Masturbazione femminile, ancora un tabù. Le donne lo fanno e non lo dicono

Masturbazione femminile - maturazione femminile

La masturbazione femminile ha, da sempre, disseminato ansie e dubbi.
Chi considera la masturbazione appannaggio del genere maschile. Chi pensa che la masturbazione femminile sia un vero surrogato per compensare una vita sessuale scadente. Chi pensa che la masturbazione femminile sia invece un chiaro segnale di perversione o di ingordigia sessuale.
La masturbazione femminile, invece, è esattamente come quella maschile.

Riflessioni sulla masturbazione femminile

Nel nostro paese l’educazione affettiva e sessuale non è un percorso formativo obbligatorio, così, i nostri ragazzi crescono nella terra del non detto, della censura e della sperimentazione in auto gestione, tra disfunzioni sessuali e sensi di colpa.
La masturbazione femminile, importante e utile tanto quanto quella maschile, è quel percorso di conoscenza psico-corporea integrato alla conoscenza dell’immaginario erotico che la donna intraprende sin da ragazzina che l’accompagna poi alla dimensione del piacere adulto.
Le pazienti vaginismiche, per esempio, durante la loro crescita sessuale ed emozionale, hanno saltato del tutto la fase dell’autoerotismo.
Sono donne che non si conoscono sessualmente, non hanno mai toccato i loro genitali, dei quali sconoscono l’anatomia e il funzionamento, per i quali provano disgusto e marcato imbarazzo.
L’educazione o la non educazione ricevuta gioca un ruolo fondamentale sulla loro sessualità e sull’errata convinzione della non importanza della masturbazione.
Molte donne, non soltanto le donne vaginismiche, considerano la masturbazione inutile, superflua, sostitutiva del fare l’amore, marcatamente triste.
Alcuni genitori vietano del tutto ai propri figli di toccarsi i genitali, rimproverandoli aspramente e dando vita a un blocco psichico ed emotivo. Il piacere diventa un problema, la masturbazione si trasforma in un dramma e sfocia in atroci sensi di colpa postumi.

Masturbarsi fa male? Il ruolo dei genitori

No, praticare autoerotismo fa bene.

La masturbazione insegna alla donna la strada verso il piacere, insegna al suo partner come poter fare, si crea una sorta di apprendimento al piacere.
C’è una strettissima correlazione tra masturbazione e qualità della vita sessuale di chi la pratica.
Molti studi di psico-sessuologia dimostrano che le donne che si dedicano alla masturbazione hanno una vita sessuale molto più attiva e soddisfacente, perché sono donne che si conoscono, che non hanno paura di provare piacere e di sperimentare, da sole o con il loro partner.

Come comportarsi di fronte all’esplorazione dei genitali in età pediatrica?

La masturbazione è un fatto privato e tale deve rimanere.
Quando un genitore si accorge che la bambina – ancora di più del bambino – pratica la masturbazione, si arrabbia, si spaventa, mette in atto tutte le strategie affinché smetta, con il rischio di creare traumi.
Il primo suggerimento che sento di dare ai miei lettori, è quello di intervenire soltanto se la bambina viene sorpresa a farlo in pubblico, davanti ai compagni o ai familiari.
Le parole da adoperare devono essere chiare, dolci, comprensive, empatiche, mai offensive, colpevolizzanti o punitive.
Il tono di voce rassicurante e contenitivo, spiegando che non si tratta di una malattia, o di qualcosa di sporco o di sbagliato.
Diventa indispensabile spiegare alla bambina che è del tutto normale che provi piacere nell’accarezzarsi, ma che sarebbe il caso di farlo quando è da sola.
Una cosa da non fare mai è colpevolizzare il desiderio perché il divieto introiettato e la vergogna provata potrebbero compromettere il normale funzionamento sessuale dell’adulto.
Evitare così che la masturbazione venga poi associata a colpa, vergogna, schifo o a malessere psico-fisico.
Sarebbe utile integrare questi suggerimenti con elementi di educazione emozionale e sessuale, percorso che sana la discrepanza tra falsi miti e realtà in ambito sessuale, e che fornisce elementi di chiarezza clinica sui genitali, sulla loro funzione e sulle possibili sensazioni correlate.

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Maturazione Femminile, tutto quello che c’è da sapere sulla ragazzina che diventa grande

Maturazione Femminile

La guardi e la vedi così diversa. Confusa.
Sognante. In transito verso. Da mamma vorresti dirle tutto, come funziona il mondo, il suo corpo, quello dei ragazzini, tradurre il suo disagio in emozioni, ma lei è lì dentro una chat estraniata dal mondo, dietro la sua muraglia adolescenziale, perfettamente trincerata nel suo silenzio assordante.
Ecco a voi la famigerata crisi adolescenziale.

Maturazione femminile, un passaggio difficile

L’adolescenza è quell’età in cui i ragazzi non sanno se continuare a picchiare le ragazze o cominciare a baciarle
Gene Wilder

La crisi adolescenziale si snoda in uno spazio temporale che corrisponde alla trasformazione psico-fisica della ragazza.
Appaiono gli sbalzi d’umore, la tensione per quanto si trovano a vivere, le paure e la rabbia improvvisa, unitamente a tanta voglia di crescere.
La maturazione femminile ha iniziato il suo corso.
Noi genitori rappresentiamo lo scoglio su cui infrangersi e allo steso tempo a cui aggrapparsi durante le mareggiate ormonali e relazionali.
Ed è davvero una grande fatica
Noi genitori – nessuno escluso – veniamo messi a dura prova, in quanto la nostra bambina ha un bisogno impetuoso di sciogliere i legami troppo stretti che caratterizzano la sua fase infantile.
I ragazzi, maschi o femmine che siano, hanno urgenza di “rompere il guscio” per venir fuori dalla famiglia-uovo.
Sembriamo sulle montagne russe: oggi dolcezza e fragilità, domani astio e aggressività, il tutto alternando un bisogno di condivisone a un ritiro importante dall’ambiente circostante.
Per noi genitori sarà una vera e propria circumnavigazione tra rabbia e riparazione.

La bambina diventa donna: il menarca

Le ragazzine attraversano un passaggio simbolico: il menarca, cioè il primo ciclo mestruale.
Evento sparti acque tra il prima – la bambina piccola e obbediente – e il dopo, la ragazzina anarchica – autonoma e proiettata verso la vita adulta, verso se stessa, verso l’altro sesso.

Il corpo cambia, cambia la psiche

Freud affermava che l’adolescenza con i suoi tumulti ha un grande ruolo:
 aiutare l’adolescente a staccarsi dai genitori, al fine di costruire la propria identità e raggiungere una maturità fisica, emotiva e sessuale.
La maturazione adolescenziale è un passaggio veramente difficile, caratterizzato da provocazioni e attacchi acuti, risatine sarcastiche, ribellioni e scontri e subito dopo battute d’arresto e destabilizzanti riprese.
Da un lato desidera diventare grande, a tutti i costi, dall’altro fa un passo avanti e uno indietro come il gambero.
Cambia il corpo, cambia l’anima.
Nelle ragazzine il corpo si affusola, i fianchi diventano più morbidi, le gambe e i seni più pronunciati, nei ragazzi si allargano le spalle, la voce diventa roca e testosteronica, appaiono i caratteri sessuali secondari come i peli pubici.

Maturazione e masturbazione

La ragazzina diventa adulta, fa le prove generali, inizia a esplorare il corpo, i suoi piaceri, i sentieri che portano al piacere.
Intorno ai dodici anni circa, compare la masturbazione con stimolazione clitoridea che, a seconda della ragazzina, della famiglia e dell’educazione ricevuta, potrà essere vissuta serenamente o caratterizzata da efferati sensi di colpa.
Ricordiamoci che la masturbazione non va demonizzata, perché rappresenta il palcoscenico dove fare le prove generali per il futuro passaggio dal piacere solitario al piacere condiviso.
La maturazione femminile passa anche attraverso questo.

L’età degli opposti e dei contrari

La tempesta ormonale è in atto e modifica umore e comportamento: un momento sono felici, subito dopo infelici e così via.
È la fase della vita del tutto o niente, dell’amore della vita e della solitudine assoluta, dell’esaltazione e dell’euforia e della depressione più cupa. Il rapporto con il corpo diventa ambivalente e conflittuale: l’adolescente si vedrà brutto, con la pelle deturpata dall’acne, in sovrappeso e così via.
Lo specchio rimanda un’immagine sgradevole e soprattutto non veritiera (appare, spesso, la dismorfofobia).
Il corpo – sede di mille emozioni contrastanti – verrà amato e odiato allo stesso tempo, sarà un corpo da esibire, o meglio postare, oppure da camuffare e censurare.

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La maturazione femminile e la prima volta

La fatidica “prima volta”, cioè il primo rapporto sessuale, è spesso investita di svariati significati simbolici, ma sempre condita da un’infinità di paure, angosce e falsi miti correlati alla sessualità.
Ricordiamoci che il dr. Google docet, e provvederà a sanare ogni dubbio e ogni curiosità in tema sessuale. Il primo rapporto sessuale per le ragazze, detto deflorazione, rappresenta il passaggio simbolico alla vita adulta, con possibile rottura dell’imene.
L’imene, in realtà, può sgretolarsi durante il primo rapporto e rompersi del tutto durante i successivi rapporti sessuali, può sanguinare o meno.
Il primo rapporto sessuale viene sempre associato al coito, tutto il resto non è intimità e non ha grande valore, quindi, o penetrazione o niente, la dimensione del piacere extra coito sembra svuotarsi di valore nel cammino verso la maturazione sessuale.
C’è, infatti, una gran fretta del diventare grandi, con il rischio di smarrire quell’indispensabile triangolo amoroso: psichesoma e coppia.

Una cultura degli affetti: l’educazione affettiva e sessuale, compagna di crescita

Uno degli obiettivi dell’educazione emozionale e sessuale è quello di “de-genitalizzare la sessualità”, di renderla cioè, più ampia, più poliedrica e meno genitalica e riduttiva.
Sarebbe bello insegnare ai nostri ragazzi il linguaggio dell’amore e della prevenzione.
Fargli conoscere e apprezzare una sessualità fatta di pelle e di sensi, di cuore e di emozioni; decisamente meno correlata alla sfera dei genitali, quindi di conseguenza meno ansiogena e disfunzionale.
De-genitalizzare la sessualità non significa eliminare la genitalità dal rapporto sessuale, ma ampliare gli orizzonti sensoriali ed emozionali dei nostri ragazzi; correlare la sessualità a tantissimo altro, oltre al coito.
Il rapporto sessuale penetrativo, soprattutto per i giovanissimi, dovrebbe rappresentare una delle tante variabili dell’intimità, non l’unica, non l’esclusiva.
L’educazione sessuale dovrebbe rassicurarli sul loro funzionamento emozionale e sessuale, e arginare la possibile comparsa dell’ansia da prestazione per i ragazzi (deficit erettivo), e la mancanza d’orgasmo nelle ragazze (anorgasmia coitale) facilitando così la conoscenza reciproca graduale.
Il tempo e la confidenza saranno i compagni di viaggio per trovare strade di accesso al piacere, non esclusivamente genitaliche.

La loro maturazione, la nostra crisi di mezza età

Nella maggior parte dei casi – tranne per le mamme over quaranta – la crisi adolescenziale dei nostri figli corrisponde, dal punto di vista temporale, alla crisi di mezz’età età di noi genitori, e talvolta alla crisi di coppia.
In questo caso la situazione si complica maggiormente; i loro attacchi risuonano dentro di noi con modalità ancora più amplificate.
 Le nostre figlie saranno riservate, spesso permalose ed eccessive, avranno i loro segreti e la loro vita online con le loro segrete connessioni e condivisioni, alle quali a noi non è concesso sbirciare.
Le mareggiate umorali saranno frequenti e rapide, così per tutti noi, si tratterà di una vera navigazione a vista, senza rotte e senza mete.

Cosa possiamo fare noi genitori?

  • Sintonizzarci sulla fase di crescita che nostro figlio sta attraversando, l’alternativa potrebbe essere una sua fuga da noi e una chiusura prematura del conflitto. Quindi silenzi e musi.
  • Non evitare i conflitti – anche se sarebbe più facile dire loro sempre di si – questi rappresentano un luogo simbolico di scambio costruttivo e non demolitivo.
  • Durante questa fase di tumulto dell’anima e del corpo, dovremmo stare loro accanto, sempre, con discrezione.
  • Sarebbe utile tenere sotto controllo quelli che sono stati i nostri conflitti adolescenziali non ancora risolti, evitando così di trasferirli sui nostri figli. (se siamo stati timidi, incompresi ed emarginati, non é detto che anche loro lo saranno. Così, se siamo stai seduttivi, loro potranno anche essere timidi e impacciati).
  • Evitare di pensare che la loro adolescenza sia diversa da quella nostra: cambiano le epoche, ma non la psiche.

L’adolescenza, con le sue maturazioni e i suoi guai, non è una malattia o una patologia da curare, non è nemmeno una problematica sociale da etichettare, patologicizzare e da cui difendersi, è una stagione della vita.
L’adolescenza è un periodo turbolento si sa, ma se si riesce a vivere questa fase senza troppi drammi – loro e nostri – i risultati che si otterranno saranno importantissimi per il loro futuro, rappresenteranno le loro fondamenta psichiche e relazionali.
 La loro crescita, e la nostra sopravvivenza, sarà senza dubbio una grande vittoria.

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Masturbazione femminile video intervista

Masturbazione femminile: le donne lo fanno ma non lo dicono

Quando si parla di autoerotismo, vi è una marcata scissione tra immaginario maschile e femminile.
Il maschio, crescendo, palesa la necessità di praticare l’autoerotismo, in quanto tappa fondamentale della crescita psico-sessuale; lo pratica stabilmente quasi a conferma della propria salute sessuale, sano, ludico e, talvolta, di gruppo.
Spesso infatti, lo condivide simpaticamente all’interno del gruppo dei pari, vantando il numero di volte possibili e fattibili, come se fosse un vero trionfo, un successo, un’affermazione di sé.
Per l’universo femminile, l’accesso al mondo del piacere avviene quasi sempre “per e con l’altro”; praticare l’autoerotismo, viene fatto con estrema segretezza e con  la netta convinzione, frutto di antichi retaggi culturali, che incarna un surrogato e un sostituto di un “piacere condiviso”.

Nell’immaginario collettivo, la presenza dell’autoerotismo correla con una scadente vita di coppia?

Per la mentalità femminile, il provare piacere e basta non è sufficiente.
Spesso la masturbazione femminile non solo non è contemplata come indispensabile alle varie fasi di crescita, ma viene messa al rogo dalle fantasie e vissuta come “sostituto” di un legame d’amore o comunque emozionale e sessuale.
Secondo la cultura dominante, la donna non può accedere al piacere da sola, nonostante la rivoluzione sessuale del sessant’otto, ma deve essere “altro” da sé a effettuare l’iniziazione al piacere dei sensi.
Nell’immaginario collettivo, la masturbazione, ancor di più la masturbazione femminile, viene associata all’età dell’adolescenza o a una condizione di solitudine, raramente viene considerata lecita e con possibilità di coesistenza, all’interno di una relazione di coppia stabile.

Il significato della masturbazione

L’autoerotismo è un momento di incontro con se stessi, con la propria corporeità e sensorialità e, soprattutto, con il proprio “immaginario”. È spesso abitato da fantasie erotiche che, nell’incontro con l’altro, vengono censurate.
Per noi sessuologi clinici, è un valido strumento diagnostico e terapeutico, spesso, infatti, in sede di terapia sessuologia viene prescritto, per valutare le cause di un possibile calo del desiderio sessuale e per poter ritrovare l’accesso al piacere, magari smarrito o mai raggiunto all’interno della coppia.

Donne e orgasmo

Molte donne riescono a raggiungere l’orgasmo solo mediante la masturbazione e, in seguito, con l’ausilio di una terapia sessuologia adeguata, riescono a traslare quest’esperienza solitaria al piacere condiviso.
Il piacere solitario, però, viene spesso vissuto dal partner, come un sostituto del piacere condiviso e viene letto come un chiaro attacco alla sfera dell’autostima e del narcisismo, interpretando tale gesto come un “sostituto consolatorio” di una vita sessuale non appagante.
Il partner spesso sviluppa un delirio di gelosia:

  • Gelosia dell’immaginario della partner.
  • Gelosia delle sue fantasie erotiche, a cui lui spesso non ha accesso.
  • Gelosia della masturbazione femminile, se non rivalità.

Autoerotismo femminile: da minaccia ad ausilio

Si può però trasformare l’autoerotismo da minaccia al rapporto di coppia a un “elemento di condivisione”, promuovendolo a supporto per una sessualità sopita e a elemento di complicità ed empatia orizzontale.
L’autoerotismo femminile è di fondamentale importanza perché serve alla conoscenza della fisicità della donna e al percorso – spesso impervio – che porta al piacere.
L’unica strada verso il superamento dei pregiudizi e dei condizionamenti morali è l’educazione emozionale e sessuale.
Processo formativo ed educativo che dovrebbe avvenire in maniera precoce in famiglia e a scuola, al fine di formare gli adolescenti di oggi che saranno gli adulti di domani, per diventare, ci auguriamo, sani, consapevoli e scevri da condizionamenti morali e sessuofobici.
L’educazione sessuale rappresenta la strada verso una ”alfabetizzazione sessuale”!

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2 Commenti. Nuovo commento

  • Non vedo perché mai le donne dovrebbero masturbarsi.

    In mancanza di meglio, possono facilmente trovare (a meno che non siano proprio inguardabili, ma sono casi rari) un uomo non orripilante con cui fare del sesso senza complicazioni sentimentali.

    Anzi, la maggior parte degli uomini non desidera di meglio.

    Oggigiorno non mancano le occasioni d’incontro, anche su Internet, e non esiste più il tabù per il quale le donne non potevano vivere avventure occasionali.

    Possono fare eccezione le donne che hanno difficoltà ad avere l’orgasmo nel rapporto a due (o hanno un compagno o marito sessualmente incapace e non vogliono tradirlo, ma in genere lo tradiscono ben presto), per le quali la masturbazione può essere una valvola di sfogo.

    Rispondi
    • Valeria Randone
      10 Ottobre 2016 09:58

      Gentile Utente,
      Come avrà letto nel mio scritto, l’autoerotismo – al maschile e al femminile in egual misura – segue ben altri percorsi dal piacere condiviso.
      Non dipende da non trovare un partner con cui avere rapporti sessuali, ma è un momento di incontro privato, percorso parallelo alla vita di coppia.
      Cordialmente

      Rispondi

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