La verginità maschile. Gli uomini vergini adulti e gli incels

Verginità maschile

La prego dottore mi aiuti. Non ho più erezioni spontanee, non ho più erezioni mattutine, non ho più erezioni notturne. Sono diventato impotente.

Molti uomini, giovani e meno giovani, gridano all’impotenza. Alla catastrofe della loro vita sessuale (la dimensione autoerotica non è sessualità). Si tratta invece di uomini soli che non hanno mai avuto una donna, forse, un po’ in ritardo, nonché profondamente spaventati, rispetto alla loro prima volta amorosa.
Quando in sede anamnestica il professionista chiede se la mancanza d’erezione si manifesta durante il coito o prima, il paziente risponde candidamente che lui non ha “mai” avuto rapporti sessuali in vita sua. Quando parla di mancanza d’erezione si riferisce alla masturbazione.

La verginità maschile

Quando parliamo di uomini e della loro prima volta, in realtà, non è corretto utilizzare il termine “verginità”, terminologia che si coniuga esclusivamente al femminile.
La verginità della donna è sigillata dall’integrità dell’imene, la cui deflorazione avviene in concomitanza del primo rapporto sessuale. Un passaggio simbolico, ritualizzato, che nella storia ha assunto varie connotazioni emotive e affettive.
Il primo rapporto sessuale nell’uomo non ha un nome, non è rappresentato da un simbolismo ben preciso, non incarna nemmeno un rituale di passaggio. È spesso connotato (e ritardato) da frequenti quote d’ansia.
La verginità maschile viene vissuta dall’uomo come una vera punizione, viene associata a impaccio, a una scarsa capacità seduttiva, a un bisogno impellente di avere il primo rapporto sessuale, il più precocemente possibile. Con chiunque, ovunque, da coinvolti o meno. Finanche a pagamento, come se la sessualità mercenaria fosse la panacea per tutte le ansie o angosce.
Il primo rapporto sessuale svolge una funzione rassicurante; l’uomo, o il giovane uomo, grazie alla sua prima volta transita a una dimensione di maschio adulto, dall’identità sessuale certa; con una sorta di gara silente tra coetanei.
In passato i padri erano soliti accompagnare i figli appena maggiorenni dalle professioniste del sesso per evitare pericolosi e ansiogeni ritardi della prima volta, e far sì che i loro figli potessero accedere velocemente alla vita sessuale adulta. La sessualità mercenaria non è immune da rischi e da traumi, talvolta questa esperienza diventa devastante sul piano psichico e fisico. Quando un giovane uomo non riesce ad avere un’erezione con una escort pensa di essere grave, anzi gravissimo, e che per lui non ci sono speranze per poter vivere una vita sessuale e adeguata.

Il paradosso del monitoraggio delle erezioni senza rapporti sessuali

La richiesta del paziente in panne sul piano psichico non è quella di risolvere la sua astinenza ad oltranza e le sue difficoltà relazionali, ma di mantenere immutata la sua condizione di isolamento affettivo e di autoerotismo assistito, sostitutivo di una totale mancanza di piacere condiviso.
Chiedono, nella migliore delle ipotesi, la prescrizione di farmaci pro-erettivi per riavere le loro erezioni smarrire e poter continuare a visionare pornografia, nella peggiore, li acquistano online, in autogestione.
Il paziente psicogeno si riconosce subito.

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L’identikit del paziente ansioso. Il lutto dell’esser sani

Il paziente ansioso è giovane, è appunto ansioso, è spaventato e soprattutto è alla ricerca di una diagnosi che attesti la sua malattia. La gravità della sua condizione clinica.
È un paziente che viene intrappolato nel vortice del pellegrinaggio diagnostico: girovaga da un medico all’altro, spende davvero tanti soldi per viaggi e spostamenti perché colto da esterofilia.
Più viaggia, più spende, più medici blasonati sul piano scientifico e mediatico contatta, più diagnosi confuse riceve, più penserà di essere un malato grave.
Quando tutti, di concerto, gli diranno che non ha assolutamente nulla di organico ma dovrà affrontare le cause psichiche o relazionali del suo disagio, il paziente psicogeno vivrà quello che noi sessuologi chiamiamo “lutto dell’essere sano”.

Il paziente psicogeno, inoltre, è un paziente in cura dal dr. Google

Il dr. Google, grazie alla sua disponibilità e facile fruibilità, è stato promosso a guru della salute sessuale, della diagnosi fai da te e della cura. Che cura non è.
Internet rimane, purtroppo, ancora il primo interlocutore in tema di salute sessuale.
Il web vince su tutto: batte i clinici formati e qualificati uno a zero. È riservato, non mette in imbarazzo chi si rivolge a lui, non pone domande imbarazzanti perché non raccoglie l’anamnesi o la storia del paziente e del sintomo, non guarda negli occhi evocando emozioni, è sempre online, anche di notte e i giorni rossi, e lenisce l’ansia.

Quindi, ricapitolando, il paziente psicogeno cerca la diagnosi on-line inserendo il nome dei sintomi, come se fosse l’elenco della spesa, trova una pseudo-diagnosi e facili soluzioni a portata di click.

Si tratta di di giovani spaventati, che non accettano nel modo più assoluto di avere una psiche, delle problematiche inconsce o relazionali e una sessualità correlata alla salute psichica e relazionale. Immaginano di dover funzionare sessualmente sempre, con chiunque, in ogni condizione, fisica, emozionale e psichica. E quando non trova una diagnosi che attesti la sua condizione di gravità sessuale inciampa nella diagnosi falsa della fuga venosa.
Il paziente psicogeno è un paziente permaloso, suscettibile, si sente profanato e non compreso da un clinico che non riconosca la sua malattia. Quindi, spesso consulta i professionisti, ma al tempo stesso li attacca con ferocia perché spaventati.

Qualunque diagnosi clinica – non dimentichiamo che è un paziente che non si ferma facilmente ma che persevera con le viste e con gli accertamenti – che non confermi la causa organica del suo disagio verrà rifiutata con ferocia e determinazione.
Se il clinico, con garbo e professionalità, prova a spiegargli la multifattorialità del suo disagio sessuale, lui diventerà irascibile, intrattabile, con il rischio di sconfinare in un attacco acuto di cattiva educazione. Seguono le stellette su Google al professionista, come se fosse una pizzeria, e gli attacchi pubblici e online. Ed è un paziente che non si ferma mai dallo stesso professionista per più di qualche seduta.

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Il paziente psicogeno ha un eloquio infarcito di termini medici, perché ha studiato online. Quindi parlerà di fuga venosa, di ecodoppler, di dosaggi ormonali, di problematiche veno occlusive, di ritmo arterioso regolare, di deficit arterioso o meccanismo veno-occlusivo continente, e così via.

Terapia no stop

Proseguire senza farmaco “salva vita e salva coppia”, per il paziente psicogeno è impensabile, così farà di tutto per ricevere una diagnosi di un disagio sessuologico cronico per non affrontare le sue emozioni o ciò che è stato accuratamente celato sotto il sintomo.

Spezzone di una consulenza

Giulia e Andrea, una coppia vergine

Giulia ha 25 anni. È nata e crescita in una famiglia molto unita e molto (forse troppo) religiosa. Non ha mai ricevuto nessun rudimento di educazione emozionale e sessuale, ma il messaggio tacito ma possente della sua famiglia era sempre lo stesso: non avere nessun rapporto sessuale prima del matrimonio.
Andrea nasce in una famiglia di paese, viene cresciuto a pane e sensi di colpa. Lo hanno educato al senso del dovere e mai al piacere.
Mai una pizza, mai una vacanza, mai una gita fuori porta; sempre tanto studio, tanta fatica, tanta religione, le messe obbligatorie ogni domenica.
Andrea soffre di ansia, ma la ignora. Reagisce allo stress praticando la masturbazione alternativa.
Si masturba a pancia in giu. Non sa che si tratta di un comportamento sessuale disfunzionale, gli da piacere, si placa, dorme ed evade dallo stress e dalla pressione familiare. Non usa le mani così si sente meno in colpa, ma il traumatismo sessuale continua a fargli compagnia ogni giorno della sua vita. Pratica la masturbazione alternativa ogni girono, due, tre, finanche cinque volte al giorno: quando deve dare un esame o deve fare qualcosa che gli procura ansia.
Giulia incontra Andrea e il suo cuore comincia a battere.
Si frequentano, si innamorano, si fidanzano. Il loro amore cresce a dismisura, non si deflette, sopravvive a ogni avversità. Decidono di comune accordo di non avere nessun rapporto sessuale prima del matrimonio, le loro coscienze non glielo permetterebbero.
Terminano gli studi, iniziano a lavorare e si sposano. Sperano che la fede al dito spazzi via le loro incertezze e paure, ma questo non succede. Tentano di avere il loro primo rapporto sessuale e non ci riescono. Si deprimono, piangono, pregano. Sono disperati.
Mi consultano lo scorso settembre perché pensano che la strada giusta sia la terapia sessuologica. Settembre è il vero capodanno; è il mese dei bilanci, degli inizi, dei buoni propositi, anche terapeutici.
Prima di giungere in studio hanno effettuato varie visite e nessun medico gli ha mai diagnosticato nulla di organico, e al contempo, nessuno gli ha segnalato una strada alternativa da poter seguire. Trovano il mio sito, leggono, si identificano, si rivedono, e mi raggiungono. La prima consulenza è per me già diagnostica, credo di avere le idee abbastanza chiare, ma mi prefiggo ugualmente un altro incontro per approfondire alcuni aspetti che hanno bisogno di più ascolto.
Hanno uno sguardo mesto e triste. Lei parla di più, mi racconta, mi guarda dritta in fondo al cuore, spera di ricevere delle parole di conforto per così tanto dolore. Lui sta zitto, interviene poco, giocherella con le chiavi della macchina, nella speranza di trovare sollievo per l’ansia.
Programmiamo le due sedute individuali. È subito chiaro che Giulia soffre di un vaginismo e Andrea di masturbazione alternativa e compulsiva, che porta con sé deficit erettivo, calo del desiderio e anorgasmia.
Siamo in cammino, la terapia sessuologica sta già dando i suoi frutti, i loro occhi sono sempre più sorridenti.
Sono trascorsi soltanto sei mesi da quel nostro settembre: Giulia e Andrea non sono più una coppia vergine.

Il primo colloquio. Nel mare magnum delle diagnosi clinica

Il nostro paziente, dopo avere girovagato tantissimi studi medici e siti, approda anche da noi.
Durante il primo colloquio ci racconta con dovizia di particolari tutte le indagini svolte, le trasloca da un medico all’altro, omettendo alcuni risultati per evitare che il nuovo clinico possa confondersi o avallare le precedenti ipotesi di “etiologia psicogena” del deficit erettivo o della sua eiaculazione precoce.
È un paziente che manipola, che seduce, affogato nella sua disperazione da non accettazione di un problema psicogeno.
Ė un paziente che parla con termini tecnici, forbiti e introiettati.
Ci parlerà di frenulo corto, di iper sensibilità del glande, di fuga venosa, di testosterone basso, e chi più ne ha più ne metta.

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Dalla verginità alla misoginia alla violenza di genere

C’è anche chi non approda mai al primo colloquio, e sono i celibi involontari, o vergini adulti, detti in inglese incels.
Gli invoulontary celibate, single per presunta scelta degli altri.
Sono uomini che invece di corteggiare una donna la denigrano, la attaccano, la insultano, perché sessualmente frustrati, con dei traumi psichici pregressi non risolti, o emotivamente e sessualmente inadeguati.
Le donne che si negano commettono un crimine volontario, così, invece di analizzare le cause della loro verginità o paura della sessualità, mettono al rogo le donne, talvolta, punendole con la violenza (verbale o fisica).
Un po’ come faceva la volpe che non poteva arrivare all’uva e diceva che era acerba.
La misoginia ai tempi di internet dilaga a macchia d’olio, pericolosamente.
Diventa impossibile mettere un lucchetto all’odio verso le donne; i predicatori d’odio aumentano a dismisura, soprattutto quando l’odio rappresenta una malsana strategia difensiva per non amare.
La sessualità va studiata con cura, unitamente al paziente che si rivolge a noi: con empatia, scrupolosità, competenza e affettuosità. La totale assenza di giudizio aiuta il paziente a fermarsi e a risolvere.

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64 Commenti. Nuovo commento

  • E’ spaventoso constatare che al giorno d’oggi l’ostentazione della virilità possa ancora costituire un ostacolo al benessere e all’igiene mentale. Al momento in cui ci si scontra con una difficoltà psicogena l’uomo virile non riesce ad accettare di avere una debolezza, tanto più in un contesto socialmente determinante come l’ambito sessuale: lo stare bene è secondario rispetto al piano della propria dominanza sociale. Un ego così affermato non sorprende che talvolta nasconda invece una grande insicurezza nascosta dietro un’immagine sociale particolarmente gonfiata.
    La decostruzione dei modelli maschilisti-patriarcali è una tappa necessaria al progredire di una società equilibrata: una meta ambiziosa ma che col tempo e una divulgazione attiva può apparire più raggiungibile.

    Rispondi
  • Dottoressa lei semplifica troppo. Sono diversi i motivi per cui si arriva maschi vergini in età adulta. E molti vanno in terapia ma non risolvono il problema. E in realtà sono pochi quelli che passano alla violenza, perchè il vergine adulto in genere non ha aggressività erotica; è un passivo da quel lato. Ben difficilmente si sente di fare violenza sessuale o molestia su una donna, perchè non si sente nemmeno troppo virile.

    Rispondi
    • Valeria Randone
      1 Agosto 2018 08:58

      Buongiorno,
      l’articolo, come tutti, rappresenta un pezzetto in pillole del tema trattato.
      Virilità e violenza non sono sempre correlati.
      Cordialmente

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  • Più che altro l’articolo è un po’ confuso. Prima si parla dei giovani uomini vergini, poi si introduce un discorso legato all’ansia di questi uomini vergini. Questi richiederebbero farmaci proerezione e una conferma di un problema organico. In realtà il ragazzo vergine non ha quasi mai problemi di erezione o cose simili. E ansioso, sì, ma per il timore di essere poco dotato fisicamente e soprattutto di non essere attraente, ma non c’entra nulla l’erezione. Poi sul discorso dei vergini in età adulta, i cosiddetti incels, si sta facendo un sacco di inutile analisi sociologica. Sono persone che si sentono profondamente difettose, spesso molto timide e vittime di esperienze svalutanti. Quasi mai passano alla violenza fisica e semnai sono degli aggressivi-passivi tendenti alla depressione. Lo scrivo perchè ne faccio parte.

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  • Bellissima analisi esatta ed esaustiva. Ma soluzioni? Tipico di chi approfitta per il suo tornaconto. È come se avesse detto maschi italiani vi invito ad un suicidio collettivo così fate posto ai migranti che sono più belli, non sono obesi, non sono mammoni, con le donne ci sanno fare………. a dimenticavo non sono misogeni……

    Rispondi
  • sono un uomo di 36 anni, non sono mai stato in intimità con una donna in vita mia ed è un fatto che mi distrugge, tanto che da circa 12 anni mi ha trascinato in una depressione persistente (a 24 anni infatti ho inziato ad angustiarmene e a cercare una via d’uscita). Ho fatto tentativi su tentativi per uscirne (i miei tentaivi di approcciare persone dell’altro sesso mi sono costati una fatica tanto ingente quanto vana), ne ho parlato con gli psicologi, ma nessuno ha mai potuto aiutarmi. Vorrei sapere se esiste una categorizzazione clinica per gli uomini nel mio stato, tale da consentire un aiuto specifico. Avrei tantissime altre cose da dire circa il mio profilo personale, ma dovrei dilungari moltissimo.

    Rispondi
    • Valeria Randone
      25 Marzo 2019 07:14

      Buongiorno,
      non deve “parlarne” con uno Psicologo, non basta, ma andare in cura da uno psicoterapeuta che sia anche sessuologo clinico.
      Vedrà che risolverà.
      Alle sue domande risponde lo scritto.
      Un cordiale saluto

      Rispondi
      • sono già stato seguito anni fa da una sessuologa-psicoterapeuta e non mi è stata del minimo aiuto. Sia prima che dopo di lei mi hanno seguito altri 5/6 terapeuti di diverse aree disciplinari. Dopo tutti questi anni sono arrivato anon fidarmi + degli psioterapeuti; l’esperienza con loro mi ha evidenziato che il loro fine primario è di farti continuare a venire da loro a prescindere dalla concreta possibilità di essere aiutato; tanto alla fine sono loro a guadgnare tempo e denaro.

        Rispondi
        • Valeria Randone
          26 Marzo 2019 07:05

          Buongiorno,
          non so bene da chi sia andato e cosa sia accaduto, avrà trovato le persone sbagliate o forse le resistenze al cambiamento le impedivano di guarire.
          Non penso che i professionisti guadagnassero tempo con lei,forse denaro, ma il tempo era di entrambi.
          Se cambia idea si documenti al meglio prima di scegliere chi avrà il piacere di occuparsi di lei.
          Un saluto

          Rispondi
  • Rispetto e diritti
    27 Marzo 2019 23:25

    Interessante articolo ma conclusione direi da criticare. Mi spiego. Sembra che si sostiene che la persona di sesso maschile, se è vergine e non si rivolga ad un terapeuta, coltivi ‘automaticamente’aggressività e attitudine violenta verso le donne. Tale tesi mi sembra un pò troppo semplicistica e per certi versi fallace. Ciò, sia per via del fatto che gli episodi che hanno coinvolto individui come Eliott Rodger e simili sono certamente molto gravi ma direi assai marginali e minoritari rispetto al fatto che i femminicidi e gli atti di violenza contro le donne vengono commessi da individui che generalmente sono tutt’altro che vergini e, inoltre, è pur vero che non pochi violenti sessuali ( specie se con caratteristiche personali estremamente narcisiste e sociopatiche) hanno spesso un non trascurabile ‘potere sessuale’ diciamo, Inoltre, questo discorso pare risentire di un ‘paradigma culturale’ dominante e assai diffuso all’interno della nostra società ma, se ci si riflette, è di carattere decisamente sessista ed è fondato sui pregiudizi contro donne e uomini: pregiudizio del ‘victim shaming’, ovvero sia il demonizzare e ridicolizzare i maschi ‘vergini’ mentre le donne che hanno più esperienze sessuali vengono/venivano considerate delle ‘poco di buono’. Su ciò, c’è anche da dire che al giorno d’oggi nella vita reale e quotidiana vi sono relativamente poche persone che ancora etichettano come ‘poco di buono’ le donne ( e generalmente ciò avviene nei commenti dei social o in determinate aree socio-culturali) che hanno avuto/hanno tanti rapporti mentre l’uomo che è ‘vergine’ o ha avuto poche esperienze sessuali viene sempre più spesso ridicolizzato e ‘demonizzato’ e ciò ha comunque delle ‘invisibili’ ma non per questo meno vere conseguenze che possono essere devastanti se non ben gestite ( dagli effetti del quasi sempre invisibili ma comunque importanti e potenzialmente non meno gravi conseguenze… si va dal bullismo e dal mobbing giovanile e un pò meno giovanile, alle possibilità di sviluppo della depressione, di tentativi o messa in atto di suicidio, di ritiro sociale/disturbi alimentari e così via). Ci vorrebbe un cambio di paradigma che porti a modificare questa mentalità sessista e direi discriminatoria che così tanti danni ha fatto e sta facendo.

    Rispondi
    • Rispetto e diritti
      27 Marzo 2019 23:36

      Per specificare, nel commento precedente si afferma che il discorso dell’articolo rientra in un ‘paradigma culturale sessista’ e questo non significa assolutamente che tale articolo sia imperniato su ‘concezioni sessiste’, ma il fatto che la nostra società è ancora dominata da pregiudizi e concezioni sessiste che riguardano ( inconsciamente e non) un pò tutti o quasi. Tra tali concezioni sessiste riconosciute, come già detto, c’è-c’era il fatto di considerare ‘poco di buono’ una donna che aveva tante relazioni e il fatto di considerare uno ‘sfigato’ o un individuo ‘socialmente incapace’ un uomo con poche o nulle esperienze sessuali.

      Rispondi
    • Valeria Randone
      28 Marzo 2019 07:55

      Buongiorno,
      rilegga meglio il testo.
      La verginità maschile, che tra l’altro nemmeno esiste, diventa disfunzionale come quella femminile (che si chiama vaginismo) se si protrae nel tempo.
      Quando non è una scelta voluta ma subita.
      Anche il tema della violenza non è da intendere come lo ha inteso lei.
      Un saluto

      Rispondi
  • Mi perdoni dottoressa. Non mi sembra corretto continuare a dire che la verginità maschile non esiste. Così non fa altro che sminuire, anzi negare un problema. In tutto il mondo, i maschi che non hanno avuto rapporti sessuali vengono definiti vergini, quindi non riesco proprio a capire questa sua ostinata posizione.
    Cordiali saluti.

    Rispondi
    • Valeria Randone
      20 Maggio 2019 07:59

      Buongiorno,
      Come ho già spiegato, l’uomo è sprovvisto di imene. Quindi non viene deflorato e non è vergine.
      Il problema non è semantico-lessicale, ma riguarda la comprensione del perché rimangono “vergini”, o comunque evitano l’intimità.
      Continuare a spostare l’attenzione sulla parola inquisita, giusta o sbagliata, è una strategia per non parlarne davvero.
      Un saluto

      Rispondi
      • Rimango dell’idea che si può essere uomini e vergini. Non è un problema che c’è o meno a seconda dell’imene. E’ un problema psicologico.

        Rispondi
      • Un uomo vergine è colui che non ha mai avuto rapporti sessuali. Questa è la definizione corretta. Perché non ha mai avuto rapporti sessuali? Nella stragrande maggioranza dei casi è perché non si è dato da fare, non ci ha saputo fare quindi non ha saputo coltivare capacità relazionali verso le donne, pur essendo magari una brava persona e ricca di valori. Ma le donne si sa, si eccitano con le parole, non con il silenzio.

        Rispondi
  • Buonasera,
    mi chiamo Giulio, ho 50 anni sono ancora vergine e ho problemi di erezione, non sono socialmente inserito, attualmente sono inoccupato, sono diventato hikikomori da circa 3 anni.
    Qualche terapia o soluzione per uscire dal vicolo cieco.
    Grazie

    Rispondi
    • Valeria Randone
      28 Agosto 2019 19:00

      Buonasera Giulio,
      le suggerisco di rivolgersi a uno psicologo convenzionato, così pagherà un modesto tiket.
      Le auguro di trovare il clinico adatto a lei e alla sua sofferenza.
      Auguri per tutto

      Rispondi
  • ci ho rinunciato, ormai alla mia età non ho neppure attrazione e funzione erettile, credo che mi terrò il mio malessere , perchè spiattellare in piazza i miei panni sporchi.. grazie comunque per il consiglio, ormai è troppo tardi per attuarlo, poi il problema maggiore è che sono un escluso un emarginato un escluso un hikikomori, credo che la sanità dovrebbe riconoscere questa patologia e tutelarci in qualche maniera

    Rispondi
    • Valeria Randone
      30 Agosto 2019 13:55

      Buonasera,
      la sanità riconosce tutte le problematiche psichiche e aiuta i pazienti che desiderano usufruire del servizio psicologico pubblico.
      Auguri per tutto

      Rispondi
  • Purtroppo se sei uomo, ti dovrai sempre attivare tu e quindi se rimani in disparte sei spacciato. Per le donne è diverso. Se sei uomo e passivo, rimarrai solo. Nessuna donna verrà mai a cercarti. Così va il mondo, non c’è nulla di giusto o sbagliato.

    Rispondi
  • Buongiorno Dottoressa,
    non credo proprio che gli incels siano uomini che invece di corteggiare una danna la insultano e la denigrano, dato che la violenza di genere è fatta credo prevalentemente da maschi apparentemente perfettamente “adattati” e con molte relazioni. Il misogneno lo è per esperienza, ma considerare un misogeno un potenziale violentatore non mi sembra corretto.
    Credo che il problema sia la selezione sessuale, ossia che la donna rifiuta un certo tipo di uomini.
    Una cosa che mi ha aiutato a superare il problema esposto è la ricerca di donne che rispondano al mio corteggiamento in modo positivo. Credo che gli incels siano uomini che desiderano avere un rapporto con le donne differente da quello solito, e loro se ne accorgono e li rifiutano. Questa società magari razionalmente non piace a tanti, ma è fatta dall’azione di tutti e produce anche la violenza.
    Imparando a riconoscere i segnali di rifiuto, e fuggendo da chi è evidente che non ci vuole, evita di farci perdere tempo ed energie. Raffinando questa tecnica, col tempo si riescono a costruire relazioni con l’altro sesso, che guarda caso riguardano donne fuori dal comune. Se impariamo a saperci fare credo che essere incels può diventare un modo per avere il meglio.

    Rispondi
  • Sono un vergine adulto e non ho niente in meno rispetto a quegli uomini che hanno usa vita sessuale variegata e soddisfacente. Purtroppo le donne vogliono essere corteggiate, non sono come gli uomini che andrebbero con la prima che gli passa davanti, il desiderio di accoppiamento femminile dipende dal darsi da fare e dal saperci fare dell’uomo. L’uomo che rifiuta questa pantomima, questo teatro, questa presa in giro socialmente accettata muore vergine. La selezione all’ingresso purtroppo è donna, ed ogni volta che c’e una scelta c’è anche una discriminazione (verso chi non è stato scelto perché magari non si è mai esposto). Le donne non potranno mai definirsi libere ed emancipate se faranno dipendere il loro desiderio di accoppiamento dall’altrui darsi da fare e saperci fare perché significa essere soggiogate al cervello maschile. Ma tentare di far capire questo concetto alle donne è più difficile che spiegare i logaritmi alle galline.

    Rispondi
  • Ho trovato l’articolo interessante.
    Una cosa che non vedo mai citare dagli psicologi e psicoterapeuti è l’aspetto fisico.
    Ci sono persone che effettivamente hanno problemi a relazionarsi, a corteggiare nel modo giusto, pur avendo un aspetto normale o piacente.
    Però è anche vero che un certo aspetto fisico (non piacente) può portare anche a tantissimi rifiuti in campo sentimentale e sessuale.
    Che, specie in giovane età, dove si fanno le prime esperienze sentimentali, l’essere o meno piacente non faccia alcuna differenza,…che sia solo e sempre una incapacità di relazionarsi con le donne?

    Rispondi
    • Valeria Randone
      16 Dicembre 2019 22:11

      Buonasera e grazie per le sue note.
      Esistono anche persone belle ma incapaci di relazionarsi con il femminile, e meno belle ma con un buon livello di autostima, auto ironia e simpatia. Decisamente più seduttive.
      La fisicità non è la sola arma di seduzione.

      Rispondi
  • Ci sono diversi consulti a psicologi e psicoterapeuti sul motivo per cui vengono rifiutati.
    Parlavo dell’aspetto fisico perché anche quello incide nella valutazione di un partner.
    Può essere che alcuni uomini abbiano problemi relazionali con le donne, specie se rientrano nella norma.
    Spesso attribuiscono la colpa al loro aspetto, perché non corrispondono a determinati canoni di bellezza oggettiva.
    Però è anche vero che esiste la bruttezza oggettiva e qualcuno la possiede.
    Parlo di consulti, perché noto che diverse donne si lamentano che magari si trovano bene con un uomo ma fisicamente lo trovano brutto.
    Che l’aspetto fisico abbia poca rilevanza?
    Per capire quanto l’aspetto incide nella scelta del partner, occorrerebbe fare uno studio scientifico su coppie già formate.
    Il limite spesso in campo psicologico è la scelta dei campioni rappresentativi, le variabili in gioco, i risultati che si ottengono e la loro interpretazione.
    Questo porta altresì ad avere diverse filosofie in campo psicologico con lo psicoterapeuta che ha lui stesso una visione soggettiva della realtà.

    Rispondi
  • diogene
    anche io ho 49 anni e non ho mai avuto rapporti con donne nemmeno da giovane, non sono gay, ma non provo attrazione. credo sia un blocco mentale o il posto dove vivo, abito in un piccolo centro di campagna isolato, comunque per me non è un problema, ma sono additato come quello strano in quanto è risaputo che non ho avuto mai alcun rapporto col sesso opposto, credo che siamo una minoranza occulta, i gay sono usciti allo scoperto noi invece siamo ancora in incognito, siamo emarginati e stigmatizzati peggio dei gay e dei depravati o altro almeno loro hanno una identità sessuale noi non siamo ne carne ne pesce viviamo in un mondo nostro una sorta di limbo

    Rispondi
    • Valeria Randone
      16 Gennaio 2020 07:12

      Buongiorno,
      non si può accomunare l’omosessualità – che non è una disfunzione o una malattia – alla verginità ad oltranza. Condizione che sottende tante paure e tante difficoltà, da analizzare caso per caso per poter accedere all Amore.
      Un saluto

      Rispondi
      • Quindi la verginità ad oltranza è una disfunzione o una malattia? Se fosse così, sarebbe ora che venisse catalogata nel DSM.

        Rispondi
        • Valeria Randone
          22 Gennaio 2020 07:19

          Buongiorno,
          non è una disfunzione (nel senso stretto del termine) e non è una malattia. È una condizione, presumibilmente transitoria, che caratterizza la vita di un paziente spaventato dalla sessualità.
          Non è importante che sia annoverata all’interno di un manuale, ma è decisamente importante che venga riconosciuta e curata. Con competenza ed empatia.

          Rispondi
    • Un abbraccio

      Rispondi
  • ho 50 anni e sono vergine, devo ritenere di essere uno psicopatico didadattato. in che patologia potrei essere collocato e classificato? consiglia ad un uomo adulto le prime volte di rivolgersi a escort professioniste per sciogliere il ghiaccio e abbattere gli eventuali complessi mentali? grazie

    Rispondi
    • Valeria Randone
      20 Maggio 2020 07:04

      Buongiorno,
      la escort non è una psicoterapeuta né una psicoterapia.
      Se non ha avuto nessun rapporto sessuale sino ad adesso dovrà fare amicizia e pace con quello che le ha impedito di amare sino a questo momento.
      La sessualità non è un fare, ma un essere.
      Auguri per tutto.

      Rispondi
  • cosa potrebbe essere stato la causa scatenante, lei in generale che terapia adotta in questi casi? io ho perso anche il desiderio sessuale, non provo attrazione e non ho erezioni scusi la volgarità. grazie per la sua gentile disponibilità, capisce bene è un problema delicato da affrontare a 4 occhi con uno specialista, una persona va preeparata in maniera appropriata . grazie ancora, saluti levin

    Rispondi
    • Valeria Randone
      20 Maggio 2020 18:28

      Salve,
      le ho già risposto in email, ma le rispondo ugualmente in pubblico, così la mia risposta può servire a chi ci legge.
      La cura dipende dalla diagnosi, dal paziente, da mille altro fattori.
      Nell’articolo, e non soltanto in questo, trova la spiegazione di diagnosi sessuologica.
      Il desiderio sessuale ipoattivo e il deficit erettivo necessitano di ulteriori diagnosi cliniche.
      Un cordiale saluto

      Rispondi
  • grazie mi scusi per il disturbo , saluti levin

    Rispondi
  • Io ne conosco tanti di 50 enni che non sono mai stati fidanzati, sono persone estroverse nei più dei casi, il problema è che non sono piacenti e non suscitano attrazione fisica

    Rispondi
    • Come me appunto. Solo che sono anche un po’ introverso oltre a non essere piacente. Non so però se l’introversione sia una conseguenza. Se fossi stato bello, e quindi più ricercato dalle ragazze, avrei visto la vita con altri occhi e con altro spirito.

      Rispondi
  • Anch’io ne ho 52 di anni, senza mai neppure un bacio da una donna. E cosa fare? Niente, cosa vuoi fare. Compensi un po’ con l’autoerotismo e poi segui altre attività piacevoli, nel mio caso sport attivo, ma anche ad es. mi piace seguire le corse ciclistiche in tv. Oltre ovviamente agli impegni obbligatori per tutti, lavoro e gestione domestica. Mia madre è anziana e ha bisogno di assistenza, è lei la mia famiglia.
    Cause: molteplici, un groviglio di elementi che hanno prodotto la mia situazione. Facendo autocritica: posso dire che mi è mancata l’arte di interessare le ragazze. Soluzioni: nessuna, perché se anche mi si presentasse Venere su di una conchiglia, diffidente come sono diventato, ci penserei 1000 volte per evitare una fregatura.
    Quello che volevo sottolineare però è che persone (uomini e donne) che non hanno mai conosciuto l’amore sono sempre esistite: erano le cosiddette “zitelle” fra le donne, mentre fra gli uomini erano persone che passavano il tempo libero, dopo il lavoro in campagna, nelle osterie a giocare a carte con altri uomini. Ho avuto zie e zii così, non so quanto pesasse loro la mancanza di affetti amorosi, forse non c’erano i media che martellavano con le immagini della famiglia felice, con le influencer e le vip da giornali patinati, e quindi non si crucciavano per la propria condizione ritenendola normale. Comunque la non affettività non è certamente la condizione ideale, ma neanche, direi, un caso nazionale da farne una malattia.
    Cordiali saluti.

    Rispondi
  • buonasera,
    mi sembrava di aver lasciato un commento un paio di mesi fa, che ora non vedo piu. evidentemente non e’ risultato a lei gradito perche’ non concorda con la sua visione della misoginia.. non mi sembra pero’ un comportamento maturo evitare le opinioni contraddittorie, non trova ? se invece ho postato il commento su un altro articolo, mi scuso per il disguido

    Rispondi
    • Valeria Randone
      5 Gennaio 2021 09:06

      Buongiorno,
      non so a quale commento lei si riferisca.
      In ogni caso i commenti prima di essere pubblicati vengono moderati.
      O non lo ha scritto qui. O non era adeguato. O era polemico.
      Non è obbligatorio che tutti i commenti vengano pubblicati, non si tratta di un forum pubblico ma del mio sito.
      Qui si parla di verginità maschile, senza polemiche sterili.
      Un cordiale saluto

      Rispondi
  • Mi perdoni ma devo criticare l’ultima parte dell’articolo.
    Sembra quasi asserire che ogni individuo maschile che arriva all’età adulta senza esperienze sessuali possa essere definibile “incel”.
    Il termine indica una sub-cultura online ben specifica, non una situazione a cui arriva per forza un “vergine” adulto e trovo sinceramente deleterio il modo, secondo me, superficiale con cui è stato trattato un argomento come questo (quello degli “incels”, tema più definibile dalla sociologia che dalla sessuologia a parer mio).
    Ovviamente mi scuso in anticipo se invece ho male interpretato quella parte.

    Rispondi
  • Una cosa andrebbe chiarita.
    E’ normale o no che un incel soffra? Se sì, ha diritto a lamentarsi o no? Ha diritto a porre domande anche in questo sito, con la dovuta educazione (senza ingiuria o diffamazione, ci mancherebbe), anche se certe domande possono talvolta non piacere, irritare, o mettere in imbarazzo?
    Se ci sono soluzioni concrete al’incellitudine, perché non specificarle?
    Ad esempio, molti professionisti spiegano come affrontare il diabete, la miopia, ecc…
    Se un incel è tale perché si basa su verità distorte, allora perché non palesare quelle corrette! Non dovrebbe essere difficile (sarebbe interessante ricevere una risposta).
    Se invece si basa su verità corrette, perché trattarlo?
    Se infine si basa su verità parzialmente corrette, perché non indicare allora quelle scorrette da scremare?

    Rispondi
    • Valeria Randone
      17 Febbraio 2021 07:16

      Buongiorno,
      lei con le sue continue richieste e polemiche mi ha veramente stancata.
      Il sito, il mio sito, non spaccia soluzioni uguali per tutti, ma indica la possibile strada da intraprendere con aiuti mirati. E non disserta, inoltre, su teorie o ipotesi diagnostiche.
      Un cordiale saluto

      Rispondi
  • Buonasera dottoressa Randone,
    soffro di un disturbo della personalità con tratti depressivi e psicotici con discontrollo degli impulsi di rabbia. Ho avuto diagnosi anche di marcato autismo con evitamento all’età di 29 anni. Ora ne ho 49 e grazie alla terapia farmacologica sono molto più socievole ed estroverso. Sono stato ricoverato per 4 anni e mezzo in due comunità di riabilitazione psichiatrica. Nella prima sono stato dimesso per agiti pantoclastici dopo pochi mesi, nella seconda per oltre 4 anni. Ero molto chiuso in me stesso perchè assumevo un terapia molto sedativa. In questa seconda comunità avevo un minino di rapporto con una donna affetta da depressione, anoressia e, durante il percorso riabilitativo, ha scoperto di essere ammalata di sclerosi multipla. Le ho confidato che non avevo mai fatto l’amore, sia perchè sono una persona sin troppo sincera, sia forse perchè mi fidavo di lei. Dopo le auto dimissioni questa donna è stata ricoverata in un centro per disturbi alimentari e successivamente ci siamo rimessi in contatto con i social. Ci siamo visti 2 volte e la seconda mi ha detto che mi trova un pò insicuro e lei cerca la sicurezza in un uomo. Ci scambiamo messaggi tutti i giorni, anche un semplice “buon giorno”. Sinceramente, dottoressa, desidererei che questa donna volesse da me un rapporto più profondo che una semplice amicizia. Io sono già contento di averla come amica perchè nella mia vita di amicizie, sia femminile che maschili, non ne ho quasi mai avute. Sono seguito da un centro pubblico di salute mentale. Sto sperimentando da 2 mesi una vita autonoma in quanto con la mia famiglia avevo comportamenti aggressivi anche a causa della demenza degenerativa che ha colpito il mio anziano padre. Questa donna ha avuto delle relazioni sentimentali in passato e ha un buon rapporto con un ex fidanzato. Anche se mi scrive il contrario penso che abbia paura di me, forse in maniera inconscia. E’ possibile che questa donna mi consideri “un pò insicuro” solo dopo 4 ore trascorse assieme dopo 2 anni in cui ci siamo persi di vista? Non le ho confidato che sono innamorato di lei ma penso che lo sappia perchè è una ragazza intelligente. Lei dice che mi sono costruito nella mia mente un qualcosa che non esiste, ma il mio sarà un amore psicotico o idealizzato, ma è un modo di amare anche il mio. Delle volte faccio strani sogni che la riguardano e glielo scrivo. Secondo lei, dottoressa, è possibile una relazione sentimentale tra 2 persone problematiche? Sono seguito da una psicologa psicosomaticista per cercare di gestire meglio la rabbia, ma con scarsi risultati. La mi amica mi trova fisicamente “normale”, mentre io di lei oltre all’aspetto esteriore apprezzo la sua dolcezza e il coraggio con il quale affronta la vita e le sue patologie. Lei dice che sono innamorato di lei perchè sono l’unica donna che conosco e non posso fare paragoni, ma credo che non si debba conoscere mille donne per innamorarsi di una.
    Le sarò grato se avrà la cortesia di rispondermi.
    Buona notte.

    Rispondi
    • Valeria Randone
      21 Marzo 2021 07:51

      Le auguro che questo amore possa sbocciare e diventare tale.
      Dopo così tanta sofferenza, un po’ di calore e riparazione ci vorrebbe davvero nella sua vita.
      No. Non penso che bisogna conoscere tante donne per amarne una, anzi bisogna avere coraggio per amare. Sempre.

      Un caro saluto. E auguri per tutto

      Rispondi
      • Buongiorno Dott.ssa,
        la ringrazio del suo augurio. Se è possibile e se lo desidera le farò sapere come si evolve il nostro rapporto.
        Buona giornata e buona domenica.

        Rispondi
        • Valeria Randone
          21 Marzo 2021 12:19

          Certo! L’aspetto e faccio il tifo per lei.

          Rispondi
          • Buonasera,
            questa donna vuole da me un rapporto di affettuosa amicizia e io lo rispetto.
            Credo che adesso sia fidanzata e uso le chat per conoscere altre donne. Mi vorrei iscrivere in palestra, a Yoga e andare nei luoghi pubblici per fare amicizie possibilmente femminili.
            Buona serata.

  • Buon pomeriggio, dott.ssa.
    Le posso chiedere quando parla di verginità, come “sintomo” cosa si potrebbe intendere. Cioè sintomo di cosa potrebbe essere? Il mio migliore amico, che si trova in questa condizione, dice di provare troppo dolore (nell’animo e non nel fisico) ma non dice o forse non sa perché. Gli ho consigliato una psicoterapia e dopo che io e altri amici e il fratello ripetevamo questo, ha cominciato la terapia. Ma dopo un anno e mezzo sono cambiate cose nella vita pratica, ma dice che è sempre stanco e prova questo dolore. Anche stamattina, che avevamo una giornata di ferie si è svegliato già stanco e dolorante (dolorante di animo ha detto). Forse io sono l’unica che sa di questa sua condizione di verginità e del fatto che appena una sua relazione con una donna diventa più stretta, lui si allontana e va proprio nel panico e fisicamente diventa sofferente. Ha compiuto da poco 40 anni. Ma ha difficoltà nelle relazioni. A volte sparisce e i nostri amici pensano che sia per lavoro o per qualche donna; a me invece dice la verità e chiede di stare lontana il tempo che si risenta meno stanco e io lo lascio in pace ma in verità lo vedo che usa le energie solo per il lavoro. Suo padre è stato in vita una persona borderline. A volte immagino che il suo bisogno di solitudine o il ritirarsi dalle relazioni sia dovuto all’impegno che gli è costato da ragazzo un padre così impegnativo. Del resto un uomo anche molto carismatico che conquistava tutti noi suoi amici. Forse sono ignorante , ma io ho sempre pensato che se avesse una relazione completa con una donna sarebbe meno dolorante , cioè credevo che il dolore fosse il sintomo? Non potrebbe essere?

    Rispondi
    • Valeria Randone
      26 Giugno 2021 11:32

      Gentile Antonella,
      non è possibile ipotizzare una diagnosi senza paziente, tramite il racconto del suo disagio.
      Da quello che scrive, però, credo che le cause che lo ammanettano alla solitudine del cuore e del corpo siano tante, e andrebbero analizzare una per una.
      Gli suggerisca una consulenza sessuologica: il luogo dell’ascolto e della chiarificazione.

      Un caro saluto

      Rispondi
    • se sei brutto non ci sono possibilità se non a pagamento fine della storia

      Rispondi
  • Massimiliano
    28 Agosto 2021 18:18

    Buonasera dottoressa,
    è la prima volta che mi rivolgo ad una terapeuta del settore. Sono alla soglia dei cinquant’anni, e non sono mai stato in intimità con una donna. Neanche un bacio.
    La cosa comincia a pesarmi enormemente. La mancanza di un contatto femminile, mi devasta ma allo stesso tempo ho paura di arrivare a quel momento e di non essere capito, ma magari solo deriso. Non sono stato un adolescente come tanti, l’approccio sessuale non era nelle mie priorità, cercavo la compagnia femminile, ma non con quello in mente, e non essendo attraente non ho mai ricevuto avance dall’altro sesso. Il tempo è passato e mi ritrovo in questa situazione, apparentemente senza via d’uscita. Qualche mese fa mi sono sottoposto ad un intervento di circoncisione per fimosi congenita. Un problema che mi sono portato appresso per tutta la vita, e che mi faceva sentire ancora più inadeguato, fortunatamente egregiamente risolto. Una piccola iniezione di fiducia e un colpetto all’autostima, ma sono ancora fermo al palo. A differenza di molti che ho letto nei commenti, il mio desiderio è aumentato, e non riesco a rassegnarmi. Vorrei una compagna in primo luogo, e una vita sessuale normale. Purtroppo non ho gran vita sociale e amici “liberi”, e questo rende difficile fare nuove conoscenze. Sto anche seriamente pensando di rivolgermi al sesso a pagamento, per rompere gli indugi.
    Tutto questo mi provoca depressione, e mi leva energie per altri progetti.
    Dovrei rivolgermi ad un terapeuta?
    P.S: mi sono anche dichiarato alla unica migliore amica che ho che conosco da una vita, dopo che si è rifatta viva dopo la separazione, ne ero già innamorato prima, con lei è l’unica con cui ho vuotato tutto il sacco, ma non ho trovato un briciolo di empatia, e soprattutto ho perso anche la sua amicizia.
    La ringrazio se ha voluto seguirmi fin qui. Ogni suo consiglio lo riterrò prezioso. Cordiali saluti.

    Rispondi
    • Valeria Randone
      28 Agosto 2021 18:27

      Buonasera,
      alla sua domanda “devo rivolgermi a un terapeuta?”
      La risposta è assolutamente si, ma a un sessuologo clinico che sia anche psicoterapeuta.
      Sarà il collega, che in sinergia con l’andrologo, in prima battuta, effettuerà una scrupolosa a diagnosi andro-sessuologica, perché una fimosi trascurata e tardiva può avere creato altre problematiche.
      Fatto ciò si analizzeranno le cause del suo ritardo amoroso e si lavorerà in terapia.
      Il sesso mercenario non aiuta.
      Un caro saluto. E auguri per tutto.

      Rispondi
      • Massimiliano
        29 Agosto 2021 11:50

        Grazie mille dottoressa per la Sua gentile risposta. L’urologo andrologo che mi ha operato, non detto nulla a riguardo di eventuali problemi residui. Quando mi ha chiesto se la decisione di sottopormi all’intervento chirurgico era dovuto a problemi durante il rapporto, ho timidamente accennato al fatto che non ne ho mai avuti, e ha subito glissato l’argomento. Speravo in qualcosa di più, ma giustamente forse non era il suo campo. Ora io sarei anche disposto a sentire uno specialista come da Lei indicato, ma non ne conosco, ha qualche nominativo? Può mandarmelo anche via mail, io sono nella provincia di Varese. La ringrazio ancora per la sua gentilezza e disponibilità. Un cordiale saluto. Massimiliano

        Rispondi
        • Valeria Randone
          29 Agosto 2021 17:27

          Non è mia abitudine inviare da colleghi che non conosco più che bene, perché la scelta del clinico è davvero sin troppo delicata e personale.
          Cerchi lei, ma esclusivamente la figura professionale che le ho indicato, si spulci il suo curriculum e i suoi social, e valuti se le piace o meno e se è ben formato.
          E se non la trova a Varese o non le piace si sposti, ne vale la pena.

          Un cordiale saluto

          Rispondi
  • Stimata dottoressa,
    La sua analisi è impeccabile ma credo che sia il frutto di una visione delle cose di un certo tipo.
    Il fatto che un ragazzo arrivi a un punto della sua vita che decida di avere il suo primo rapporto sessuale con chiunque può essere una scelta discutibile sul piano psico-relazionale ma non penso che sia una cosa del tutto negativa: del resto, tutte le nostre esperienze, negative o positive, restano comunque formative nella psiche dell’individuo e gli permettono di poter sviluppare una migliore capacità di giudizio per quelle future. E questo una psicologa dovrebbe confermarlo a maggior ragione.
    Quindi, onestamente, se un ragazzo decide di avere la sua prima esperienza sessuale con una ragazza qualsiasi o una lavoratrice del sesso, non capisco quale sia il problema. Sono cosciente che esiste una scuola di pensiero che afferma che sesso e sentimenti camminano di pari passo, per cercare di insomma dare una dimensione romantica a qualcosa di asettico e meccanico come l’atto sessuale, ma a mio parere credo che erigere sull’altare il sesso e in particolare la prima volta sia ancora peggio e non faccia altro che caricare di aspettative chiunque, sia uomini che donne. Al giorno d’oggi, nella nostra società, si dà troppa importanza al sesso: i media dipingono l’erotismo come la cosa più assoluta nella vita umana. Così facendo sembra come se al giorno d’oggi la nostra società non stia facendo altro che ossessionarsi all’idea che quella sia la felicità assoluta e che il sesso, come l’amore e l’avere una relazione stabile siano qualcosa dal quale non si può prescindere.
    Credo che compito degli psicologi sia, appunto, dover cercare di ridimensionare tutto questo, in modo da far capire ai propri pazienti che non c’è nulla di cui aver paura o essere ansiosi a riguardo.
    Sto praticamente scrivendo le parole del mio psicologo, che mi disse tempo fa, quando ero più giovane e avevo problemi di coppia: “si ricordi che il sesso è un piacere, non deve pensare a esso come un qualcosa di irrangiungibile, ma un bisogno fisiologico di ognuno di noi, che può essere condiviso con chi ci sta a più a cuore”.

    Rispondi
  • Buonasera Dottoressa,
    mi domando se lo stesso discorso che lei fa per gli eterosessuali sia valido anche per gli omosessuali. Io sono gay e ho superato i 50, ma sono rimasto “vergine” fino ai 29. Prima di allora, all’età di 25 anni, mi era stata fatta da uno psicologo una diagnosi di omosessualità egodistonica. Sono timido, ho una personalità di tipo fobico-ossessivo con tratti paranoico-narcisistici, ma mi domando ancora se queste non siano altro che sovrastrutture di una situazione in gran parte determinata dal caso. Non mi sembra giustamente che lei veda qualcosa di patologico nelle personalità di chi ha un’esperienza da vergine adulto etero, non vedo allora per quale motivo io debba accettare tutte queste etichette solo perché sono gay. E’ il caso che finalmente io cambi psicologo?

    Rispondi
    • Valeria Randone
      4 Aprile 2022 21:04

      Buonasera,
      etero o gay non cambia nulla.
      Il ritardo della vita amorosa può essere voluto, subito, causato da timidezza o altro.
      Ogni persona, a prescindere dall’orientamento sessuale, va ascoltata con grande slancio, empatia e assenza di giudizio per poter essere aiutata.
      Un saluto

      Rispondi
      • La ringrazio per la risposta, Dott.ssa Randone,
        mi permetta di aggiungere un corollario: a lei risulta che dopo un’astinenza prolungata e subita si possano verificare dei fenomeni bulimici? E ancora che in tali occasioni il sesso possa viversi sganciato da ogni coinvolgimento emotivo? Le domando questo perché già prima del mio debutto sociosessuale la mia attività autoerotica era molto intensa e frequente e dopo ho avuto molti incontri occasionali, piuttosto deludenti, e mi sono ritrovato in situazioni a rischio della mia incolumità non solo sessuale, tanto a rischio che, nonostante la perdita di verginità in tarda età, mi sono a volte considerato un dipendente sessuale….
        La ringrazio ancora.
        Buona serata

        Rispondi
        • Valeria Randone
          6 Aprile 2022 10:31

          Buongiorno Giovanni,
          è veramente complesso dirle qualcosa di sensato senza conoscerla. I fenomeni bulimici e questa sorta di bisogno di recupero potrebbero essere frutto della sua storia emotiva e sessuale, ma avrei bisogno di sapere davvero tanto altro di lei per poterla aiutare davvero.
          Sembra trattasi comunque di due eccessi.

          Rispondi
          • Buongiorno Dott.ssa Randone,
            grazie ancora, è stata molto gentile a rispondermi: molto probabilmente gli eccessi sono attribuibili alla mia scarsa capacità di integrazione fra affettività e sesso. Se da una parte sono stato legatissimo a mia madre, dall’altra mi sono risvegliato sessualmente molto presto a 10 anni e forse, per ragioni che sarebbe inutile e troppo lungo spiegare qui, ho usato la masturbazione come rifugio dall’ansia, dalla depressione e dallo stress fin da subito…comunque ha ragione bisognerebbe che dicessi molto più di me per completare il quadro, la ringrazio molto, a rivederla presto, Giovanni

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