L’anaffettivo è colui che è incapace di provare emozioni.
Non le riconosce. Non le comunica.
Non appartengono al suo mondo interiore e al suo vocabolario. Le considera superflue, un inutile orpello alla comunicazione e alla relazione.
Supportare o sopportare?
Prendi un bambino mettilo in una famiglia dove al posto dell’amore c’è il disagio, c’è il silenzio, c’è il non amore, e le emozioni diventeranno le sue peggiori nemiche.
Prendi un bambino mettilo dove l’ambivalenza del sentire e del volere si fa parola o gesto, dove la manipolazione prende il posto della coerenza, e dove il bene va barattato.
Anche in questo caso, le emozioni diventeranno le sue peggior nemiche.
La vita poi fa il resto. Non lesina paure e traumi, incontri e scontri, amori e abbandoni. La psiche, talvolta, diventa più una corazza che un’amica fidata.
Esprimere le proprie emozioni, non averne paura, e ancor prima riconoscerle, non è proprio semplicissimo e, soprattutto, non è automatico.
Alcuni bambini nascono in famiglie dove non vengono ascoltati e riconosciuti nella loro interezza; vengono ignorati, maltrattai, o peggio ancora, adoperati.
Un bambino che piange troppo, talvolta, invece di essere ascoltato, di essere aiutato a riconoscere il disagio che sta vivendo al fine di tradurre in parole le sue emozioni, e contenuto con amore e pazienza, viene sedato con il cibo, con la televisione, con un video gioco che lo distragga da se stesso.
In questo caso, quando questo bambino diventerà adulto, avrà una scarsa dimestichezza con le sue emozioni, e quando queste irromperanno nella sua vita psichica per essere ascoltate, lui farà quello che ha imparato: le metterà a tacere.
Le imbroglierà con il cibo, con le più svariate dipendenze, con lo shopping e con le più ampie armi di seduzione di massa, come internet e simili.
Quando da adulto incontrerà l’amore, sarà obbligato a fare i conti con la consapevolezza emotiva. Che gli piaccia o meno.
Quando l’amore irrompe, scompagina gli equilibri faticosamente costruiti, confonde e inchioda al muro della verità emozionale.
Le terre dell’infanzia, prima o poi, bussano fragorosamente alle porte della psiche per essere ascoltate, perché in caso contrario saranno fautrici di sabotaggi multipli, con un attacco acuto anche il più profondo dei sentimenti.
Io ti salverò. Missione amorosa impossibile
L’anaffettivo ha una reale impossibilità nel vivere le sue emozioni: non le riconosce, non le attraversa, non le esprime.
Nonostante le sue difficoltà relazionali ed emozionali, viene visto come un uomo da salvare, da proteggere dalla sua stessa paura, da accudire per il suo bene.
È una sorta di bambino-adulto, che piace alle donne perché considerato una missione impossibile amorosa.
Può capitare anche il contrario: l’incontro tra una donna anaffettiva e un uomo missionario, ma in percentuale maggiore troviamo donne più pazienti e più materne che tendono con più facilità a indossare i panni masochistici delle crocerossine.
La crocerossina amorosa è colei che aspetta e spera che l’amore profuso possa attuare un cambiamento. Spera in cuor suo che il tempo, la pazienza e il suo modus operandi amoroso possano aiutare il partner a imparare ad amare.
Sappiamo bene che l’amore non cura, e che questa missione sarà destinata a fallire. Tristemente e dolorosamente.
La coppia formata da un partner anaffettivo e da una donna missionaria, o viceversa, non è una coppia candidata alla longevità.
È una coppia a rischio di sofferenza o di separazione.
Quando, in rari casi, proseguono nel tempo e imparano ad affrontare le intemperie da mancanza di comunicazione emotiva, nessuno salva nessun altro.
Il partner più verbale e più empatico si adatta all’altro, ma non cura l’altro.
Il partner più sofferente è solitamente quello più consapevole: colui che con le più acrobatiche strategie e tanto impegno profuso ha tentato invano di rendere il coniuge più simile a lui.
Nel tempo, però, oltre all’immobilismo della sua coppia, avrà sviluppato sentimenti di frustrazione e di disagio, che gli avranno regalato un vissuto di cocente sconfitta per la propria vita sentimentale.
La trappola amorosa. Identikit del partner anaffettivo
L’anaffettivo è colui che è incapace di provare emozioni. Le emozioni non sa proprio cosa siano. Come si provano, quando si dovrebbero provare, come si dovrebbe reagire, e come e quando andrebbero comunicate.
È algido, impermeabile ai magoni, alle tachicardie, alle ansie e alle paure.
La sua corazza difensiva lo orienta nel mondo facendogli rimbalzare addosso ogni possibilità di emozionarsi e di emozionare.
Il rapporto tra sé stesso e le sue emozioni è assente. Lui sta bene così. Il rapporto emotivo con il mondo è compromesso e compromette.
Non sa cosa siano le sfumature emozionali, non le ha imparato da bambino, e non crede nemmeno di avere per tal motivo delle reali difficoltà.
Non ama i fiori, i bambini, gli animali.
È, solitamente, un collezionista. Un accumulatore compulsivo. Gli oggetti hanno un valore maggiore delle persone con il loro carico emotivo.
L’anaffettivo, inoltre, nasce anaffettivo e muore anaffettivo.
Non cambia, non si trasforma, e cosa ben più grave per chi si trova ad amarlo, da innamorato non guarisce.
L’amore non cura, non trasforma, non cambia la psiche e la personalità.
L’anaffettivo è la concretizzazione di una trappola amorosa.
Non ama il contatto fisico: non bacia, non abbraccia, non dice “ti amo”, né si diletta in smancerie verbali.
Tutto quello che dovrebbe far parte di un amore, oltre che contribuire a nutrirlo e tenerlo in vita per farlo diventare longevo, manca tristemente e irreversibilmente.
Il partner anaffettivo glissa sulla possibilità di dare corpo e parola alle emozioni, non sa nemmeno dove andarle a trovare.
Parla sempre in modo generico, talvolta, in terza persona, senza aggiungere il cuore e senza giungere al cuore.
Senza condividere le fantasie e il proprio mondo interno. Questo sconosciuto.
La coppia formata da un partner accudente e uno evitante verte in un deserto emotivo cronico dal quale è complesso venirne fuori indenni.
Alla richiesta da parte del partner sano di maggiori cure e attenzioni, di parole ed emozioni, l’anaffettivo risponde che a lui non appartengono, che sono superflue, che l’amore non si deve dimostrare e che: “o così o niente”.
L’empatia, questa sconosciuta. La punizione del silenzio
L’anaffettività è un sintomo importante di altri disagi psichici o psichiatrici spesso più complessi.
Riconduce a un’ampia gamma di disturbi della psiche: dai più leggeri e ben compensati, sino ad arrivare a quelli più gravi, che compromettono l’aderenza alla realtà.
L’anaffettivitá, caratterizzata dalla totale assenza di empatia, non riguarda soltanto la dinamica dei rapporti interni alla coppia e alla famiglia, ma si estende anche a altri campi relazionali.
Abbiamo genitori algidi, madri e padri distaccati e ibernati, e partner scarsamente empatici, accudenti e verbali.
Alcuni partner fanno soffrire il coniuge punendolo con il silenzio, maltrattandolo con dosi quotidiane e massicce di indifferenza. L’altro diventa supplichevole, desideroso di un riscontro emotivo. Spera in un bacio in più, magari lontano dal rapporto sessuale, in una carezza o un abbraccio, in una parola che possa tradurre il sentimento provato; che rassicuri e che scaldi il cuore.
In una lettera o semplicemente in un sms d’amore. E invece, niente di niente.
Tra le sciagure amorose può anche capitare di incontrare un partner narcisista.
I narcisisti considerano solo loro stessi. Le loro necessità, il loro piacere.
Nutrono irragionevoli aspettative, perché a loro tutto è dovuto: il mondo e gli esseri umani ruotano attorno al loro universo esistenziale.
Sono arroganti, presuntuosi, pretestuosi.
Sino ad arrivare, nei casi più severi, al disturbo schizoide di personalità, caratterizzato da un toltale distacco dalle relazioni sociali, da uno scarso interesse per la vita, e da una grande sofferenza in chi sta loro accanto.
Donne e uomini solitari, senza amici o confidenti, senza relazioni e senza ponti di congiungimento con il resto del mondo. Si trincerano dentro una bolla, dentro la quale non è concesso entrare, nemmeno dopo avere chiesto il permesso.
Sono come delle monadi, senza porte e senza finestre.
Disaffettivo. E se ti dicessi che ti amo a modo mio?
Per disaffettività si intende un’alterazione dello stato affettivo: in senso eccitatorio o depressivo. È un termine generale, non specifico, applicabile ai disturbi dell’affettività che non siano esattamente identificabili.
Nel linguaggio comune è un termine poco adoperato e anche poco conosciuto.
Frammenti di una consulenza al femminile. Mio marito è un uomo-frigorifero
Gentile Dottoressa,
vivo da oltre 20 anni con un marito anaffettivo.
Ho sempre cercato di migliorare il nostro rapporto ma non ci sono mai riuscita, perché come giustamente scrive Lei, nessuno cura nessuno, e nessuno salva nessun altro.
Tentativi estenuanti che mi hanno regalato tanta frustrazione, liti perenni, una colite ulcerosa, e il suo maggiore ritiro emozionale da me e dai nostri figli.
Non ho mai ricevuto un biglietto di auguri, delle parole dolci via chat, lettera o de visu. Mi sono accorta che negli anni ho imparato ad accontentarmi delle briciole, ma adesso mi sento arida, più algida di lui, e io non voglio diventare come lui.
Non ne posso più. Ho appena perso mia madre per un tumore, esperienza devastante che mi ha trascinata in un baratro di cupa depressione, e anche in questo momento della mia vita, lui non c’è. O, come dice lui, c’è a modo suo. Che non e il mio.
Le scrivo, ma in realtà scrivo a me stessa, perché non ne posso più. Ho deciso di separarmi, anche se lui non capisce e non accetta, e mi dice di essere una ingrata e una squinternata, folle.
Ho deciso di assecondare questa mia bulimia del vivere. Questa fame d’emozioni e d’amore.
La saluto con affetto, con empatia e con le lacrime agli occhi.
Lacrime che mi fanno sentire ancora viva e vegeta, e felice di esserlo ancora.
Frammenti di una consulenza al maschile. Madre e moglie algida, alla ricerca di un po’ di calore
Gentile Dottoressa,
mi chiamo Paolo, ho cinquantasei anni, una moglie e due figli che amo profondamente. Mia moglie è una donna algida, anaffettiva. Non sa amare, e non lo considera una sua difficoltà.
A sua volta, sua madre – mia suocera – lo è stata con lei, e io ero convinto che il mio immenso amore e la nostra famiglia l’avrebbero salvata e resa umana.
Ma non ci sono riuscito.
Cosa ben più grave di questa sciagura sentimentale, è che lei è così anche con i nostri figli che sono cresciuti accontentatosi, cercando me al posto suo.
Parlando con me della scuola, del bullo di turno e delle loro paure, dei primi amori e abbandoni, delle mestruazioni e del corpo che cambia, della cellulite e dello specchio che non gratifica, della vita e della morte, del dolore e dell’amore.
Adesso, grazie a Dio e a me, sono cresciuti sani, empatici e frequentano una prestigiosa università, e io sono rimasto da solo.
In una vera cella frigorifera.
Nonostante il suo silenzio, le sue poche parole e la sua scarsa gestualità, io la amo, lei è la donna che ho scelto, è mia moglie.
Sono arrivato a un punto in cui non ne posso davvero più di vivere così. Ho bisogno di tutto. Di cure, di carezze e di baci, di emozioni e di buona notte. Di email e di cuori di whatsapp. Di sentirmi amato e curato. Rassicurato e desiderato.
Mi sento in trappola, dentro una cella frigorifera chiamata matrimonio.
Invitarla a consultare uno psicoterapeuta è per lei una vera offesa, una terapia di coppia un vero oltraggio alla sua intelligenza, quindi, non mi rimane altro che soffrire ancora o andare via.
Grazie per l’ascolto e per la lunghissima email di risposta che mi ha scaldato il cuore. Mi sono accorto che ancora batte, e chi lo avrebbe mai detto?
La saluto con stima e affetto,
Paolo, un suo affezionato lettore.
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Appartiene a me
Una storia del genere
Buonasera Dottoressa,
ho 46 anni e per 35 anni ho mantenuto il ricordo nel cuore di un amore non corrisposto ai tempi della scuola (elementare).
Il mio amore era una compagna di classe, con gli occhi a mandorla, mora, taciturna, timida.
Con l’aiuto di facebook organizzo una cena con i vecchi compagni, rintracciando quasi tutti, tranne lei, perchè non iscritta su quel social.
Alla seconda cena mi impegno maggiormente e la trovo su un’altro social e accetta di vederci per un caffè.
Sboccia un interesse comune e il mio sogno si realizza, a caro prezzo peró. Il suo fare mi risulta subito incomprensibile, apparentemente distaccato ma soppesando pretese nei miei confronti che confondo come affetto.
Passano mesi inebriati dal realizzarsi di questo amore idealizzato, ma in lei si rivela sempre più una persona egoista, senza empatia, immatura sotto il profilo affettivo. Un incubo, una spirale tra il mio sogno e le torture affettive a cui vengo sottoposto.
Separata con un figlio si presenta l’occasione di conoscere quest’ultimo, la copia di lei intoccabile dalle mie considerazioni non essendo neppure mio figlio.
Alle strette dalla situazione mi decido di porre fine a questa storia, pur amandola.
Il risultato è che lei ancora oggi aspetta un mio ritorno senza spendere una sola parola anche in questo frangente e io mi struggo e maledico tutto quello che le ho dato e mai mi verrà restituito in questi mesi.
Di una cosa la ringrazio peró; la prossima che incontreró come lei sapró riconoscerla sicuramente e non potrà essere il mio primo amore ad offuscare la mia mente, purtroppo.
Gentile Signore,
un amore nasce, decolla o muore per l’interazione funzionale o disfunzionale tra due individui.
“ tutto quello che le ho dato e mai mi verrà restituito in questi mesi”
In amore, inoltre, non si possono fare i conti con il pallottoliere tra dare e avere per avere poi un ritorno con gli interessi.
Per dirle qualcosa di sensato avrei bisogno di ascoltare anche questa donna nel tentativo di capire un po’ di più di voi.
Mi chiedo, inoltre, ma non è possibile parlarne in questa sede, come siano andati i suoi 46 anni?
Ha amato? È stato deluso? Ha avuto paura di amare profondamente? È divorziato? Come è stato amato da bambino e se è stato amato?
Quali sono le sue paure? Perché ha idealizzato un amore e lo ha custodito così tanto dentro di lei?
A volte nutrire un sogno equivale a non vivere il presente.
Siamo online e non è possibile approfondire più di così, ma sono certa che un mio Collega de visu potrà aiutarla a capire di più.
Un caro saluto
Buona sera dottoressa, sono in fase di separazione, lascio mio marito perché scopro che per terza volta mi tradisce una volta quella che so da fidanzati e poi a seguito… Di conseguenza mi ha riempito di bugie che ho solo appurato adesso alla fine del matrimonio, praticamente IO ero il nulla che ovviamente facendo presente e mi diceva che non era vero e che creavo discussioni inesistenti, mi lasciava spesso sola in quanto partiva per lavoro, mi lamentavo della telefonata mattutina del buon giorno inesistente etc etc….di contro io alzavo i muri, pertanto silenzi infiniti, ma adesso che onestamente dicevo anche prima gli faceva comodo più libero di tradirmi, un traditore seriale, bugie e adesso di contro arrabbiato con me….
Gentile Signora,
tra un tradimento e un altro, proprio per evitare che ci sia il secondo o addirittura il terzo, la coppia dovrebbe andare in consulenza o terapia.
Vada lei, adesso, l’aiuterà ad elaborare l’accaduto.
Un caro saluto
Sono capitato qui per caso , cercando risposte alle mie domande di sempre, anche se le risposte in realtà le ho già. Mi ha colpito, come un pugno sotto la cintura, la lettera di Paolo, 56 anni. Poco più “grande di lui”, potrei tranquillamente averla scritta io, parola per parola. Compreso il senso di invisibile prigionia di un rapporto e di un ideale di rispetto che mi hanno impedito di fare scelte diverse. Sono rimasto anche, se non soprattutto, per tentare di rendere nostra figlia una persona umanamente generosa e sensibile, riuscendoci, fortunatamente.
La consapevolezza di aver trascorso in inutile attesa mi da spesso un senso di vertigine e di sconforto profondo, solo parzialmente arginato dalla consapevolezza di avere aiutato nostra figlia ad essere una persona migliore.
perdoni lo sfogo
Trovo il tuo messaggio tremendamente affascinante, scritto con parole così belle.. Complimenti. E in alcune cose ho potuto sentire benissimo il sentimento da te descritto, perché ho provato sensazioni simili
cerco nel web il significato di anaffettività e mi ritrovo qui: 54 anni 2 figlie e un matrimonio alle spalle, ritrovo a una cena dei cinquantenni del vecchio quartiere da ragazzi una vecchissima conoscenza ancora bello anzi di più ma lui ora abita a 380 km di distanza due figli pure lui separato.
Iniziamo una storia bella e faticosa tra treni e viaggi; non facile. Il problema è che lui è un ghiacciolo freddo come il ghiaccio so che mi vuole bene ma riesce a dimostrare calore umano solo con i suoi figli, sua madre e il suo gatto. Lavora sempre sempre molto concentrato su di lui e su quello che fa lui…non scrive messaggi telefona di rado quando è con i figli non chiama mai e non si fa sentire. Io, i suoi figli li adoro come fossero miei; faccio davvero fatica, aggiungendo poi la pandemia in corso che non aiuta. Sono davvero in una grandissima difficoltà.
Grazie per lo sfogo.
Gentile Daniela,
lo sfogo è ben accetto, purtroppo però non l’aiuta nella decodifica profonda e nella risoluzione del chatto disagio.
Bisognerebbe capire se quest’uomo ama così, ma mi sembra di capire che la temperatura algida viene riservata solo a Lei, oppure no.
E se così fosse, indagare le motivazioni profonde, inconsce, impercettibili.
Se ha necessità di effettuare una consulenza con me chiami pure verrà richiamata appena mi sarà possibile; in caso contrario le suggerisco di chiedere ugualmente un aiuto psicologico.
Un caro saluto
Salve. Sono anni che vivo emotivamente legata a quello che credo essere un anaffettivo. Ci conosciamo anni fa, e dopo lunghissimi periodi di sue fughe e frasi del tipo “non riesco a vivere una relazione, mi manca lo slancio per farlo, non mi vedo a convivere, non riesco a fidanzarmi perché poi devo condividere la mia vita e non me la sento, mi manca lo stimolo emotivo”, quando sta per perdermi decide di cominciare. Anni di relazione terribile per me, in cui non mi sono mai sentita amata. Ma non riuscivo a staccarmi. Silenzi, mai detto ti amo, spesso per dormi che gli mancavo parlava in terza persona (!),se mi vedeva piangere mi lasciava così anche per ore, per lui non sentirsi per ore o non vedersi per giorni era normale, anzi. Eri tu strana se volevi di piu, “in fondo c’è altro nella vita “. Aveva difficoltà anche con i gesti affettuosi o con il dormire insieme. Parlare di convivenza era un oltraggio: per lui l’idea di avere sempre qualcuno in casa senza potersi isolare era claustrofobico. Questa difficoltà relazionale e estesa alle amicizie, che non ha se non un paio in tutto. Non lega con i colleghi, non esce con gli amici. Ha avuto solo due relazioni : Io e un’altra ragazza quando era rsgazzino,poi solo cose fugaci chiuse quando si facevano serie. Dopo l’ennesimo litigio perché non mi sentivo amata, ci lasciamo. Io non mi innamoro più. Dopo quattro anni in cui ci siamo sempre sentiti, la vita ci porta a rincontrarci, stiamo insieme appena co vediamo, riprendiamo a sentirci. In alcuni istanti, in un abbraccio o in uno sguardo ci ho letto davvero affetto. mi dice di avermi ripensata , che quello che ha provato per me non L. Ha piu riprovato nè lo trova in altre. Che io sarò sempre io, perché con me solo ha avuto lo stimolo a fidanzarsi, anche se a modo suo. Ma al momento di decidere che fare mi ripropone i discorsi di anni prima, identici. “Non ce la faccio, non ho lo stimolo emotivo per riprovarci, a sto punto credo sia un problema mio, non sento il trasporto giusto”. Lo saluto per sempre, esausta. Mi abbraccia, quasi piangiamo, ci salutiamo ” Per sempre”. Sono a pezzi. Non ho più energie, anni fa combatteva, insistevo, aspettavo, ora voglio solo essere felice e sentirmi amata. Non ho mai amato nessuno come lui, malgrado tutto. Sono anni che L insicurezza mi dilania, che mi domando se la realtà è che non mi ami davvero e non mi abbia mai amato, e sia quello lo stimolo emotivo che gli manca, o se ha davvero dei problemi seri nelle relazioni, e nella vita. . Lei cosa ne pensa?
Grazie
Buongiorno cara Lettrice,
per comprendere davvero le motivazioni inconsce e del cuore che la rendono prigioniera di questo amore, bisognerebbe effettuare una consulenza (e forse più d’una), per conoscerla e conoscersi a fondo.
Oppure una terapia di coppia, luogo della chiarificazione e della trasformazione.
Se ha bisogno di me mi trova a Catania, Milano e su skype, finché non termina questa pandemia.
Un caro saluto
Mi sembra di sentire me Maria. Per me di anni ne sono passati solo 2 per ora, uno di relazione straziante e uno a cercare di uscirne, ma purtroppo non ce’ stato ancora un giorno in cui non abbia pensato a lui, in cui non mi manchi.
Purtroppo e’ cosi. Un anno ad elemosinare affetto, io piu disposta che mai a cambiare, ad andargli incontro, a capirlo ma c’era sempre qualcosa di me o di cosa facevo che non andava bene. Mi ha ucciso come donna, e come persona. O meglio, mi sono fatta io uccidere e completamente annullare. Sono arrivata a pregarlo e supplicarlo di stare con me, nella piu onesta e profonda convinzione che fosse innamorato di me ma che non riuscisse. Mi ha lasciato una dozzina di volte in un anno, qualche volta mi ero anche semi-trasferita a casa sua ed ecco che mi faceva portare via tutto .. per poi riprendermi dopo poco. La sua migliore spiegazione e’ stata ‘Io ti vorrei tantissimo, ma non ci riesco, cosa credi che non ci stia male?’
Questo suo non riuscirci in combinazione con la mia emotivita’ e forse la mia convizione che potesse cambiare ci ha travolto in una serie di sofferenze e dolori continui da cui non riuscivamo ad uscire.
Finche io non sono scappata. Sono andata via, sono sparita e dopo qualche mese e’ ritornato dicendo che stava malissimo, che niente e nessuno gli era mai mancato come gli stavo mancando io. Ed ecco che io sono ricaduta come una pera. Ed ecco che lui di nuovo si e’ comportato come al solito. Non ce la faceva. Ma non ce la faceva a fare cosa poi?? Cosa non riusciva a fare? Amarmi? Stare con me? Non lo so e non l’ho mai capito e purtroppo tutt’ora non riesco bene ad accettarlo.
Mi ha strappato via qualcosa. Oltre che la possibilita di vivere o almeno di provare a vivere quell’amore.
L’unica cosa che so di certo e’ che adesso il mio unico obiettivo e’ volere bene a me, amare me proprio per avere una solidita’ tale da non permettere mai piu una cosa del genere.
Buonasera Dott. ssa,
In un ennesima giornata di sconforto cerco su internet la frase PARTNER ANAFFETTIVO, mi rimanda al suo articolo che divoro vivendo da anni ciò che lei descrive e soprattutto rimango colpita dalle mail scritte da Daniela il 20 dicembre e Maria il 5 gennaio. Quelle mail potrei averle scritte io. Da quasi 4 anni dopo una infelice convivenza di oltre 20 anni dalla quale ho avuto tre figli ormai grandi, ho un a relazione con un mio coetaneo ( 53 anni io, 55 anni lui). Pensavo di aver trovato l’amore della mia vita e accecata da questa consapevolezza per circa un anno e mezzo ho dato tutta me stessa (pensieri, attenzioni, disponibilità di tempo ed economica, io c’ero sempre qualsiasi cosa lui avesse bisogno, anticipavo addirittura i suoi desideri e le sue necessità per farlo stare bene). Lui prendeva a piene mani, diceva di amarmi tantissimo ma i suoi comportamenti sono sempre stati privi di qualsiasi slancio affettivo nei miei confronti. Dare al rapporto farlo crescere investendo in esso per lui non esiste. Ho provato a parlargli più volte, anche allorché ho cominciato a dare meno anch’io da tutti i punti di vista, ma non vuole sentire ragione.
Riesce ad essere presente solo con la famiglia di sua sorella e con suo figlio, per loro farebbe qualsiasi cosa, a me solo le briciole e non sempre, quando ogni tanto si ricorda di sbattere la tovaglia.
Alle nei richieste supplichevoli di attenzioni e presenza anche virtuale seppur non vedendoci fisicamente a causa del lock down reagisce con silenzi e arrabbiature ed accuse di farlo ammalare. La realtà è che chi si sta ammalando sono io, da eterna insicura non riesco a venir fuori da questa situazione, anzi per farmela andare bene e mettere a tacere la mia fame di amore mi dico che sono io a sbagliare e che visto che lui é una persona seria e moralmente integgerrima dedita a sani valori quali il suo impegno di padre, il suo lavoro e i suoi affetti familiari senza avere distrazioni di nessun altro tipo, devo essere felice in un mondo difficile come questo del fatto che lui abbia scelto me visto che continua a ribadire che devo stare tranquilla perché lui mi ama Ma nel profondo della mia anima sono che non funziona così.
Cara Signora,
il suo racconto è molto lucido e introspettivo, se è certa di soffrire così tanto e di soffrire di dipendenza affettiva, dovrebbe farsi aiutare.
Curarsi. Diventare autonoma e, solo dopo, comprendere se può o meno vivere e amare ancora quest’uomo.
Si può valutare, ma in sede di consulenza, se intraprendere o meno una terapia di coppia.
Se desidera essere seguita da me chiami pure verrà richiamata appena mi sarà possibile.
Un caro saluto
Gentile dottoressa,
ho letto parole che mi toccano profondamente. Mi sento giù, frustata e indifesa.
Da qualche tempo ho la convinzione di stare con un narcisista. Lo sfotto’ nei miei confronti è continuo, naturalmente per esaltare se stesso.
A lavoro vale solo lui, a casa pure, tra i parenti non ne parliamo!
Io spesso lascio correre, in passato lo giustificavo, ora però sento che ho toccato il mio limite.
incapace di dirmi 2 parole di conforto, incapace di riempirmi il cuore se non nei momenti intimità.
Esiste una soluzione?
Gentile Signora,
la soluzione dipende dal malanno!
Non conosco quest’uomo, non so nulla di lei, di voi, delle vostre dinamiche di coppia e profondità della psiche.
Avrei bisogno di effettuare una consulenza, almeno con lei, per poter capire di più e dirle quale potrebbe essere l’antidoto a così tanto dolore.
Un caro saluto
Quello che non comprendo, è come mai le persone che scrivono lettere dicono tutte di essere innamorate, anche dopo molti anni di convivenza e sofferenza, delle persone anaffettive che le affiancano. Insomma mi chiedo, laddove vi è consapevolezza della tortura di avere a fianco una persona anaffettiva, cosa spinge ad amarla nonostante tutto. Sono sicura che anche se dicono il contrario, non apprezzerebbero una persona migliore e diversa.
Salve,
mi sono ritrovato a leggere questo articolo in preda allo sconforto nel vivere una relazione con una ragazza anaffettiva.
Storia di 2 anni ormai iniziata e dopo poco vissuta con una convivenza forzata dovuta al lockdown del 2020, in cui la storia è stata messa fortemente in crisi.
36 io 32 lei, la relazione, come da sua ammissione, è nata grazie ai miei sforzi e alla mia infinita pazienza.
Ma lei nonostante adesso siamo in un periodo tranquillo, non accenna un gesto di affetto, un messaggio dolce, il sesso è assai raro anche se c’è molta intesa; quando io tiro fuori il problema passo per essere esagerato e troppo tattile; lei è una persona vivace e piena di amici che tiene però a debita distanza per il suo bisogno estremo di solitudine e libertà, e con me fa anche di peggio.
Ora sta progettando di andare all’estero per 6mesi/un anno per segure un corso, cosa che a me non va affatto bene, ma so che finita la pandemia per lei conterà ben poco la mi opinione.
Lei è una persona che sembra tenere molto a me a parole, ma non lo dimostra in nessun modo.
Concentrata sul suo lavoro a livelli inspiegabili, sembra vivere per il lavoro e dimostra un infinita paura al concere di più alla nostra relazione.
Io sono molto preso da lei perché vedo delle grandi potenzialità, ma questo suo modo di essere mi sta annientando e non riesco mai ad essere me stesso.
Lei cosa ne pensa?
Io invece mi trovo in una situazione ancor più strana. Sono in una relazione già da più di tre anni, come coppia andiamo d’accordo solamente grazie a livello mentale. Siamo due persone che la pensano uguale, riusciamo sempre ad andare d’accordissimo. Anche durante il lock down abbiamo lavorato da casa, senza nessun problema. Però a livello fisico non ci troviamo. Lui da quando stiamo insieme di notte ha sempre dormito separato, cioè guai se per sbaglio mi capitava di toccarlo con un dito si svegliava di colpo spaventato (una cosa che non ho mai capito perché gli desse così tanto fastidio). Ma quello non è tutto è una persona molto fredda, baci praticamente non ci sono mai stati tra noi e il sesso è solamente una cosa meccanica. Vorrei capire che cosa potrebbe essere visto che da qualche anno fa occasionalmente (2/3 volte all’anno) fa uso di droga cosa che pensavo fosse già risolta invece no. Dice di aver sempre avuto alcuni dei problemi che ho citato di sopra, ma io qualche dubbio ce l’ho, perché lo sento assente anche durante i rapporti. Potreste dirmi cosa ne pensate voi, perché io non ci capisco niente.
Cara dottoressa,
come tutti anche io cerco, per disperazione, soluzioni su internet. Anche solo per capire se sono io che sono pazza e visionaria. Sono sposata da quatto anni, ma sto con mio marito da quando eravamo adolescenti, da circa sedici anni. Ho letto quello che ha scritto e tanti, troppi punti quadrano con quanto sto vivendo. Mio marito non mi dice che mi ama ormai da anni, carezze a volte ci sono, durano il tempo di uno schiocco di dita e poi se ne va. C’è il bacio prima di uscire e quando rientra, ma basta. Coccole o effusioni manco a parlarne. Rare e sempre molto dosate. Posso vestirmi come la principessa Diana o in tuta, è uguale, non mi dirà mai che sono bella. Fuori dal rapporto intimo, nessun contatto affettuoso. Mi dice che lui non sarà mai come voglio io, che non farà l’adolescente in calore perché lui è un uomo concreto, che non mi abbraccia ma che pensa alle cose concrete: a riparare la macchina alle bollette alla spesa ecc. ciò che mi manca, sono fesserie da ragazzina capricciosa. E me lo ha detto così a lungo, che alla fine mi sono convinta anche io di questo. Che sono pazza. Non ha senso di protezione, o premure. Non ama avere rapporti con la mia famiglia o le mie amicizie, dicendo che non ci si trova bene. Nei vari problemi avuti in questi anni, non ho avuto parole di conforto, perché secondo lui io voglio solo essere compatita. Mi dice che se voglio che mi venga detto poverina non è la persona giusta, lui mi dice solo che al problema o si cerca una soluzione o se non si può lo devo accettare senza pianti o scene madri. Non è un narcisista, e ha avuto dei buoni genitori, ma purtroppo per via delle loro carriere erano molto assenti, ed è stato cresciuto dalle tate. I genitori sono persone splendide, ma anche loro poco avvezze a gesti affettuosi. Cosa devo pensare? Ho davanti un caso tipico di una persona anaffettiva, oppure, come dice lui, sono io che mi attacco a cose stupide e superficiali come le attenzioni e le parole dolci?
Non abbiamo figli, e sto pensando di lasciarlo perché sento il desiderio di avere qualcuno che mi ami in modo simile al mio.
Gentile Lettrice,
la ringrazio per aver voluto condividere con i lettori del sito il suo racconto.
Quello che sento di suggerirle, vista la distanza e le poche informazioni che ho della sua coppia e di suo marito, e di valutare la possibilità di una terapia di coppia.
Quel luogo di ascolto, non giudicante e di riparazione, dove dipanare la matassa emozionale che caratterizza la vostra coppia; senza effettuare una caccia alle streghe del colpevole.
Un caro saluto e auguri per tutto
Grazie mille per la sua gentile risposta. Ci ho provato a chiederglielo più volte, dato che io già seguo una terapia individuale e volevo condividerla con lui. Ma si è categoricamente rifiutato dicendo che lui sta bene e non ha bisogno di alcuna terapia ne individuale ne di coppia perché il problema è solo mio. Lui è a posto con se stesso e con i suoi sentimenti. Cercherò di fare chiarezza con me stessa e su ciò di cui ho bisogno. Anche se patisco, mi sento un’egoista a pensare di lasciarlo solo perché non è come vorrei che fosse. Un caro saluto e ancora grazie
Roberto 49 anni
Salve dr.ssa Randone
Sono uno dei pochi uomini che, ha cercato di salvare una fidanzata anaffettiva, sposandola e avendo con lei 3 figli.
Purtroppo adesso, dopo 16 anni di matrimonio, la frustrazione ha raggiunto l’apice, al punto che mi addormento augurandomi e pregando di non svegliarmi più al mattino.
Non ci sono mai state carezze, abbracci, baci. Giuro potrei contare i baci che mi ha dato mia moglie. Mai nessuno bacio in pubblico o davanti agli amici.
Passione inesistente. Non ha mai preso lei l’iniziativa. Consideri che il mio desiderio è giornaliero, ma ho potuto sperimentare che, se non mi avvicino per 1 mese, per mia moglie va bene lo stesso. Sono costretto tutt ora all auto erotismo. 2 anni fa, le ho chiesto di fare terapia di coppia. Si è rifiutata dicendomi che, sono io a vedere che ci sono problemi che in realtà non esistono. Ma negli ultimi 2 mesi, qualcosa sta cambiando in peggio, perché, sono io adesso che, non provo più niente per lei. Non voglio più fare sesso, non voglio più uscire con lei. Esco da solo o non esco.
Sono deciso a lasciarla ma abbiamo ancora i figli bambini/adolescenti: 6, 8, 14 anni, quindi mi chiedo se dopo che sono stato 16 anni di matrimonio e ben 8 di fidanzamento, sia sensato rovinare la visione della famiglia ai miei figli che non hanno colpa. In realtà, la colpa non è neppure di mia moglie, perché è sempre stata così. Io pensavo avesse problemi di timidezza, invece il problema è ben più grave e più profondo.
Sono disperato. Sono finito. Sono stato un grandissimo imbecille. Ho gettato la mia vita.
Le scrivo adesso che sono le 20:00. Mi fa male per i miei 3 bimbi, ma mi auguro ancora di non risvegliarmi domani.
Comunque sia, la ringrazio di questa opportunità di sfogo: ho scritto, ma avrei voglia di urlare.
Buongiorno Roberto,
mi auguro che si sia svegliato e che mi stia già leggendo.
Se sua moglie soffre di qualcosa di invisibile ma visibile al suo cuore non è il tempo trascorso insieme (immobili) o il numero di anni o di figli che vi guarirà da così tanto dolore, ma tanto altro.
Anzi, le dirò di più, gli anni da “complice silente” hanno arrecato due danni: uno a Lei come uomo e persona, l’altro al legame d’amore che si è stabilizzato su questi ingranaggi atrofizzato del cuore.
Le suggerisco l’unica strada possibile: terapia di coppia oppure, in prima battuta, una terapia di supporto per lei.
Un caro saluto
Salve dr.ssa Randone
Innanzitutto la ringrazio per la pronta risposta e per averlo fatto di 22 Agosto.
Come vede anche oggi mi sono svegliato. In realtà io non voglio morire, ma di sicuro voglio far finire questa specie di vita sentimentale.
In realtà io sono già in terapia da uno psicologo. Ho fatto 6 sedute, ma non ho avuto al momento nessun valore aggiunto, perché mi dice :”mi racconti qualcosa”…..
E poi non analizziamo niente o non mi dice niente su cui riflettere. Credo che continuerò per altri 2 o 3 incontri e se la situazione non cambia, allora mollo.
Comunque a mia moglie ho espresso molto chiaramente il mio profondo disagio ed ho detto che. non deve sottovalutare questa cosa, perché voglio seriamente lasciarla.
L’azione decisiva sarà cercare un avvocato.
Penso che però starò anche peggio, perché mi mancheranno i miei figli.
Prima dell’avvocato opterei per un sessuologo clinico, colui che “aggiusta-cuori” per professione.
Uno psicologo non è proprio la figura più indicata.
Se non si trova bene lasci e cambi, altrimenti dia il tempo alle sedute e al vostro incontro di far luce in così tanto buio.
Auguri per tutto.
Ciao Roberto, è passato un po’ di tempo, ho letto per caso il tuo commento e vorrei chiederti poi come è andata e se hai risolto. Se hai trovato una figura professionale che ti ha aiutato e se il rapporto con tua moglie è migliorato.
Grazie di cuore, non so come disobbligarmi per i suoi professionali e preziosi consigli.
Buona fine di Agosto
Salve sono in cerca di risposte, ho 30 anni 4 figli e un compagno che ha assolutamente qualche problema di affettività, stiamo assieme da 11 anni e a parte il primo anno di passione e amore sfrenato da quando la nostra relazione è diventata stabile è diventato se stesso, non mi dice mai ti amo ne una parola carina, mai un complimento o un apprezzamento, se non quando è lontano per lavoro per messaggio è tendenzialmente più romantico e non sembra nemmeno lui, come se di la dallo schermo sentisse meno timido, odia il contatto si irrigidisce e sposta, non sopporta troppe carezze ne baci, se non durante i rapporti che comunque sono sempre poco romantici.
E’ silenzioso non dice mai ne grazie ne prego, è indifferente alle mie buone azioni sottolinea solamente i miei errori, sebbene sempre in modo pacato freddo e senza urlare, non urla mai non alza mai la voce non si arrabbia, prende e va via, quando sollevo l argomento in questione, mi guarda fisso negli occhi un pò triste ma senza dire nulla. Evita il contatto fisico anche con amici e parenti si irrigidisce anche quado lo abbracciano gli altri per un saluto, e lo posso percepire io perché lo conosco. Ha un rapporto terribile con i genitori fatica a salutarli e a rispondere alle loro domande se non con tono scocciato e indifferente, e l unica giustificazione che dopo anni di tentativi mi ha dato è che non hanno fatto i genitori quando lui aveva bisogno di loro, si è sempre dovuto arrangiare, e ancora oggi paga le conseguenze . Con i miei genitori a forza di chiedergli di essere gentile è migliorato, ma va a giorni a volte è molto freddo distante e irriconoscente. Quando sto male è gentile si preoccupa ma sempre a modo suo.la sera nel letto a volte mi abbraccia, ma non sempre, mentre cerca sempre un contatto lieve. E spesso mi dice che è molto fortunato. E’ silenzioso non mi parla dei suoi problemi ne a me ne a nessuno, me ne parla sempre solo quando sono passati, non mi chiede consigli sulle sue cose. E’ puntiglioso critico ordinato, tanto che si fa da solo le lavatrici perchè dice che le fa con piu’ attenzione. Non mi dice mai grazie per quello che faccio. Con i bambini è molto più affettuoso li abbraccia li stringe li fa giocare, si commuove ogni volta che li guarda fare una cosa nuova, ci parla tanto ed è molto paziente. Ma solo con i figli. E comunque lavora tanto, tantissimo, si ritaglia i suoi spazi per i suoi hobby sebbene non sempre. E nonostante io gli conceda tutto non c è mai gratitudine. Non mi dice mai che sono bella, magari mi fa qualche battuta che lo faccia intendere, ma di rado. Solo con gli amici quando non ci sono mi fa un sacco di complimenti, e lo imparo sempre per vie traverse. E’ molto responsabile si occupa delle spese per casa asilo figli ecc.. Ma è distante lontano freddo, a volte quasi non rivolge la parola, e spesso si rivolge agli altri soprattutto con chi ha un rapporto stretto con sufficienza disinteresse. Non so più che pensare, sicuramente ha sofferto un infanzia con genitori a loro volta assenti ignoranti e con un padre padrone maschilista e anaffettivo, e con una madre che l ha sempre giustificato mettendo in secondo piano i figli. Ma vorrei aiutarlo, perché lui sa di avere questo problema ma non ne capisce l importanza.
Gentile Signora,
il titolo di questo articolo incarna alla perfezione il suo racconto.
“Io ti salverò” non serve a nulla, se non a far star malissimo chi desidera salvare l’altro partner. Nessuno salva nessun altro.
Diventa indispensabile che la persona direttamente interessata prenda coscienza di avere un disagio e vada in consultazione, luogo dell’ascolto affettuoso, competente e non giudicante dal quale poi può iniziare un percorso di psicoterapia.
Unica strada verso il possibile cambiamento.
Un affettuoso saluto
e quindi che si fa in questi casi?
mi piace parecchio fisicamente..
devo comunque lasciar perdere perchè tanto il mio è solo tempo sprecato alla ricerca di qualcosa che non potrà mai darmi?
Che tristezza in entrambe i casi: sia se resto con uno così, sia se devo lasciarlo.
Gentile Gloria,
“uno così”, come lo chiama lei, non è detto che sia così. Le diagnosi devono farli clinici, non vanno fatte in maniera amatoriale.
Inviti questo suo partner ad approfondire il disagio, sempre nel caso in cui lo consideri tale. Altrimenti può andare lei in consultazione per cercare di capire un po’ di più.
Un caro saluto
Salve Dottoressa,
Ho letto il suo articolo e mi rispecchio in tutto,
purtroppo è da un anno che mi sono innamorata di un anaffettivo e sono certa purtroppo che lui lo sia perché ha tutte le caratteristiche. I primi tempi mi ha corteggiata e si comportava normalmente dopo poco però tutto è cambiato, man mano che il legame aumentava lui si raffreddava, scappava e io cadevo sempre più nel baratro. Dico la verità, abbiamo tagliato le tappe e a causa del COVID io mi sono stabilita quasi subito a casa sua, pochi mesi dopo lui ha iniziato ad essere sempre più distante. Mi rispecchio nella storia di Maria come fosse la mia. Lui non è capace di abbracciarmi, dice che l’amore non esiste, se piango si gira di là dicendo che più faccio così più si allontana, manca totalmente di empatia, se dico di amarlo dice che esagero dopo un anno al massimo si può volere bene, non tollera la mia presenza in casa, dopo un po’ di sente soffocare e deve stare solo, non mi ha presentato ai suoi anzi quando sono venuti a trovarlo mi ha mandato via di casa con la mia roba per farmi tornare quando se ne sono andati e ovviamente non vuole rapporti con i miei. Non ha amici, pochi legami con i colleghi, ha una figlia con cui non ha rapporto, è estremamente legato ai beni materiali e dedica tutta la vita al lavoro.Siamo andati avanti così per 10 mesi fino ad arrivare al punto che nn mi guardava nemmeno più, era nervoso, non dormiva più la notte, negava la convivenza anche se di fatto lo era, ripeteva continuamente che aveva bisogno di stare solo e di libertà, poi a un certo punto mi ha lasciata. Dopo un po’ di giorni ha cominciato a ricercarmi e ci siamo iniziati a rifrequentare in modo del tutto diverso però. Io purtroppo non so staccarmi da lui, non ho mai amato nessuno così tanto e a detta sua quello che lui ha fatto con me non l’ha mai fatto per nessuna. Adesso ci vediamo solo nel week end, il resto della settimana scompare, non un chiamata ne un messaggio nulla, riappare poi all’improvviso, non posso lasciare niente a casa sua porto uno zaino e poi lo riporto via, addirittura mi ha tolto dai social quando mi ha lasciata e non vuole rimettermi, può sembrare un dettaglio insignificante ma lo fa per negare il legame. Adesso non so cosa siamo amici, frequentanti o fidanzati? Non si sa. In tutti questi mesi non ha mai comunque condiviso una foto con me sui social e addirittura era riluttante a mettermi i like ai post dicendo che per la privacy era meglio così in realtà sono tutti atteggiamenti che negano un legame. Adesso nei pochi momenti che siamo insieme è sereno, del tutto cambiato rispetto agli ultimi mesi , sempre però restando riluttante a baci e abbracci. Io sono molto innamorata di lui però soffro tantissimo nei giorni che sparisce totalmente e anche quando siamo insieme non mi godo a pieno il momento perché so che durerà poco e lui sparirà di nuovo per giorni. Non so davvero come comportarmi, gli ho dato tutta me stessa ma purtroppo come dice lei l’amore non guarisce. La ringrazio in anticipo e la saluto.
Gentilissima Dottoressa, ho letto il suo articolo e i commenti di tutti gli utenti. Quante persone che vivono come me. Ho 43 anni e convivo da 15 anni con un uomo. Abbiamo 2 bimbi. Ho vissuto con un padre e una madre buoni, ma anaffettivi. Non ricordo un abbraccio di mio padre o un bacio di mia madre. E poi ho incontrato lui, i primi mesi mi sentivo una regina! Poi un giorno mi lascia, senza motivo! Mi crolla il mondo perché non capisco perché.. ritorna sui suoi passi dopo qualche giorno, ma è cambiato: ogni minima discussione si allontana da casa per giorni senza rispondere al telefono. Nemmeno i suoi genitori lo sanno che è via da casa. Poi torna senza dire scusa o mi dispiace, non mi parla per qualche giorno e poi si calma e tutto toena normale. Va avanti cosi per anni… io sono molto innamorata comincio a soffrire di attacchi di panico e mi nutro dei pochissimi bei momenti che passiamo insieme, convinta che con l’amore l’avrei curato. Si, perché pensavo fosse depresso. Tutti mi dicevano:”a modo suo ti vuole molto bene”. Ed io stupidamente ci ho creduto. Siamo andati a vivere in una casa più grande, abbiamo avuto due figli ma il suo comportamento non è cambiato… quando discutavamo non si allontanava per giorni (anche perché lo avevo minacciato di chiamare i carabinieri) ma non mi parlava per giorni, passava tutte le serate in garage, si è umiliante dirlo ma si , stava in garage tutta sera invece che con me è diventato molto offensivo durante i litigi, anche davanti ai bambini e sesso zero… solo se mi facevo avanti io, ma per pochi secondi, senza soddisfarmi nemmeno…dicendo che facendolo poco aveva subito un orgasmo, (però non è che il giorno dopo prendeva lui l’iniziativa).. 1 un anno fa ho iniziato ad andare da una psicologa…ormai è più di un anno che non facciamo l’amore o ci baciamo.
Io mi sono resa conto, dopo un importante percorso interiore, che quando ho iniziato ad avere attacchi di panico il nostro rappoto non è più stato lo stesso. Io ho smesso di essere felice. Se avessi chiesto aiuto allora, forse ora non sarei qua. Ora sto cercando di dare un nome a tutto questo.
Secondo lei, Lui è anaffettivo o soffre di una forma anche lieve narcisismo. Grazie!!!
Mi scuso, aggiungo che in tutti questi anni non mi ha mai chiamata per nome, o detto ti amo… mi chiamava amore solo solo i primi mesi. Inoltre nel 2019 mi ha chiesto di sposarlo, davanti al nostro primo figlio. Io ho detto si, anche perché il bambino era felicissimo! ma poi non se ne è più parlato ( anche a causa del covid) e ovviamente ora io mi sono disinnamorata comletamente di lui! Preciso anche che ha sempre rifiutato qualsiasi terapia personale o di coppia. Grazie!!!!
Buongiorno Barbara,
ma come faccio da qua, senza conoscere suo marito, a fare una diagnosi clinica?
Sarei leggera o folle!
Sarebbe più utile che la facesse un professionista de visu, con suo marito in studio.
A prescindere da come si chiami il disturbo di suo marito, perché lei non va via da un legame così poco nutriente?
È questa la domanda che deve porsi e porla a chi ha il piacere di occuparsi di lei.
Un caro saluto
Buongiorno dottoressa sto con un ragazzo da 1 anno e mezzo e stiamo provando ad andare a convivere…mi sembra di rivedere certi tratti di lui nelle sue parole.
Dice sempre di volermi bene tanto, di volere stare con me e voler creare un futuro con me, ma dice che lui non dice ti amo perché non crede che si possa amare una persona così tanto e che possa essere per sempre, non crede nell’amore,non ha fiducia in nessuno e si ripara sempre da tutti anche dai suoi genitori, dice di non amare nemmeno loro.
Però mi abbraccia sempre, mi bacia, mi dice che gli piaccio e passiamo molto tempo insieme.
Fa tante cose per me e per noi per poter andare avanti ma parla poco dei suoi problemi, sia con me che con chiunque.
Sono confusa non vorrei andare a finire in una situazione brutta.
Buongiorno dottoressa,
purtroppo anche io faccio parte della categoria delle vittime.
Vivo con un marito anaffrttivo da 14 anni, dopo 4 anni di fidanzamento fatto di alti e bassi, ma ho sempre tenuto duro, credevo in lui, lo vedevo timido e chiuso, ma sincero, sebbene negli anni e subito dopo sposati si è rivelato esattamente il contrario.
Mi ha tradito con una sua collega mentre ancora eravamo fidanzati, l’ho scoperto da una lettera nascosta in box.
Il giorno del matrimonio non mi ha mai guardato in faccia, non ha fatto un apprezzamento, non sto qui a raccontare il mio dolore.
Mi vedo nelle storie di molti. Vivo la stessa anaffettivita di mio marito, che non vede assolutamente il problema. È freddo, non prova emozioni di nessun genere, mai una parola dolce, mai un abbraccio sincero, ma solo per altri fini. Se mi vede piangere mi guarda e se ne va senza dire una parola, mai un incorggiamento, mai prendere le mie difese in nessuna occasione. Mi sento sola e in gabbia. Io non lavoro e dipendo economicamente da lui.
Lui lavora tantissimo, al suo lavoro ci tiene piu di qualunque cosa al mondo, è capace di andarci anche con una gamba rotta, non manca mai. Quando è a casa fa di tutto per andarsene fuori da solo, persino in box a “sistemare”.. Abbiamo due bambine che a modo suo vuole bene e con le quali passa a volte anche del tempo a giocare, però è un rapporto superficiale, non ha amicizia con nessuno, non parla delle sue cose a nessuno, non ama la mia famiglia che gli ha fatto tanto bene, accogliendolo in casa qiando sua mamma lo ha buttato fuori.
Non ha interessi ne hobby di alcun genere, detesta vedermi sorridere, non so che pensare.
Mi accorgevo che era molto chiuso e non parlava mai delle sue cose interiori, ma mai che fosse anaffettivo.
Mi sento sola e frustrata.
Gentile Silvia,
cercare di cambiare un uomo che non vuole essere cambiato e che non ha consapevolezza di avere un disagio è assolutamente impossibile. A prescindere dal nome del disagio che ha suo marito, perché la diagnosi dovrebbero farla clinici e nessun altro.
Le suggerisco di rivolgersi a una struttura pubblica, può trovare in convenzione di psicologi psicoterapeuti per poter fare chiarezza e trovare il supporto necessario.
Un caro saluto
Io Dottoressa sono fiera di me. Dopo una relazione con un lieve anaffettivo a distanza di quasi due anni incontro un ragazzo. Molto concentrato sulla palestra, sul buon vino, sulle letture dantesche. Inizialmente lo trovo timido, ma poi si lascia un po’ andare cerca il contatto fisico e la sessualità era abbastanza passionale. Poi mi accorgo che mi cerca poco, mantiene le distanze. Decidiamo di passare un weekend insieme e lui si rivela più freddo del ghiaccio. Non una parola dolce, un bacio aldifuori della sessualità.
Mi sentivo come se stessi con uno sconosciuto. Gliene parlo e lui mi dice di essere fatto così. Gli dico beh la differenza sta nei piccoli gesti. E gli ho detto “ciao”.
Sono fiera di me. Le missioni umanitarie non fanno per me.
Salve dottoressa, volevo porle una domanda. Ultimamente mi ritrovo sempre ad avere a che fare con uomini che cercano solo sesso “senza complicazioni sentimentali”, la nuova parola del millennio. Io non ci sto a queste pretese. Ma cosa significa esattamente, detto da uomini che dicono di essere già impegnati? ma si prendono in giro da soli? fanno così paura i sentimenti? che egoismo e irresponsabilità!
Roberto
Buongiorno,
questo non capita soltanto a Lei, purtroppo.
Le relazioni stanno molto male e la paura di amare, di essere abbandonati, traditi e in fondo anche felici inquina ogni relazione.
Per questo motivo con una testata davvero autorevole come La Stampa abbiamo deciso di investire in un progetto editoriale: la mia rubrica sull’amore, che si avvia al suo quarto anno di vita.
Se desidera visionarla può trovarla sul giornale o arrivare a lei dalla home del mio sito.
Speriamo che parlando di amore e di come si può amare davvero, qualche messaggio possa ancora passare.
Un cordiale saluto
Gentile dottoressa, sono alla seconda relazione che mando in frantumi (la prima di 18 mesi, la seconda di 3 anni, forse ancora recuperabile), a causa dell’idea che la mia “donna ideale” possa esistere là di fuori. Ho infatti “idealizzato” una ragazza con cui sono uscito solo due volte 5 anni fa, quando ero single, e con cui non c’è mai stato nessun approccio fisico, ma solo una parvenza di interesse, presto scemato e lei non mi ha mai dato nessuna speranza. Ora, bisogna dire che a me sono sempre piaciute le donne acculturate e questa ragazza è un’insegnante, al contrario delle due relazioni vere che ho avuto (brave ragazze, ma di cultura bassa). Ho provato ad amarle entrambe, davvero, ma la mente tornava sempre a questa donna “mai avuta”. Commento qui perché io talvolta ho avuto atteggiamenti con le mie partner che mi hanno fatto tacciare di “anaffettività”. Inoltre da quel che mi pare di aver intuito pure la “donna ideale” di cui parlo è piuttosto anaffettiva.
Detto questo, vengo al dunque: mettiamo che io voglia provare davvero a “dimenticare” questa determinata “donna ideale”, che cosa potrei fare? Non la sento direttamente da anni e sui social è pressoché inattiva. Specie da quando ho intrapreso l’ultima relazione (che forse posso salvare) ho fatto di tutto per dimenticarla, anche perché lei viveva all’estero. Ma ora la coincidenza vuole che questa persona si è trasferita nella mia città (non è assolutamente questa la causa della mia crisi, sorta prima che io lo sapessi). Non ho neppure idea in quale situazione sentimentale lei si trovi, ma sento che potrebbe essere questo il momento giusto per dare un “taglio a tutta questa cosa”. Provare a vederla potrebbe aiutarmi a “smitizzarla”? potrei provare ad affrontare di petto questa persona (visto che peraltro ora è almeno fisicamente più vicina) e sbatterci la testa, anche a costo di “farmi male”, e quindi magari “dimenticarla”?
Buonasera Dottoressa,
ho letto con molto interesse il suo pezzo perchè, ahimè, sono sposata da 25 anni con un uomo anaffettivo. Una brava persona, bellissimo, super sportivo ma spesso mi sembra di vivere con un robot! In 25 anni mi avrà fatto 3 regali (nelle feste comandate) mai un biglietto, mai una frase carina, mai un “dai preparati che usciamo a cena”, mai un bacio al di fuori dal letto. Mi dà per scontata forse perchè ci sono sempre. Se sto male o sono triste manco se ne accorge, per lui è importante solo che stia bene lui. Se gli vado vicino mi abbraccia ma se non sono io a farlo di certo non lo fa lui, a meno che non voglia altro (almeno la nostra intesa sessuale è buona, ma finito quello c’è il deserto).Abbiamo due figli ormai grandi verso i qualli spende solo parole tipo “sei un fallito, mi hai deluso, sei un pirla…” Io non ne posso più, mi sento una vera schifezza ma a 55 anni dove voglio andare? Non sarei in grado di separarmi sebbene abbia un buon lavoro (guadagno più di lui). Mi sento solo di aver buttato via la mia vita e questo non me lo perdonerò mai.
Mi ritrovo in tutto quello che lei ha scritto qui sopra. Sono da un anno con un ragazzo di 29, il 23, un ragazzo generoso, e dal cuore buono, purtroppo è freddo, è distaccato, non riesce a esprimere affetto. E, attenzione, con questo non dico che non mi ama, ma non riesce a darmi un bacio in più al di fuori del sesso, non mi ha mai donato uno di quegli abbracci che ti fanno sentire protetta. È molto focalizzato su se stesso e sui suoi bisogni, e ne abbiamo parlato tante volte, ma inutilmente perché mi sento dire “tu non vedi le cose che faccio, vedi solo quello che vuoi vedere”, ma so in cuor mio che non è così, perché io non sono così. L’amore si dimostra anche con quelle parole spontanee che ti cambiano la giornata, si dimostra trasmettendo tutto il tuo calore fisico all’altro/a, il farlo sentire desiderato, voluto. In questa relazione se non do affetto a lui non mi viene ricambiato, non gli viene naturale, non gli esce spontaneo. È come se non amasse proprio il contatto fisico, ed è frustrante, perché vorrei vivere un amore a 360°, con tutte le sue sfumature, proprio perché sono e siamo giovani. In un anno tante volte gliene parlavo, ma la colpa ricade su di me che “non lo capisco”, quando io vorrei solo sentirmi la sua donna, e sentirmi protetta, in realtà mi fa sentire sola.
Buongiorno dottoressa,
leggendo queste e-mail mi è venuto da piangere. Piango sulla mia vita spesa ad aspettare un ” ti amo” che non è mai arrivato. Eravamo giovani e innamorati ci siamo sposati e i primi anni siamo stati bene provavamo quella libertà che forse non avevamo avuto nelle rispettive famiglie. Non so dove ci siamo persi. Sono arrivati i figli (di cui mi sono presa cura quasi esclusivamente) mentre lui lavorava. Ma tutto il resto è sparito.
Sparita l’allegria la voglia di stare insieme sparito anche il sesso. All’improvviso. Ho pensato che ci fosse un’ altra donna. Mi dice che sono fissata. È sopraggiunto un problema di alcolismo. Anni bui, senza soldi, scenate notturne e io che tenevo duro non so neanche bene perché. Ricovero, disintossicazione, trapianto. Pensavo a una nuova vita.
E invece è sempre lo stesso: stanze separate, vite separate, qualunque tenerezza è sempre da parte mia. Mi sento in trappola. Penso di essere una dipendente affettiva ma sono anche stanca di aspettare una carezza come un cane devoto dal padrone distratto.
Leggo molti sofferti commenti di donne alle quali andrebbe spiegato che, molto probabilmente, hanno un compagno semplicemente Asperger o con una personalità Schizoide.
Questo andrebbe spiegato, sia pure con la dovuta delicatezza, per evitare che altre donne vadano a schiantarsi contro Introversi clinici che non sono cattivi o maleducati o stupidi ma che tuttavia non sono neurologicamente in grado di comprendere le emozioni e che non sono interessati ad imparare a comprenderle.
Salve ho trentasette anni e sono fidanzata con un uomo di quarantasei da diciassette anni.
Nell’ultimo periodo siamo sempre a litigare sono arrivata ad andarmene di casa per fargli capire che mi tratta male; non esterna emozioni e solo quello che vuole lui si deve fare il resto è nulla. Ci siamo riavvicinati ma lui mi ripete che vuole andare a fare un viaggio solo e io impazzisco ogni volta che me lo dice.
Sono molto gelosa e solo il pensiero mi fa stare male perché secondo me vuole andare a fare nuove conoscenze altrimenti partirebbe con me.
Ho bisogno di aiuto psicologico perché sto crollando ogni giorno sempre di più e non riesco a stargli lontana. Ho provato ad allontanarmi ma sto malissimo. Aiutatemi a capire.
Grazie.
Gentile F,
mi piacerebbe tanto poterla aiutare a capire per lenire la sua sofferenza, ma tramite il suo racconto del vostro disagio mi è impossibile.
Lei era molto giovane quando vi siete fidanzati, ho fatto la sottrazione e mi è parso di capire che lei avesse soltanto vent’anni.
Quindi, probabilmente, non ho avuto grandi esperienze amorose.
Non conosco le dinamiche della vostra relazione, non conosco lei, non conosco lui, non mi è chiaro per quale motivo lei si debba accontentare di un rapporto che non è più appagante da tempo, nel quale non si sente amata, e tantomeno rispettata.
Quello che posso suggerirle da qui è di andare in consultazione: luogo dell’ascolto dal quale poter partire per un’eventuale terapia di coppia.
Grazie Dottoressa Randone,
gli ho proposto da tempo di andare insieme in terapia ma lui non vuole, ha un carattere molto solitario e si fa trascinare da persone che lo portano a brutte strade ma da me no.
Non voglio accontentarmi di questa relazione, ma non riesco a staccarmi da lui.
E si non ho avuto relazioni oltre che lui. Per me è tutto è il mio punto di riferimento, mi ha cresciuta e insegnato tanto ma adesso sta passando un periodo difficile per vari problemi tra lavoro famiglia ecc. Io gli sono sempre stata accanto in ogni momento ma per lui non faccio mai abbastanza.
Ogni volta che facciamo l’amore dopo mi sento peggio, ma ho paura di perderlo definitivamente per colpa di persone che lo allontanano da me, e se provo a dirgli che questa persona lo sta allontanando e rovinando psicologicamente lui mi attacca, ma ogni volta che incontra determinata gente il suo carattere cambia verso di me.
Vada Lei in terapia così fa chiarezza e trova la strada del cuore che sembra essere smarrita.
Mi scusi la franchezza: rimanere con un uomo che cambia carattere o comportamento e che l’allontana quando frequenta altre persone non le sembra di accontentarsi?
Lavori su di lei e sulle sue paure.
Si ho già pensato di farlo. Voglio andare in terapia per riuscire ad allontanarmi da lui e sconfiggere la gelosia. Forse solo perdendomi definitivamente si rende conto di quello che ho fatto per lui in tutto questo tempo. Perché lui sa che io ci sono sempre stata e ci sono sempre e per questo motivo si comporta così. Spero di riuscirci il prima possibile perché veramente sono arrivata ad un punto che non ce la faccio psicologicamente.
Grazie mille
Buongiorno Dottoressa,
Mi si è spezzato il cuore a leggere le testimonianze da Lei riportate, ho rivisto quello che mia moglie ha sempre detto di me… Non credo di essere totalmente anaffettivo ma è come se ogni mia emozione venisse fuori molto molto molto poco. Anche il dolore delle testimonianze lo avverto comunque soffocato. Come si può risolvere una cosa simile? Faccio del male a mia moglie ma non riesco a uscirne.
Buonasera,
con la psicoterapia.
Un saluto
Buonasera dottoressa,
ho 41 anni e da 12 sto insieme un ragazzo di 10 anni più giovane di cui 6 di convivenza. Abbiamo appena comprato casa insieme. Lui è sempre stato poco emotivo e sempre molto chiuso. Negli ultimi anni i rapporti sessuali avevano una frequenza di uno all’anno: mi sono adattato, a un certo momento ho smesso di chiedere e insistere, perché ho la convinzione che in una lunga relazione l’amore come la passione vadano a calare ma con impegno e affetto si possa comunque restare insieme. Come dice mia madre, non si può cercare sempre il batticuore. Due mesi fa si apre con me e mi dice che vuole la coppia aperta per poter sfogare alcune sue pulsioni “estreme”. Con tutta la mia buona volontà ho rifiutato, l’avrei vissuta come un’ingiustizia nei miei confronti una mancanza di rispetto, oltre al fatto che io non sento il bisogno di andare con qualcun altro. E quindi la coppia si è rotta, ma siamo costretti a convivere.
Io sto affrontando una crisi più esistenziale mentre lui più psicologica. L’ho mandato dalla mia psicologa per supporto e gli ho proposto della terapia di coppia se non altro per cercare di creare un rapporto nel futuro accettabile per entrambi. Ora lui si è chiuso ancor di più e comunichiamo solamente per necessità della casa. Cosa ne pensa? Cosa mi consiglia?
Un saluto
Buongiorno Francesco,
se siete già seguiti da una collega è più giusto che proseguiate con lei.
Ma dovreste andare entrambi, come coppia, il suo compagno non può essere seguito in maniera individuale dalla sua terapeuta, il nostro codice deontologico non lo consente.
Eventualmente gli suggerisca di andare altrove.
Un caro saluto e auguri per tutto
Buongiorno dottoressa, forse ho vissuto con un’anaffettiva (mia figlia chiama la madre la gatta) per tutta la vita (8 anni di fidanzamento e 25 di matrimonio e 2 figli meravigliosi 19/23 anni) che in alcuni momenti è stata difficile, ma il mio amore ma anche il suo (a modo suo), era così importante da tenerci sempre uniti. Nell’ultimo anno però la situazione è precipitata. Complice la menopausa lei ha cominciato a manifestare un cambiamento comportamentale. Era diventata dipendente dal telefono (whatsapp e facebook in particolare) sembrava vivesse una vita parallela, al punto che mio figlio le chiedeva se per dirgli qualcosa sarebbe stato meglio mandarle un messaggio. Non capivo cosa stesse succedendo sembrava stare meglio con gli altri che con me (le sue colleghe e peggio i suoi colleghi erano diventati “amici”), lei non avrebbe mai tollerato io avessi delle amiche vista la sua esagerata gelosia. Ad un certo punto la situazione è degenerata. Sarà una combinazione ma una sua amica di università un pomeriggio le ha chiesto aiuto e lei ci ha lasciato a tavola per correre dall’amica che aveva bisogno di conforto (separata in casa e con una vita disastrosa) e da allora tutto è precipitato. Hanno cominciato ad andare a mare insieme a uscire il pomeriggio insieme rientrando la sera dopo che io rientravo, cose apparentemente normali che però lei non aveva mai fatto. Poi all’improvviso un sabato pomeriggio mi lascia in casa da solo per andarsene al mare con la sua amica, comincio a preoccuparmi. Mi ammalo di covid e lei continua con me a casa malato ad andare al mare addirittura assalendomi per il fatto di essermi isolato sul divano per non creare disturbo all’intera famiglia. A quel punto chiediamo spiegazioni perchè la moglie e la mamma (se pure poco affettuosa) non esisteva più. Alla nostra richiesta di capire esplode in una rabbia totale, sembrava un’indemoniata bava dalla bocca, urla e parolacce contro di me e i ragazzi. Tenga presente che aveva cominciato a nascondere il telefono a non lasciarlo mai da nessuna parte e i dubbi peggioravano sempre di più. Vedevamo questa amicizia come strana e morbosa (ho scoperto che si mandavano messaggi anche la notte). Ma lei diceva che stava male e aveva trovato in questa amica una valvola di sfogo. Questi scatti di rabbia sono peggiorati sempre di più, arrivando anche ad essere aggressiva con me e con i figli. Poi mi metto ad indagare. Scopro che fa telefonate infinite a questa sua amica ed era sicuramente lei perchè vedevo il numero, molte telefonate ad una donna conosciuta su internet che sembrava volerla aiutare, tante telefonate in generale (quando lei odiava il telefono) ed anche molte telefonate ad un suo amico collega (separato). E poi scopriamo facebook foto di lei in costume dove suoi contatti le facevano i complimenti anche forse troppo esagerati a cui rispondeva soddisfatta, nessuna fotografia della sua famiglia solo sue e della sua amica. Scopro i suoi commenti al suo amico e collega e mi fanno salire il sangue alla testa. Una notte eravamo a Pompei per cercare di farla distrarre e regalarci una piccola vacanza, Le dico che dovevo stare attento al mio telefono se chiamassero i ragazzi perchè lei non avendo nè suoneria nè vibrazione non avrebbe sentito perchè aveva la privacy ed è esplosa anche in albergo dicendo parole schifose riferendosi a questo suo collega, per cui io avevo manifestato una certa gelosia, che “era bono che se l’era scopato ed altre urla di questo tipo”. Riesce a calmarsi, io sono rimasto in silenzio sperando finisse quanto prima, si fa la doccia usciamo torniamo ci mettiamo a letto con quelle parole che mi bruciavano ancora nel cuore e voleva fare l’amore ed io sono sbalordito. In seguito altre situazioni di esplosione sempre dovute a spiegazioni richieste da me o dai ragazzi. Ad un certo punto dice di avere bisogno di un aiuto e cerca uno psicologo. Prima si affida ad una consigliata da una sua amica ma non le piace per poi andare da uno consigliato dal suo collega amico, da cui è in cura da circa 3 mesi. Poi vuole l’aiuto di una psichiatra che le prescrive delle medicine tranquillanti (2 da 50g) ed antidepressivi (1,5 da 50g). E si chiude in casa all’improvviso (precedentemente usciva continuamente con amiche di cui sentiva la necessità, e spero sempre solo con amiche). Aveva un’amica che era una sorella che si è allontanata per le troppe bugie e per atteggiamenti di attaccamento morboso a questa sua nuova amica. Vuole sempre dormire. Va a lavoro la mattina, si cura, il pomeriggio cerca di dormire la sera non vuole uscire. Da quando ha iniziato la terapia (una depressione diagnosticata a dire suo ma con sintomi molto strani) lei mi racconta di questo buio che sente e che non la fa stare bene e non capisco cosa succede e non vedo grandi miglioramenti dalla psicoterapia ( ogni 15 giorni sedute di 2 ore), anzi vediamo peggioramenti in seguito alle sedute. Racconta poco delle sue sedute e quello che racconta non mi sembra sia un grande professionista. Ora è subentrata anche in me una grande sfiducia nei suoi confronti, cerco di stare tranquillo per non farla esplodere (ancora oggi basta una parola fuori posto ed esplode). Mi viene la tachicardia se parla dei suoi colleghi maschi delle sue amiche ho paura che tutto possa tornare come un incubo. Cerco di vincere la mia paura che lei abbia avuto qualche pensiero per questo uomo. Le sto vicino perchè che adesso ha bisogno di me. In piena crisi ho pensato che lei aveva bisogno di libertà e che sarebbe stato meglio separarsi pur di vederla stare così male ma non ci siamo riusciti. Lei mi ha cercato ed io sono ancora profondamente innamorato di lei. Ora la notte si abbraccia e mi cerca ma di giorno è più fredda. Non mi bacia molto da innamorati, i pochi momenti di affetto sono quelli cercati da me a cui qualche mese fa sembrava più infastidita. Si è avvicinata molto ai figli e anche a me, ma siamo lontani da prima di questo periodo disastroso. Le scrivo per illuminarmi su questa situazione visto che non “possiamo” chiedere aiuto al suo psicologo o alla sua psichiatra per capirci qualcosa. Mi perdoni se sono stato troppo lungo ma in realtà ho cercato di raccontarle il sunto perchè le cose successe sono tante ed assurde. La ringrazio e La saluto
Gentilissima Dottoressa,
ho un compagno da 6 anni che non posso considerare anaffettivo perché cambia e può essere dal dolce, attento e premuroso a diventare glaciale e distante se un mio gesto o parola o comportamento lo feriscono, chiudendosi nel silenzio per giorni (non viviamo insieme). Abbiamo parlato spesso, dopo le numerose riconciliazioni, dell’evento, in toni tranquilli e di confronto, ma appena si ripresenta quell’occasione che lui vive male, svaniscono tutti i buoni propositi. Io sono passiva, mansueta, accomodante e quasi sempre il primo passo lo faccio io perché trovo che sia un uomo generoso e di grande sostegno fisico e nutro un sentimento profondo verso di lui. Tuttavia comincio a soffrire sempre più spesso di queste sue reazioni, lo trovo pretestuoso, critico, giudicante, ma io non riesco a reagire e rimango in un silenzio doloroso, ponendomi tante domande anche sulle mie capacità relazionali. In effetti non sono mai riuscita ad avere relazioni nutrienti e, pur aspirando ad una relazione matura, complice e paritaria, mi sono sempre messa un passo indietro al compagno di turno, ritenendolo molto migliore di me! Ovviamente ho sempre cercato, inconsapevolmente, compagni con una personalità tendente al narcisismo e ho portato avanti le relazioni per anni fino a quando, quella parte di me soffocata in fondo in fondo riesce a farsi strada, emergere e mi porta a rompere.
Ho 54 anni e ho investito molto emotivamente su questa relazione. Mi chiedo però se sarà possibile arrivare ad un equilibio con queste premesse..
Grazie Ilenia
Buonasera Ilenia,
non saprei dirle nulla di sensato da qui.
La prognosi segue sempre la diagnosi: della coppia e dei due partner.
Se ha necessità di effettuare una consulenza con me chiami pure – da lunedì a venerdì
– verrà richiamata appena mi sarà possibile.
Un caro saluto
Che bella la sua pagina Gent.ma dott.ssa Randone e che che parole consapevoli che leggo nei vari commenti. Sarò breve con la mia storia, che breve non è perché dura da 6 anni. Una relazione nascosta, per suo volere, per la nostra differenza d’età, lui 63 ed io 43. Nascosta perché dice tutt’ora che non se la sente di affrontare l’esterno. Ci vediamo pochissimo, sempre nelle nostre quattro mura, facciamo l’amore, guardiamo un film, ceniamo o pranziamo insieme, chiacchieramo. Qualche messaggio sporadico e che accompagna i nostri incontri. Io sono divorziata e con due figli ancora da accudire. All’inizio ci stavo male, malissimo, non riuscivo a capire perché lui si comportasse così con me, poi ho capito che ha sofferto per il suo matrimonio finito, tradito e lasciato. Ma ciò non giustifica il suo comportamento, anzi, se è stato anaffettivo anche con la sua ex comprendo la decisione di lei. Nessuna parola d’amore, nessun gesto di tenerezza se non durante il sesso. Io ho provato più volte a distaccarmi da lui, passavano anche mesi ed in quel lasso di tempo lui ha sempre continuato a cercarmi per poterci vedere, e tal volta gli ho mostrato frustrazione e rabbia, lui non ha mai mollato la presa. Negli anni io ho avuto una relazione, e ne era al corrente, con la speranza di poterlo dimenticare ma non ha funzionato. Ad oggi continuiamo a vederci più o meno ogni dieci giorni, non lo cerco, gli dico di sì quando ne ho voglia, esco con altre persone e mi amo moltissimo, l’amore che non riesco a dare a lui lo dedico a me ed ai miei figli. Adesso, consapevole che non potrò mai cambiarlo nè salvarlo, anch’io lo amo a modo mio, quando posso e quando voglio senza sentirmi legata a lui. Non mi precludo altre conoscenze. Così riesco a sopportare il peso di questo amore non corrisposto e provo sincera compassione e cura per quest’uomo algido che l’amore non conosce, per scelta o per condanna.
Grazie
Salve dottoressa. Non so bene come sono capitata qui, a leggere il suo articolo. La mia ricerca verteva sul rischio della depressione post trasloco: magie dell’algoritmo! L’articolo però mi ha colpita perché penso di essere anaffettiva, seppur “a metà” . Ho affrontato la questione in psicoterapia, ne ho conosciuto le cause – l’ambiente familiare instabile ed emotivamente caotico che mi costringeva ad essere l’adulta, razionale, lucida, nonostante fossi la piccola di casa. Dico ‘a metà’ perché alterno periodi in cui sono in contatto con le mie emozioni, anche troppo, a periodi di gelo, apnea. La psicoterapia mi ha insegnato a riconoscerle, nominarle, inventando anche nomi se necessario, a non classificarle come buone o cattive ma ad accoglierle e attraversale. La meditazione mi sta insegnando ad osservarle senza farmi sopraffare. Eppure, nonostante questo cambiamento, continuo ad avere periodi più o meno lunghi di ‘pilota automatico’ : se dovessi dire, ora, che cosa voglio o desidero, non saprei farlo. Riconosco le emozioni altrui, se non sono in condizioni emotivamente estreme, so ascoltarle, accoglierle, almeno credo, è ciò che mi hanno detto. Ma le mie, beh, continuano a rimanere in larga misura un mistero. Tendo ad essere algida, fredda, distaccata, è un’abitudine ben radicata. Ma sento, a volte troppo, e fa paura quindi finisco in apnea per paura di soffocare. Le emozioni che provo riesco a scriverle, a volte, a trasformarle in racconti, ma anche questo a periodi, fasi. Scrive che l’anaffettivo non cambia: non so se lo sono, ma so di essere cambiata negli ultimi anni, mi sono fatta a pezzi e sto trovando il modo di incastrarli in una struttura meno rigida di prima. Sarò sempre così, zittirò sempre ciò che sento se percepisco che sia “necessario”, mi isolerò ogni volta che mi sentirò invasa dalle emozioni altrui, però ho imparato a trovare spazi e modi per ascoltarmi e questo mi ha cambiata.
La mia bambina di sei anni l ‘altra sera mi ha detto: mamma, ma papà non sa provare sentimenti, non sa volere bene, io lo so che mi vuole bene, e un pochino si vede. Ma a te… Mi sa proprio che non ti vuole bene… Non ti bacia, non ti abbraccia, ma papà è capace di volere bene?
Gentile signora,
comprendo il suo sconforto, ma i figli non dovrebbero mai diventare dei mediatori familiari o far notare quello che non va bene in un genitore o in un altro.
Dovrebbero fare i bambini.
Sta a noi adulti proteggerli da tutto ciò: lavorando su quello che non va bene all’interno del rapporto di coppia o invitando il partner ad andare in terapia.
Per il bene dei figli e del legame matrimoniale
Un caro saluto
Buongiorno dottoressa,
anche io ho sposato un affettivo, me ne sono resa conto da poco dopo aver lottato per anni contro i mulini a vento, cercando di farlo sentire amato e di essere vista e apprezzata da lui. Ora, rendendomi conto dell’impossibilità di riuscita, desidero separarmi. Mi preoccupa però il bene di nostro figlio, di due anni e mezzo, con cui è piuttosto duro, non essendo capace di esprimere affetto o di dargli sostegno emotivo. Si rifiuta di andare in terapia e di riconoscere che vi sia spazio di crescita nella loro relazione. Cosa posso fare allora, per aiutarlo ad amare il figlio?
Buon pomeriggio signora,
non conosco lei, suo marito, le dinamiche familiari, per cui qualunque risposta generalizzata sarebbe un esercizio di fantasia. Se quello che scrive corrisponde a verità, la separazione mi sembra la strada migliore per poter offrire a lei e a suo figlio la speranza di una vita emotivamente migliore.
Non è possibile aiutare chi non desidera essere aiutato. Nel tempo, suo figlio capirà.
Auguri per tutto
Buongiorno, mi ritrovo il molti commenti ma sento comunque il bisogno di raccontarmi soprattutto sfogarmi. Mi ritrovo in una relazione che poi è diventato matrimonio con un uomo forse anaffettivo da ben 30 anni, lui è freddo, distaccato emotivamente, incapace di slanci affettivi, non è premuroso, non ti guarda negli occhi nemmeno se siamo seduti di fronte, appena arriva a casa accende la tv e si isola, perché necessità la distrazione, ovviamente nessuna complicita o connessione, è come se fossi una Stazione radio fm e lui Am. Inizialmente sembrava il voler starmi vicino, anche se lo vedevo troppo taciturno e distante, per questo provai a lasciarlo per ben tre volte, ma poi tutte le volte mi lasciai convincere dalle sue suppliche. Ad un tratto mi disse che non mi avrebbe mai detto Ti amo e che non amava le smancerie, non amava venire abbracciato a letto anzi era molto infastidito, non mi teneva la mano quando camminavamo perche diceva che mi sudava la mano mentre lui andava più avanti di un paio di metri, il poco affetto lo dimostrava durante il sesso che però col tempo è diventato sempre più meccanico. Ha voluto subito un figlio, ma poi era troppo immaturo ( 29 anni) per partecipare all’accudimento, l’ho spinto a fare la sua parte ed alla fine in qualche modo col tempo ci sono riuscita. Inizialmente questo rapporto funzionava perché immaginavo che dandogli affetto e le attenzioni, lui mi avrebbe prima o poi ricambiata e comunque avendo sofferto la mancanza di un padre, ho preso la decisione che i miei figli non avrebbero mai dovuto passare quello che era successo a me. Poi con gli anni che passavano scopro che prende imovane per dormire e inoltre mi resi conto che nonostante di tanto glielo facessi notare che ci soffrivo di questo amore sciabo, lui per tutta risposta si arrabbiava invece e mi diceva che non era il momento, che era troppo preoccupato per il lavoro e intanto passavano gli anni e l’arrivo di un’altra figlia. Un giorno sto male a lavoro non riesco a fare frasi al telefono, e non vedo nulla con il mal di testa aureo perciò non riesco a tornare a casa in auto, lo chiamo per farmi venire a prendere e lui mi dice che è stanco e che deve dormire ( fa la pennichella tutti i giorni ) ho aspettato nel parcheggio per un paio d’ore finché non sono stata meglio e poi sono tornata a casa, nessuna chiamata o messaggio nel frattempo e nessuna domanda a casa, solo io in lacrime per aver capito di non essere amata ( inseguito ho scoperto che si trattava di ischemia) dal quel giorno il mio cuore si è indurito, avrei voluto lasciarlo ma non volevo togliere il padre ai miei figli. Così ho iniziato a dargli sempre meno attenzioni e ho preso un cucciolo riversando tutto l’amore sul cane specialmente quando c’era lui, ha infatti iniziato a soffrirne e lamentarsi che ormai veniva dopo pure il cane oltre ai figli, gli feci notare che stavo solo facendo quello che lui faceva a me, anche se a differenza sua, lui riesce comunque ad essere crudele nella sua mancanza di empatia, ma questo si trasformo in un litigio e non cambiò nulla ! Ad una certa mi resi conto che non sarebbe mai cambiato e sinceramente ho sperato che trovasse un altra e che se andasse lui perché non sapevo dove andare, intanto ha percepito qualcosa è ha fatto in modo con scuse più o meno ragionevoli riguardando la gestione economica famigliare a farmi lavorare per lui, rendendomi completamente dipendente da lui. Adesso mi minaccia di abbandonare i figli a se stessi e di non farsi più trovare da loro, ogni volta che chiedo spiegazioni su telefonate strane di cui ho avuto il sospetto di un tradimento, ovviamente lui dice che non è vero . Premetto che sono stata cresciuta dopo il divorzio dei miei genitori da una sorella 14 enne istrionica, mia madre si era separata quando avevo 3 anni e era tutto il giorno a lavorare, non posso negare di aver subito traumi da trascuratezza affettiva anche da mio padre e credo che sia questo il motivo per cui all’epoca ho accettato questa situazione. Mia figlia in adolescenza anche lei sofferto di questa mancanza emotiva da parte sua, infatti indossava le sue giacche e le sue scarpe per sentirlo di più, lì mi sono resa conto dandomi la colpa nell’aver accettato un uomo cosi iceberg . Ho cercato di aiutare mia figlia in depressione, spiegandogli che quello che sentiva era vero, che non doveva fare riferimento a suo padre, di trovarsi un ragazzo dolce e Affettuoso, e cosi è stato. Intanto non so più se è davvero anaffettivo oppure no, perché ultimamente mi sembra strano quando si intenerisce ad un clochard con il cane, è più affettuoso con il nostro nuovo cane, voluto soprattutto da lui, perche dopo la morte del primo proprio non me la sentivo . Ora si emoziona per una canzone che per quanto sia bella non è dedicata me, ma ad un amore di una notte… Devo ammettere che in tutti questi anni ha cercato comunque di non farci mancare nulla economicamente e lo apprezzo, ma comunque non so cosa gli passa per la testa, dopo l’ennesimo litigio cerca di sforzarsi e trasmettere affetto, ma durerà solo per un po’ mentre ormai sono diventata il suo riflesso e vorrei sfuggire via andare a vivere da sola per non ricadere nello stesso rapporto vuoto e sterile in cui non mi sento amata.
I miei figli sanno tutto ( uno di 27 e l’altra di 22 ) mi dicono di accettarlo così com’è e che loro mi danno affetto, ed è vero! Lui si è reso conto che voglio andare via e si scusa perché ha paura di perdermi e comincia addirittura a prendersi la sua parte di responsabilità e consapevolezza di essere anaffettivo ed io non so più cosa fare…