La vittima del narcisista: cosa pensa, cosa cerca e cosa trova

La vittima del narcisista

Non amo gli elenchi puntati, li trovo sterili e superficiali. Ma questo scritto vuole essere una sorta di vademecum per identificare (identificarsi) nel più breve tempo possibile i segnali di un amore malato che fa ammalare, per evitare drammatiche, inevitabili e postume sofferenze. Chi ha subito la manipolazione e la violenza di un amore malato e tossico sa che identificarlo in tempo aiuta a salvarsi la vita. Sa bene che insegnali di manipolazione vengono confusi per dedizione e passione, e sa bene che avrebbe voluto un aiuto concreto, pur pensando di non doverne avere.

Chi è la vittima del narcisista: identikit psichico e comportamentale

Del narcisista ne abbiamo già parlato a lungo, e anche di come curarsi quando le maglie si fanno manetta.
La persona (donna o uomo) che cade nella trappola di una relazione tossica ha caratteristiche psichiche e comportamentali ben precise. Non si tratta di colpevolizzare la vittima, come spesso accade nei casi di abuso, ma di tratteggiare le voragini psichiche di chi, suo malgrado, si innamora (o si ammala) di una personalità complessa e patologica come quella del narcisista. Anche il narcisista sta male, ma lui (o lei) non lo sa. Non sa amare, ha difficoltà a stare al mondo se non secondo le sue rigide logiche del vivere e dell’amare o non amare.
Il narcisista, in fondo, è vittima di sé stesso e sua volta di una madre che non lo ha saputo amare e nutrire.

La preda perfetta ha le seguenti caratteristiche psichiche e comportamentali

  • La vittima, in maniera lapidaria, dopo anni di buio del cuore, come un fulmine a ciel sereno, si innamora. Il partner le sembra un regalo del cielo, una sorta di Messia, colui (o colei) che gli illumina la vita che precedentemente era al buio.
  • La vittima ignora del tutto i segnali precoci di disfunzionalità del legame. Confonde il possesso per sana gelosia, si sente lusingata, scelta tra mille anime. La prescelta. Confonde le sparizioni cicliche per necessità lavorative, le giustifica, o comunque le legge come esigenze oggettive e improrogabili. Confonde le stranezze per normalità. La confusione mentale che spesso sente per un suo disagio interiore, che non legge come un chiaro e inequivocabile esito della manipolazione  mentale in corso. Si sente strana, come se ci fosse uno scollamento tra quello che sente e quello che vede e che vive. Nonostante ciò, non capisce. Lui la confonde, la seduce, la rapisce sul piano psichico e la riporta sempre a sé.
  • La vittima crede in maniera assolutamente malsana e falsa che una relazione debba fondarsi esclusivamente sull’accudimento, che grazie alla relazione che vive e di cui si inebria e crede di nutrirsi, inizi ad esistere. Viene vista e riconosciuta, consolata per ogni avversità, supportata. Le piace sentirsi piccola e in panne. In fondo, la vittima non basta a sé stessa, vive in uno stato di perenne bisogno emotivo dell’altro. È affamata, assetata, deprivata di tutto, sin quando era bambina.
  • La vittima è talmente innamorata (ma sarebbe meglio dire manipolata o ammalata) che si appoggia totalmente al partner smarrendo il suo baricentro psichico. Condivide con lui tutto: dalle scelte che deve fare, lavorative o esistenziali, a cosa indossare o dove andare (anche perché la rete amicale viene del tutto azzerata per lasciare spazio all’amore folle e totalizzante). Gli consegna, mentre si consegna a lui, le chiavi di casa del suo mondo interno, estromettendo quello esterno. Non dimentichiamo mai che in queste relazioni non c’è un partner reale e ideale inviato dal cielo o dal destino clemente, ma di un ideale di partner. Ambiti decisamente diversi. Il divario tra idealità e realtà è il denominatore comune di queste relazioni, e quando si rimpicciolisce inizia il processo di guarigione.
  • La vittima si fa rapire dai complimenti e dalle belle parole iniziali; capitola dinanzi alle lusinghe tipiche della prima fase della relazione (il famigerato love bombing) di cui è affamata. Finalmente, pensa, ha trovato un partner che la vede, la riconosce, la corteggia, la nutre. Ma non sa, anche se in fondo lo intravede ma lo sottovaluta, che mentre la nutre la deruba e la prosciuga di energie psichiche.
  • La vittima non sceglie. Non sa dire di no. Non si vuole bene, non sa farlo. Alla sofferenza di un legame disfunzionale preferisce l’illusione di un amore meraviglioso (o meravigliosamente inesistente) da principe azzurro sul cavallo bianco. I meccanismi di difesa della psiche adottati dalla vittima sono: negazione, rimozione e coazione a ripetere.
  • La vittima sembra avere una capacità di sopportazione illimitata. Sopporta gli insulti, le aggressioni verbali, talvolta anche fisiche, giustificandole sempre. Ha paura di perdere il partner e di rimanere da sola. Al freddo e al gelo dei suoi mostri interni, della sua dipendenza affettiva, del ricordo vivido di una madre algida e poco nutritiva sceglie la sofferenza di un amore abusante, decisamente non simmetrico.
  • La relazione è caratterizzata da un turbinio di emozioni e di acting out – in psicoanalisi significa passaggio all’atto: processo tramite il quale il paziente passa dal piano dell’espressione verbale a quello del comportamento in maniera violenta e repentina, si bloccano su whatsapp, si sbloccano, litigano, fanno pace, si insultano, riparano, o cercano di farlo. E tornano al punto di partenza.
  • La vittima trascorre le sue giornate in religiosa attesa: di un messaggio, di una email, di una chat. Senza di lui non vive, non respira, non mangia, o mangia poco o tanto, non dorme. Questa drammatica condizione di sospensione dalla sua stessa vita si ribalta in una frazione di secondo quando il partner riappare. Dal buio passa alla luce abbagliante. Dall’inattività alla voglia di vivere. Da Thanatos all’Eros. Non si tratta della vita che torna ma di una condizione di falso benessere, di ulteriore dipendenza, di malattia. Di un’ennesima ricaduta.
  • La vittima è posseduta dal proprio bisogno, dalla propria fame, dai propri buchi nel cuore, non si rende conto che talvolta si comporta esattamente come il narcisista che tanto ama e tanto odia: invade il suo spazio, ha pretese assurde e lapidarie, vuole tutto e subito, non sa aspettare, è gelosissima, non tollera ritardi, dinieghi, separazioni, anche se transitorie, in fondo, non tollera il suo mondo che vorrebbe cambiare con tutte le sue forze per renderlo compatibile (un incastro letale) con il suo.
  • La vittima è manipolabile e manipolata. È gestibile e raggirabile con estrema facilità. Pur di stare con lui nega la realtà, esiste solo se lui la guarda, le respira sul collo, la controlla. Si lamenta ma in fondo è grata a così tanta sofferenza perché la fa sentire viva e vegeta, e visibile.
  • La dinamica del controllo – chi controlla chi non è poi così chiaro – è centrale nella loro relazione: l’uno controlla l’altro e l’altro controlla l’uno per essere certo che stia controllando. Il narcisista controlla la vittima prescelta per assicurarsi che sia come lui la desidera e che non si svegli dal suo profondo torpore. Lei controlla lui per essere certa di essere controllata e quindi vista, riconosciuta e amata. Il controllo diventa il collante perverso che tiene in vita la loro relazione disfunzionale.
  • Quando il partner si allontana (spesso lo fa come strategia per nutrire la sua sofferenza e riportarla a sé più sottomessa di prima e di sempre), la vittima inizia a sviluppare disturbi psichici come come ansia, insonnia, disturbi oro-alimentari. Li esacerba pur di farlo stare in pensiero, di farlo sentire in colpa. Si isola dell’ambiente circostante, non si cura, non si veste bene, non parla con nessuno: né familiari, né amici. E se parla, parla solo di lui. Il suo lui diventa il suo disturbo ossessivo. Cerca soluzioni magiche e onnipotenti ai suoi dubbi del cuore (tornerà? mi pensa ancora? ma se lo sblocco mi chiamerà? starà già con un’altra?). Anche in terapia è molto faticoso spostare il suo pensiero dalle domande a risposta multipla a un’analisi un po’ più introspettiva.
  • Vive la coppia in perenne ambivalenza e conflittualità: “Senza di lui non vivo. Lui è tutto per me. Mi ha rovinato la vita. Non respiro senza di lui. Lo amo. Lo odio”. In questa dinamica di demonizzazione e idealizzazione, separazione e riconciliazione, la sessualità fa scintille ma la fame d’amore aumenta a dismisura.
  • Vive la relazione di coppia in perenne stato di tragedia imminente. Spera che il partner possa cambiare per amore, per non farla soffrire, per non perderla. In fondo per non perdere quel luogo simbolico di sottomissione e al tempo stesso comando che a lei piace tanto, pur soffrendo.
  • Il senso di colpa e di sottomissione regna sovrano, per quello che fa, non fa, dice, non dice, addirittura pensa. La vittima si convince che il suo partner la legge nel pensiero. Lo promuove a mago, alchimista, Demiurgo.
  • La vittima è stata una non amata o male amata, è affamata d’amore e vuole nutrirsi con una quantità infinita e compulsiva di email, di chat, di sessualità intensa ed eccessiva, di presenza e anche di sofferenza. Non regge la distanza, anche se minima, non conosce la giusta distanza in amore, non sopporta l’assenza, anche se a termine è giustificata. Esige una dose perenne di presenza dell’altro, anche se la considera opprimente e opprime a sua volta. (In realtà si tratta di due vittime di un amore affamato).
  • La vittima – ho parlato di vittima al femminile, ma si può trattare di una vittima donna e di una vittima uomo – è una persona con delle ferite ancora sanguinanti e con dei conti aperti con la sua infanzia da non amata. Conti che non ha la forza di analizzare con introspezione e terapia, che in fondo non riesce a mettere a fuoco, che preferisce tacitare. La dimensione adulta della vita e della vita di coppia la spaventa e le sembra più solitaria e faticosa del rimanete intrappolata in una relazione di sottomissione del cuore.
Leggi anche:
Riflessioni sull'amore e sulla vita: la schiena, metafora di altro

Post scriptum

Mi scuso per l’elenco puntato che non amo e che non è mia abitudine adoperare, ma questo scritto voleva essere una sorta di manuale per identificare nel più breve tempo possibile le problematiche di chi soffre per amore. All’interno del mio sito potete trovare tantissimi scritti che trattano di amori malati, amori che finiscono e che sono disfunzionali, amori che non sono mai iniziati, calessi e ossessioni. Trovate ancora degli scritti che trattano del narcisista, di come salvarsi la vita, delle mezze male disfunzionali e degli incastri imperfetti che diventano perfetti, letali e longevi.
Il mio quinto libro “Ex/forse ex. Gli amori affamati, parla proprio della dipendenza in amore.
Se avete voglia e pazienza, sul mio canale YouTube trovate tantissimi video che trattano questo argomento in maniera più approfondita. Vi invito ad andarli ad ascoltare in modo che possiate giustificare il mio elenco puntato.

 

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28 Commenti. Nuovo commento

  • La ringrazio, Dottoressa Randone, per la sua chiarezza, specialmente per quanto riguarda “i punti”: li ritengo utili per evidenziare gli argomenti.

    Ciò che scrive è davvero molto interessante e, senza dubbio, la Psicologia è indispensabile.

    Le esprimo i miei complimenti e ringraziamenti.

    Laura

    Rispondi
  • Raffaella C.
    17 Febbraio 2022 11:53

    Ho letto con piacere il Suo articolo, grazie e buon lavoro.

    Rispondi
    • Valeria Randone
      17 Febbraio 2022 14:36

      Grazie a Lei, lieta che le sia piaciuto.

      Rispondi
      • Salve, ho letto con molto interesse il Suo articolo. Sebbene io sia un uomo, sicuramente affetto da dipendenza affettiva, depressione lieve, autostima pressoché assente, odio verso me stesso, sensi di colpa e forse con tratti da Asperger, mi riconosco tantissimo, ovviamente nel ruolo di “vittima”, in tutto ciò che ha descritto.
        Io sono in una situazione particolare: il mio matrimonio con una donna che molto probabilmente era una narcisista covert, è finito in modo netto per il semplice fatto che lei è… morta!
        Però, nonostante questo, sento come se la relazione non fosse finita e mi sembra di amarla ancora.
        Io stesso sono consapevole della mia dipendenza affettiva, infatti mi autodefinisco in questo frangente, come un fumatore a cui di colpo hanno tolto le sigarette.
        Penso che se mia moglie non fosse morta, io sarei ancora con lei, perché, come scritto nell’articolo, solo lei mi faceva stare bene, nonostante tutto.
        Quello che mi ha più colpito è l’essermi totalmente ritrovato nelle Sue parole, quando parla di una vita ed un cuore buio (il mio), che improvvisamente si sono accesi ed ora mi sembra di essere ripiombato in quel buio.
        Sto facendomi seguire da una psicologa, per quanto riguarda l’elaborazione del lutto, anche se mi sembra non tanto che mia moglie sia assente perché è morta, quanto come se ne fosse andata di casa per mettersi con un uomo migliore di me.

        Rispondi
        • Valeria Randone
          30 Ottobre 2022 06:22

          Buongiorno Andrea,
          grazie per il suo racconto e grazie per essersi identificato nelle mie parole.
          Il suo sarà un percorso molto duro perché non si tratta soltanto di un’elaborazione del lutto, ma di tanto altro che il lutto sicuramente tenderà a cronicizzare.
          A volte, i rapporti asimmetrici e malsani non finiscono mai, proprio perché asimmetrici.
          Legga uno dei miei libri: “Ex/forse ex, gli amori affamati”.
          Potrebbe aiutarla.
          Un affettuoso saluto

          Rispondi
  • Dottoressa da alcuni giorni non perdo un solo argomento che pubblica.
    Spero che non perda mai la voglia di farlo.
    Complimenti!

    Rispondi
    • Valeria Randone
      18 Febbraio 2022 07:02

      Grazie, Fabio.
      Scrivo con passione e mi fa piacere che arrivi a chi mi fa compagnia leggendomi.
      Un caro saluto

      Rispondi
  • Trovo questo articolo chiaro, diretto e preciso. Ho vissuto un amore disfunzionale, ho avuto bisogno di ricorrere allo psicologo perché, quando lui mi ha scartata, avevo perso interesse per ogni cosa. Credo lo psicologo mi sia servito soltanto per essere ascoltata senza essere giudicata. Il mio percorso non mi ha portato a comprendere molto della mia infanzia. Non sento di rimproverare molto ai miei genitori, mi sono sempre sentita amata, anche se non avevano, forse, gli strumenti per farlo nel modo appropriato, per comprendere certi aspetti della mia personalità.
    Il problema insito in queste storie malate è il meccanismo della sfida: la relazione diventa uno scontro estenuante e infinito, ma capave di farti sentire vivo. Dice bene, prima di quella adrenalina di emozioni, scaturita dal rapoortp disfunzionale, c’era il buio emotivo.
    Il timore è che il meccanismo possa ripetersi con altre persone, anche se noto che, ormai, si attiva immediatamente un meccanismo di allarme.
    Grazie ancora

    Rispondi
    • Valeria Randone
      18 Febbraio 2022 07:01

      Grazie a Lei per avere scritto. Ascolti l’allarme perché il rischio più grande non è di cadere vittima di un amore disfunzionale ma di cedere ad altri simili.
      Un caro saluto

      Rispondi
  • Purtroppo è proprio così.
    25 anni insieme due figli. Ho dovuto allontanare l’uomo che amavo. Ora lui è felicemente fidanzato. Vorrei solo riprendermi la mia vita.
    Questa sarebbe la mia giustizia.

    Rispondi
  • Buongiorno dott.ssa Randone,
    oggi è il 16 agosto, e immagino che come la stragrande maggioranza degli italiani sia in ferie. È da un pó che la seguo e leggo e rileggo questo suo articolo che trovo abbastanza interessante e che allo stesso tempo mi ha fatto sorgere molti dubbi.
    Mi spiego:
    – sono stato spesso accusato di essere un narcisista
    – con il passare del tempo mi sono convinto di essere un narcisista, ho dovuto riconoscere, a me stesso di esserlo, poichè le evidenze e le caratteristiche esposte da vari specialisti nel campo, erano, e sono, tali da mettermi al muro.
    – nonostante ciò non sono mai riuscito a darmi una colpa o una responsabilità diretta poiché mi sono detto, sono fatto così, la natura ha voluto così e nulla si può contro la natura!!
    Leggendo il suo articolo, come dicevo, punto per punto (approfitto per dirle che sono utilissimi, nonostante lei non tanto le piacciono), dicevo, punto per punto mi riconoscevo, fin qui nessun problema, ma sono stato confuso nel momento in cui ho letto 1) che il narcisista può essere anche donna (fino a quel momento ero convinto che fosse una caratteristica esclusivamente maschilista) e punto 2)che il narcisista a sua volta può essere: vittima di se stesso, vittima della stessa sua vittima, vittima di una vittima di narcisismo seriale.
    Il dubbio: sono narcisista o vittima?
    Difficile da stabilire, ne sono consapevole, ma le assicuro che tutti i suoi punti li riconosco e li ritrovo nella mia esperienza personale.
    Questo per choederle e farle delle domande:
    1) ammesso che sia realmente un narcisista, è possibile giarire?
    2) cosa mi consiglia di leggere o ascoltare che mi possa aiutare nel comprendere se sono un narcisista o una vittima?
    Chiedo già da ora scusa per la lungagine del mio messaggio, ma le assicuro che ne avevo tutto il bisogno di darle quanti più dettagli possibili e ho un estremo bisogno di uscirne.
    Grazie anticipatamente per il suo contributo.
    Gennaro

    Rispondi
    • Valeria Randone
      16 Agosto 2022 10:04

      Buongiorno Gennaro,
      sì, sono in vacanza, ma le rispondo ugualmente.
      Anche se mi fornisce tanti punti si tratta sempre del suo racconto di sé stesso e non di una mia consulenza con lei e per lei.
      Sono due cose molto diverse. Se è certo di essere narcisita e se ha già effettuato vari percorsi – così mi è sembrato di capire – le domande deve porgerle a chi ha avuto il piacere di seguirla e di occuparsi di lei. Sapranno di sicuro risponderle.
      Non legga o ascolti niente, non serve a niente documentarsi. Curarsi è cosa ben diversa dal documentarsi.
      Un cordiale saluto e auguri per tutto.

      Rispondi
  • Buona sera mi chiamo Denis,
    la ringrazio per la sua condivisione/articolo, mi è arrivata come un fulmine a ciel sereno, in più la trovo scritta in maniera chiara, semplice ed essenziale.
    Io ho passato un anno in una relazione codipendente nel ruolo della vittima, anche se chi è la vittima e chi è il carnefice in un a storia malata è tutto in dire.
    Quello che mi ha colpito di questa esperienza, è stata la totale disattivazione del buon senso.. Seppure come dice lei i segni erano già evidenti spesso dicevo ma nn è possibile, o vabbè piuttosto che dover affrontare il mio. Già le sapevo alcune risposte, anzi ho sempre percepito che le cose stridevano ma la mia brama ed il mio vuoto erano come due buchi neri che dirottavano tutto nella relazione, una fame insaziabile. Oggi nel leggere alcuni passaggi ho visto e sentito tutta la mia relazione, l’aver trovato chi potesse sintetizzare ciò che per me è stata un esperienza mi ha permesso di fare un click.
    Un cordiale saluto Denis

    Rispondi
    • Valeria Randone
      4 Febbraio 2023 08:21

      Grazie Dennnis!
      Grazie per il suo racconto e grazie per aver trovato nel mio scritto sé stessa e i suoi tormenti del cuore.
      Le auguro spazi nuovi e non più vuoti.
      Se ha piacere di leggere altro nei miei libri-romanzi trova tanto materiale che può aiutarla a riflettere e sono certa che si ritroverà anche tra le mie pagine.
      Un caro saluto

      Rispondi
  • Buongiorno,
    ho avuto la sfortuna di stare insieme ad una vittima di un narcisista, la mia storia è durata sei mesi, vissuta con tanto entusiasmo da entrambi. Troncata di netto da un giorno all’altro per la ricomparsa (cercata da lei) del narcisista. Con l’occhio del poi tanti episodi che le mie orecchie hanno sentito li trovavo assurdi e quasi irreali, ma analizzando oggi (sono passati circa 2 mesi) avendo scoperto questo mondo che ignoravo mi sono reso conto che la mia ex è una vittima, con ricadute cicliche negli anni. La vorrei aiutare per fargli capire ed indirizzarla fuori questo mondo, ma mi rendo conto che avrò possibilità di farlo esclusivamente nel momento in cui ci sia il nuovo allontanamento, credo a breve per determinati segnali che mi stanno arrivando. Non potrò e ne voglio recuperare la relazione poiché si basterebbe sul nulla, sarebbe un castello di carta pronto a cadere al primo soffio di vento, come potrò aiutarla esclusivamente se lei mi ricontatterà.

    Rispondi
  • Buongiorno
    Ho un figlio vittima di una manipolatrice che ha fatto credere a mio figlio di avere necessità di essere ospitata in casa nostra perché buttata fuori casa dai suoi genitori. Da allora installata in casa nostra, ha vissuto per mesi a nostre spese, mettendo in atto tutti i comportamenti che trovo nei punti del suo elenco. Mi figlio oscilla tra la disperazione più nera e poi la ripresa apparente nei momenti in cui vivono in simbiosi fino alla crisi successiva per sparizione di lei che lo blocca sul telefono per settimane. Ricompare sempre dopo avere dichiarato i tradimenti e avere maltrattato allo stremo mio figlio che però perdona sempre.
    Il mio problema oltre ad essere coinvolta nella disperazione di mio figlio è averla in casa, strafottente e padrona dello spazio a vivere a mio spese, mio figlio è un lavoratore precario.
    Io soffro pesantemente la situazione, lui non sente ragioni e mi è stato detto che sarebbe deleterio abbandonarlo in questo momento.
    Cosa posso fare?

    Rispondi
    • Valeria Randone
      9 Luglio 2023 20:19

      Buonasera,
      purtroppo lei non può fare niente. Dovrebbe aiutare suo figlio a prendere coscienza di quello che sta vivendo. E sperare che sia lui a fare qualcosa.
      Una consulenza potrebbe essere il luogo da cui partire.
      Se ha necessità di effettuare una consulenza con me chiami pure, se non dovessi rispondere la richiamo appena mi sarà possibile.
      Un caro saluto

      Rispondi
  • Mia figlia è vittima di un narcisista overt ed è manipolata totalmente, non è più padrona di se stessa e del suo tempo. Ho letto che di solito i narcisisti si stancano e scartano la vittima. Lui, invece, non la molla. Si annoia, infatti cambia sempre attività imprenditoriali, ma nei confronti di mia figlia rimane sempre il suo padrone. Ha una figlia e una compagna, ma mia figlia lo dichiara come il suo compagno, anche se non vivono insieme. Mia figlia ha ricevuto sempre tanto amore e attenzioni, ha un problema di dislessia e le sono stata sempre accanto nello studio per sostenerla .. forse è questo il motivo dell’insicurezza.. ma come si fa a svegliarla ? Grazie

    Rispondi
    • Valeria Randone
      3 Agosto 2023 07:08

      Buongiorno Signora,
      non si tratta di svegliarla ma di guarirla.
      E lei non può farlo. Sicuramente sua figlia è attratta da lui perché anche lei non sta bene, altrimenti non sarebbero diventati una coppia.
      Ne scrivo a lungo nei miei scritti e libri.
      Inviti sua figli ad andare in terapia, purtroppo non ci sono altre strade.
      Auguri per tutto

      Rispondi
  • Ho avuto una relazione con una vittima di un narcisista, vissuta in maniera stupenda da parte di entrambi, troncata di netto da un giorno all altro per la ricomparsa del “narciso” , fino al giorno prima criticato e disprezzato dalla mia ex. La relazione successiva con lo stesso ha avuto la classica fase di alti e bassi, con litigate, allontanamenti e successivi riavvicinamenti. L’ultimo episodio che a suo dire le ha fatto capire che deve allontanarsi da lui è stata un’aggressione fisica (ricovero in pronto soccorso con giorni di prognosi) che lei non vuole comunque denunciare.
    Io sono rimasto in rapporto di amicizia con lei, ho capito le problematiche e a seguito di questo ultimo evento gli ho fatto presente le problematiche del tizio e che so doveva far aiutare da un professionista per uscirne.
    Ora lei ha attacchi di panico e ansia, gli voglio un mondo di bene e la vorrei aiutare in qualche maniera più fattiva, ma mi rendo anche conto che non posso assillante e insistente, ora spetta esclusivamente a lei fare il suo percorso.
    Insistere potrebbe avere reazioni contrarie, giusto?

    Rispondi
    • Valeria Randone
      8 Agosto 2023 11:02

      Assolutamente si!
      Se dopo un’aggressione non lo ha ancora denunciato, anche la sua amica ha un nucleo patologico da curare con cura.
      Se cerca nel mio sito troverà un articolo che parla delle mezze mele disfunzionali, e altri simili dove si analizzano le pieghe degli incastri perfetti, o meglio: perfettamente patologici.
      Può anche leggere “Ex/forse ex. Gli amori affamati”, uno dei miei libri che parla di ricadute con narcisisti.

      Rispondi
  • Molto illuminante Dottoressa Randone. Sono interessato anche a sapere qualcosa in più su chi come me ha iniziato una relazione con una vittima per oltre 20 anni di nascisita (terribile narcisista!). Lei a volte mostra le stesse peculiarità di un narcisita (da vittima a carnefice?). Vive una situazione familiare molto difficile e spesso (troppo) sono io a pagare pegno: lunghi silenzi, cose fatte di nascosto, freddezza nei messaggi whatsapp, telefonate come si fanno fra “amici/colleghi”, non mostra mai sentimenti o fa gesti affettuosi.
    Cosa posso fare? Se continua così tronco.. Le sono vicino e la supporto in tutto ma pare che a nulla serva.

    Rispondi
    • Valeria Randone
      18 Agosto 2023 13:23

      Buonasera,
      ogni persona, personalità e relazione ha bisogno di un ascolto unico.
      Se ha bisogno di comprendere di più dovrebbe richiedere una consulenza individuale, sono sicura che troverà le risposte che cerca.
      Un cordiale saluto

      Rispondi
  • Cara dottoressa Randone. Sono un collega medico che pur conoscendo i meccanismi del narcisista, ci sono incappato in pieno. Il mio caso è da manuale. Dopo la morte di mia moglie ho contattato la mia vecchia fiamma. Un love bombing meraviglioso poi COMINCIANO le critiche (sei egocentrico la vedi solo dal tuo punto di vista exc). Telefonicamente poi con SMS quindi silenzio totale. Sto applicato il non conctat ma mi sento sensa energia. Questo per dire che nessuno è al riparo dal narcisista. Saluti cordiali.

    Rispondi
  • Salve ho letto e purtroppo mi rivedo molto nel ruolo della vittima che ama in modo malsano. Ne sono più che consapevole e da un anno va avanti questa situazione con la persona che mi sono infatuata ovvero “il narcisista”. Sono al limite e non so che devo fare. Come vi è scritto qui, è vero sono affamata d’amore e sto cercando in tutti i modi di migliorare questo mio comportamento.

    Rispondi

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