo ai figli, finché non ne avranno uno tutto loro, infarcito di consapevolezza e di amor proprio.
Educare al pudore, al rispetto e alla gradualità delle relazioni – maschi e femmine in egual misura – potrebbe essere una strategia salva-vita.

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1 Commento. Nuovo commento

  • È accaduta una cosa simile alla figlia (anch’ella 9 anni) di un mio amico. Io sono rimasta infastidita dall’atteggiamento di quell’uomo, e l’ho fatto notare al mio amico.
    Oggi molti (io, no), padri, madri trovano “sconveniente” affrontare quelle persone, e parlare con i figli. “Sembra brutto” ti dicono “fargli vedere il male, e che non possono fidarsi delle persone”. Questa logica illogica di oggi che tutti sono “buoni e gentili”. Sui piccoli è obbligo e responsabilità dei genitori vegliare, sorvegliare, intervenire.
    Mi trovo d’accordo con Lei, Dott.ssa.

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